Antichi Pellettieri S.p.A., società per azioni quotata in Borsa a Piazza Affari, ha un nuovo consiglio di amministrazione. L’Assemblea degli Azionisti, in accordo con un comunicato emesso in data odierna dalla società, ha infatti nominato i componenti del nuovo CdA ed ha altresì provveduto ad integrare il Collegio Sindacale. Nel dettaglio, il nuovo Consiglio di Amministrazione di Antichi Pellettieri S.p.A. risulta essere composto da sette consiglieri che rimarranno in carica fino all’approvazione del Bilancio societario relativo all’anno fiscale 2013. Trattasi di Francesco Ruscigno, Giampiero Martini, Rossella Strippoli, Giovanni Stella, Oscar Ronzoni, Alberto Dello Strologo e Massimo Innocenti. I componenti del nuovo Consiglio di Amministrazione sono stati tratti dall’unica lista presentata dal socio Mariella Burani Fashion Group SpA che risulta essere attualmente in Amministrazione Straordinaria. Tre dei componenti del CdA, Massimo Innocenti, Oscar Ronzoni e Alberto Dello Strologo, risultano essere in possesso dei requisiti di indipendenza.
Investimenti News
Ansaldo STS: Australia, nuove commesse
Nuovi contratti in casa Ansaldo STS, la società quotata in Borsa a Piazza Affari e controllata dal colosso aerospaziale italiano Finmeccanica S.p.A.. La nuova commessa, per un controvalore pari a 33 milioni di euro, corrispondenti a 45 milioni di dollari australiani, è stata acquisita da Ansaldo STS nell’ambito di un accordo quadro stipulato tra la società italiana e la Rio Tinto Iron Ore. I nuovi contratti, in particolare, sono stati stipulati attraverso la controllata Ansaldo STS Australia, e prevedono, in accordo con un comunicato ufficiale di Ansaldo STS, la fornitura di sistemi ferroviari di comunicazione e di segnalamento. Si tratta, nello specifico, della seconda fornitura di rilievo che rientra nell’accordo tra Ansaldo STS e Rio Tinto Iron Ore, siglato il 25 novembre dello scorso anno, e che è finalizzata a supportare, nell’Australia occidentale, il progetto minerario Hope Downs 4 nell’area della regione sud-orientale di Pilbara.
First Gulf Bank lancia un sukuk da 3,5 miliardi di dollari
First Gulf Bank, uno dei principali istituti di credito degli Emirati Arabi Uniti, sta approntando un programma obbligazionario molto interessante che prevede il lancio di 3,5 miliardi di dollari in sukuk: la banca di Abu Dhabi si avvarrà della gestione di altre importanti banche straniere per completare la vendita in questione, vale a dire Citigroup, Standard Chartered e Hsbc. Si realizza così l’annuncio di marzo, quando era stata preannunciata una operazione simile di finanza islamica. Tra l’altro, i rendimenti delle obbligazioni sono diminuiti sensibilmente negli ultimi mesi, segno che sta crescendo la fiducia e la domanda degli investitori nei confronti di tali prodotti. Gli ultimi precedenti di sukuk di successo riguardano la sottoscrizione da parte della Malesia (due miliardi di dollari) e quella della Sharjah Islamic Bank (altri quattrocento milioni).
Risparmio e scelte finanziarie ai tempi della crisi
La crisi c’è ancora, solo che muta. Prima, in America, era la crisi dei mutui subprime; poi da crisi economica è diventata una crisi finanziaria. Successivamente si è trasformata in una crisi occupazionale, e si pensava, a torto, che da lì poi ci sarebbe stata una lenta ripresa. Ma la crisi muta, e si è trasformata da oltre un anno a questa parte nella crisi dei debiti sovrani. Ed allora, in questo scenario alquanto difficile, come se la passano le famiglie italiane in materia di risparmio e di scelte finanziarie? Ebbene, la risposta al riguardo ce la può fornire il Gruppo bancario Intesa Sanpaolo che, in accordo con un progetto in collaborazione con il Centro di ricerca e documentazione Luigi Einaudi, ha pubblicato “Indagine sul Risparmio e sulle scelte finanziarie degli italiani – 2011“, un interessante Rapporto che tasta il polso alle famiglie in uno scenario che, come sopra descritto, è ancora nonostante tutto di crisi.
