Il rand, moneta ufficiale del Sudafrica, ha riportato il maggior guadagno settimanale nei confronti del dollaro: tale performance è stata sicuramente agevolata dal fatto che la Grecia beneficia di un nuovo, ingente piano di salvataggio. Di conseguenza, i titoli obbligazionari sono riusciti a crescere grazie agli investitori che hanno scommesso su un incremento dei tassi di interesse nel corso di quest’anno. Nel dettaglio, la valuta africana si è rafforzata di 0,7 punti percentuali, attestandosi a quota 6,733 dollari, con uno scambio pari a 6,777 dollari nel pomeriggio inoltrato. Ovviamente questi dati si riferiscono alla Borsa di Johannesburg. I titoli dei mercati emergenti, di cui il Sudafrica fa parte integrante, sono aumentati per il quarto giorno consecutivo: secondo molti analisti, tra cui anche Quinten Bertenshaw, gli investitori possono nuovamente focalizzarsi sui rendimenti che vengono assicurati dagli assets più rischiosi.
Obbligazioni
Goldman Sachs: titoli obbligazionari per gestire il debito
Goldman Sachs si affida con molta convinzione e altrettanta speranza ai titoli obbligazionari: ne è una chiara testimonianza la vendita di ben 2,75 miliardi di dollari relativi a tali strumenti finanziari, i quali seguono immediatamente la pubblicazione dei guadagni conseguiti dalla banca americana nel corso del secondo trimestre del 2011. Il gruppo statunitense ha quotato per la precisione bond con una scadenza fissata tra dieci anni e un rendimento economico complessivo pari al 5,25%, vale a dire 230 punti base al di sopra degli stessi prodotti messi a disposizione dal Tesoro. L’offerta in questione, la quale sembra voler fare concorrenza alla storica rivale, Morgan Stanley, è di gran lunga superiore al programma di quest’ultima, dato che l’ammontare totale era pari a due miliardi e il ritorno era stato fissato al 5,5%.
Petronas: 1,2 miliardi di ringgit da prestiti o sukuk
Petronas Gas Bhd, una delle principali compagnie di tutta la Malesia, è fortemente intenzionata a raccogliere ben 1,2 miliardi di ringgit: la somma in questione servirà per finanziare un nuovo stabilimento da trecento megawatt nella provincia di Sabah, una operazione che potrebbe essere realizzata in maniera compiuta grazie a un prestito obbligazionario o a un’emissione di sukuk. Il costo totale dell’impianto, infatti, ammonta a circa 1,5 miliardi, quindi si tenta di coprire almeno l’80% dell’intero progetto, così come ha anche specificato Datuk Anuar, portavoce della compagnia petrolifera di Kuala Lumpur. I dettagli finanziari e i contatti con le banche straniere e locali devono comunque essere ancora affinati. In particolare, si parla con maggiore insistenza di sukuk e dei prestiti, visto che si tratta delle due opzioni maggiormente percorribili con le risorse attualmente a disposizione: il restante 20% della somma menzionata in precedenza, poi, verrà coperto con titoli azionari.
Africa orientale, i bond finanzieranno le infrastrutture
L’Africa orientale si sta attivando con grande decisione e convinzione nell’ambito delle costruzioni infrastrutturali: per agevolare questo programma, i principali paesi di quest’area del “continente nero” provvederanno a utilizzare i titoli obbligazionari della banca regionale, in modo da conseguire finanziamenti più consistenti oltre alle consuete donazioni che vengono elargite nei suoi confronti. Come ha spiegato Eriya Kategaya, ministro per gli affari dell’Africa Orientale per conto dell’Uganda, i governi in questioni stanno pianificando nel dettaglio il lancio di tali bond, i quali faranno riferimento soprattutto alla East Africa Development Bank, il maggior istituto di credito in questo territorio.
Ibm venderà bond quinquennali per ripianare il proprio debito
Il debito di breve termine della International Business Machines Corporation, colosso informatico meglio noto con la sigla Ibm, non convince gli stessi vertici aziendali: lo scetticismo è talmente alto che la compagnia di Armonk ha deciso di vendere ben due miliardi di dollari in titoli obbligazionari con scadenza nel 2016. Si tratta dello strumento che Big Blue ritiene il più idoneo per trarre il massimo vantaggio dalla domanda degli investitori. Il debito in questione è giunto agli attuali livelli soprattutto a causa della forte crisi europea e della brusca accelerazione del tasso di inflazione negli Stati Uniti. La cessione di bond dovrebbe essere imminente, anche perché negli ultimi due anni la società americana è riuscita a guadagnare ben 11,5 miliardi di dollari da questa identica operazione: l’offerta attuale, tra l’altro, potrebbe beneficiare di un rendimento economico di 65 punti base superiore a quello degli stessi titoli messi a disposizione dal Tesoro.