Bollo titoli: Altroconsumo, aumento è confisca di Stato
Continua a suscitare aspre critiche la decisione del Governo, con la manovra finanziaria triennale di correzione dei conti pubblici, di aumentare a dismisura l’imposta di bollo sul deposito titoli bancario. Ad esempio, secondo Altroconsumo più che di aumento del bollo si può tranquillamente parlare di una sorta di confisca di Stato. Nel migliore dei casi per il solo bollo titoli in banca si pagheranno ben 120 euro all’anno che incideranno e non poco sui piccoli patrimoni, quelli che per intenderci hanno in banca, ad esempio, 10 mila euro o poco più, magari proprio investiti in Buoni Ordinari del Tesoro (Bot). A regime, inoltre, per i patrimoni sopra i 50 mila euro, il bollo sul deposito titoli balzerà a ben 380 euro. Adesso, probabilmente nei prossimi giorni, vedremo se questo inasprimento della tassazione indiretta sul risparmio sarà alleggerito oppure sarà mantenuto.
Cariparma: il conto di deposito cresce nel tempo
Un iniziale rendimento semestrale dell’1,75% che poi cresce fino al 4% alla scadenza: descritto in questo modo, il conto di deposito di Cariparma Crédit Agricole si presenta come uno strumento innovativo e appetibile, sicuramente alla portata di molti soggetti. Cerchiamo allora di conoscerlo meglio, così da comprendere i lati positivi e gli eventuali svantaggi. La denominazione ufficiale è quella di Crescideposito Più. Il ritorno economico, come già descritto, tende a crescere nel corso della durata del prodotto, ma lo stesso gruppo emiliano ha voluto porre dei paletti in tal senso: in effetti, il deposito in questione è adatto a quei clienti che sono in grado di garantire una disponibilità liquida di almeno 25mila euro. Solo a quel punto scattano tutti i benefici collegati, come ad esempio gli interessi che sono messi a disposizione ogni tre mesi e il premio della fedeltà. Le innovazioni dunque non mancano e, come precisato dagli stessi vertici dell’istituto di credito, la gamma dei prodotti di risparmio può finalmente considerarsi completa e più esauriente; in pratica, le tre parole d’ordine sono liquidità, rendimento e gratuità.
Thailandia: nuovi vantaggi dalle regole sui sukuk
La Thailandia potrebbe diventare una delle maggiori nazioni della finanza islamica grazie al crescente interesse delle proprie compagnie, le quali stanno appunto optando per i sukuk, i bond conformi alla legge della Shariah: si tratta di una interessante opportunità di investimento, ma prima di ritenerla tale sarà necessario adeguare regole e regolamenti relativi ai finanziamenti di base. La commissione che si occupa di borsa e finanza è dunque pronta a emendare una legge che consentirà allo stato asiatico di vendere e scambiare tali titoli obbligazionari: la bozza sta per essere approntata dal Consiglio di Stato e dovrà poi essere sottoposta al Gabinetto per l’approvazione ufficiale. Sono soprattutto gli investitori mediorientali a interessarsi del continente asiatico, un modo di collegare business e operazioni tra il mondo in questione e quello arabo.