Valute: fiorino, zloty e rand sono tra le più vulnerabili
Il fiorino ungherese, lo zloty polacco e il rand sudafricano rappresentano le valute di paesi emergenti con le maggiori vulnerabilità in relazione alla crisi del credito: il dato è stato messo in luce da Citigroup, la quale ha paragonato i rischi di queste monete a quelli di Lehman Brothers nel 2008. Gli investimenti denominati in tali divise devono dunque essere evitati come la peste? In realtà, valute come il dollaro di Taiwan, il peso filippino e il sol peruviano sono relativamente più sicuri e affidabili, sempre da quanto emerge dalla ricerca della banca statunitense, quindi le alternative vi sono e sono valide, anche se magari poco conosciute. Gli analisti hanno sottolineato come la crisi europea sia ormai giunta a un punto critico, con delle situazioni che stanno deteriorando in maniera significativa ed eccessivamente rapida; con uno scenario simile, si attende un gran numero di vendite valutarie, con i già citati riferimenti europei e africani a caratterizzare le performance peggiori.
JPMorgan: primo bond trentennale dopo otto mesi
JPMorgan può trarre il massimo vantaggio dalla sua posizione di banca col maggiore credito in assoluto all’interno degli Stati Uniti: in effetti, questa sorta di leadership ha permesso al gruppo di vendere ben 1,75 miliardi di dollari in relazione a titoli obbligazionari in scadenza tra trenta anni. Si tratta di una operazione importante, anche perché questo lancio è il primo negli ultimi sei mesi da parte di una compagnia finanziaria americana. I titoli in questione beneficiano di un rendimento pari al 5,6%, 140 punti base al di sopra del ritorno economico che viene invece garantito dal Tesoro. L’ultimo istituto che si è avventurato in una cessione simile era stata Goldman Sachs, più precisamente il 21 gennaio scorso. I rischi che corre JPMorgan non sono poi così alti rispetto al contesto economico in cui ci troviamo: il fatto che si punti su una scadenza così lunga è un chiaro segno di forza secondo gli analisti e anche la scelta del periodo di sottoscrizione viene considerata come la più idonea.
First Gulf Bank lancia un sukuk da 3,5 miliardi di dollari
First Gulf Bank, uno dei principali istituti di credito degli Emirati Arabi Uniti, sta approntando un programma obbligazionario molto interessante che prevede il lancio di 3,5 miliardi di dollari in sukuk: la banca di Abu Dhabi si avvarrà della gestione di altre importanti banche straniere per completare la vendita in questione, vale a dire Citigroup, Standard Chartered e Hsbc. Si realizza così l’annuncio di marzo, quando era stata preannunciata una operazione simile di finanza islamica. Tra l’altro, i rendimenti delle obbligazioni sono diminuiti sensibilmente negli ultimi mesi, segno che sta crescendo la fiducia e la domanda degli investitori nei confronti di tali prodotti. Gli ultimi precedenti di sukuk di successo riguardano la sottoscrizione da parte della Malesia (due miliardi di dollari) e quella della Sharjah Islamic Bank (altri quattrocento milioni).
Wall Street: Goldman Sachs prepara una nuova serie di bond
Sono davvero molte le banche di Wall Street che si stanno avventurando nell’emissione obbligazionaria: i 3,7 miliardi di dollari relativi a tali bond si riferiscono in gran parte a Goldman Sachs, ma non bisogna dimenticare nemmeno Citigroup, Wells Fargo e JPMorgan Chase. In particolare, questi strumenti finanziari sono collegati al settore del real estate e confermano lo spread attualmente esistente tra le economie europee e quella americana. Le vendite commerciali di questi istituti potrebbero ammontare a oltre dieci miliardi di dollari nel terzo trimestre di quest’anno, anche perché il segmento relativo ad hotel, uffici e centri commerciali è in costante espansione da questo punto di vista. I principali titoli sono in grado di rendere 209 punti base al di sopra del ritorno economico del Tesoro, secondo le ultime rilevazioni di Barclays: a giugno questo stesso spread era pari a 227 punti base, una conseguenza immediata del blocco operato dalla Federal Reserve di New York per quel che concerne le emissioni immobiliari, nello specifico dei prodotti che erano stati acquisiti per il salvataggio dell’American International Group, celebre gruppo assicurativo americano.
Thailandia: nuovi vantaggi dalle regole sui sukuk
La Thailandia potrebbe diventare una delle maggiori nazioni della finanza islamica grazie al crescente interesse delle proprie compagnie, le quali stanno appunto optando per i sukuk, i bond conformi alla legge della Shariah: si tratta di una interessante opportunità di investimento, ma prima di ritenerla tale sarà necessario adeguare regole e regolamenti relativi ai finanziamenti di base. La commissione che si occupa di borsa e finanza è dunque pronta a emendare una legge che consentirà allo stato asiatico di vendere e scambiare tali titoli obbligazionari: la bozza sta per essere approntata dal Consiglio di Stato e dovrà poi essere sottoposta al Gabinetto per l’approvazione ufficiale. Sono soprattutto gli investitori mediorientali a interessarsi del continente asiatico, un modo di collegare business e operazioni tra il mondo in questione e quello arabo.
Vietnam: cala il dong, ma crescono i bond a cinque anni
La speculazione sta investendo anche l’Asia, in particolare il Vietnam: il riferimento non può che andare ai titoli obbligazionari in scadenza tra cinque anni, i quali sono stati notevolmente influenzati dalle ultime operazioni delle banche locali, impegnate ad acquistare nuovo debito dopo che il governo ha diminuito le dimensioni dei prestiti. Il fronte valutario, invece, è stato caratterizzato dal pesante tonfo del dong, la moneta nazionale. Cerchiamo di capire meglio le dinamiche alla base di tale situazione. Gli istituti di credito di stampo commerciale hanno l’obbligo di limitare i prestiti a quelle imprese che non vengono considerate come produttive. Gli esempi più tipici in tal senso sono offerti dalle aziende che sono solite investire nei mercati azionari e in quelli immobiliari, una precisazione che è stata messa in chiaro anche dalla banca centrale vietnamita.
A volte ritornano: l’Islanda punta sui bond quinquennali
Sono passati tre anni da quando l’economia islandese è stata letteralmente paralizzata dalla crisi economica prima e da quella delle banche poi: si tratta di un periodo di tempo lungo e in cui è stato possibile riflettere sugli errori commessi, ora la nazione scandinava è pronta per il proprio ritorno nel mercato delle obbligazioni. La scelta è ricaduta su un bond a cinque anni, con una domanda che è stata addirittura doppia rispetto all’offerta. Anzitutto, ricordiamo le informazioni di base di questo strumento. L’emittente è ovviamente la repubblica islandese, mentre l’importo complessivo è stato pari a un miliardo di dollari. Come già precisato, inoltre, la scadenza è quinquennale, dunque bisognerà prestare attenzione alla data dal 16 giugno del 2016; il rendimento di un mese fa, poi, era pari al 4,993%.
Il Kenya è pronto alla sua prima vendita di Diaspora Bond
La Banca Centrale del Kenya ha in mente un obiettivo ben preciso per emancipare dal punto di vista finanziario il paese africano: l’ultimo annuncio dell’istituto, infatti, riguarda la prima pianificazione in assoluto di titoli obbligazionari che andranno a riguardare le principali infrastrutture. L’importo complessivo dovrebbe essere pari a 36 miliardi di scellini (circa quattrocento milioni di dollari), ma si parla già di giugno 2012 per l’avvio ufficiale di questa negoziazione. L’intento della nazione è quello di raggranellare almeno seicento milioni di dollari da tale vendita, la quale potrebbe interessare, e non deve stupire più di tanto questo elemento, i cittadini keniani che vivono all’estero. Una volta che la cessione di questo bond sarà stata completata, i titoli maggiormente lucrativi, come ad esempio quelli in scadenza tra trent’anni e in generale quelli di lungo termine, subiranno la medesima sorte.
Warner Music pianifica l’ultimo bond prima del rilevamento
La Warner Music Group Corporation è nota a tutti per le sue attività di registrazione nel campo musicale, ma forse non si ricorda adeguatamente che questo stesso colosso sta per essere acquisito da Access Industries Holdings, la creatura del miliardario russo Leonard Blavatnik: l’ultima eredità della compagnia americana è una emissione obbligazionaria, una vendita da 1,05 miliardi di dollari e ad altissimo rendimento. Nel dettaglio, questa cessione dovrebbe riguardare 150 milioni di dollari relativi ai titoli in scadenza nel 2016 (dunque quinquennali) e con un ritorno economico pari al 9,5%, mentre altri 695 milioni andranno a riguardare i bond in scadenza nel mese di ottobre del 2018 e gli ultimi duecento milioni si riferiranno alla scadenza di ottobre del 2019, anche se termini e condizioni ufficiali non sono ancora stati decisi.