Titoli di Stato Italia: attacco al debito pubblico
E’ in atto, a carico del nostro Paese, purtroppo, un attacco speculativo su scala internazionale sia sul debito pubblico, sia sull’azionario. Dopo il tonfo di venerdì scorso, anche oggi, lunedì 11 luglio del 2011, Piazza Affari cede sotto i colpi delle vendite sui titoli ad elevata capitalizzazione, così come i titoli di Stato sul MOT, a partire da quelli a lunga scadenza, sono in affanno. E allora, cosa sta succedendo? Dopo Grecia, Irlanda e Portogallo, adesso Spagna e Italia sembrano essere entrate ufficialmente nell’occhio del ciclone a causa sia di criticità strutturali di cui soffrono sia l’economia nazionale, sia quella iberica, sia dell’instabilità a livello politico. Proprio l’Italia in questo momento si trova in una fase di stallo a livello politico che i cittadini rischiano di pagar caro. Non a caso neanche le opposizioni in questi ultimi giorni parlano di dimissioni del Premier e di elezioni anticipate, in quanto sono consce del fatto che si lascerebbe in mano il nostro Paese alla speculazione degli hedge funds.
Telecom Italia: Matrix S.p.A., via libera a scissione parziale
Giovedì scorso, 7 luglio del 2011, a Milano si è riunito il Consiglio di Amministrazione del colosso italiano delle telecomunicazioni Telecom Italia; nel corso della riunione, tra l’altro, sotto la presidenza di Franco Bernabè, il Consiglio di Amministrazione della società ha dato il via libera all’operazione di scissione parziale di una società controllata al 100%, la Matrix S.p.A.. Nel dettaglio, l’operazione prevede, a favore della società beneficiaria, Telecom Italia S.p.A. appunto, il trasferimento del ramo d’azienda “Market & Technology Captive“. In questo modo, in accordo con quanto spiega la società quotata in Borsa a Piazza Affari con un comunicato, viene completato quell’iter approvativo che è stato approvato il 5 maggio del 2011, e reso noto alla comunità finanziaria il giorno successivo; Telecom Italia stima che il processo di scissione possa concludersi entro il terzo trimestre del corrente anno.
Vietnam: cala il dong, ma crescono i bond a cinque anni
La speculazione sta investendo anche l’Asia, in particolare il Vietnam: il riferimento non può che andare ai titoli obbligazionari in scadenza tra cinque anni, i quali sono stati notevolmente influenzati dalle ultime operazioni delle banche locali, impegnate ad acquistare nuovo debito dopo che il governo ha diminuito le dimensioni dei prestiti. Il fronte valutario, invece, è stato caratterizzato dal pesante tonfo del dong, la moneta nazionale. Cerchiamo di capire meglio le dinamiche alla base di tale situazione. Gli istituti di credito di stampo commerciale hanno l’obbligo di limitare i prestiti a quelle imprese che non vengono considerate come produttive. Gli esempi più tipici in tal senso sono offerti dalle aziende che sono solite investire nei mercati azionari e in quelli immobiliari, una precisazione che è stata messa in chiaro anche dalla banca centrale vietnamita.
A volte ritornano: l’Islanda punta sui bond quinquennali
Sono passati tre anni da quando l’economia islandese è stata letteralmente paralizzata dalla crisi economica prima e da quella delle banche poi: si tratta di un periodo di tempo lungo e in cui è stato possibile riflettere sugli errori commessi, ora la nazione scandinava è pronta per il proprio ritorno nel mercato delle obbligazioni. La scelta è ricaduta su un bond a cinque anni, con una domanda che è stata addirittura doppia rispetto all’offerta. Anzitutto, ricordiamo le informazioni di base di questo strumento. L’emittente è ovviamente la repubblica islandese, mentre l’importo complessivo è stato pari a un miliardo di dollari. Come già precisato, inoltre, la scadenza è quinquennale, dunque bisognerà prestare attenzione alla data dal 16 giugno del 2016; il rendimento di un mese fa, poi, era pari al 4,993%.
Il Kenya è pronto alla sua prima vendita di Diaspora Bond
La Banca Centrale del Kenya ha in mente un obiettivo ben preciso per emancipare dal punto di vista finanziario il paese africano: l’ultimo annuncio dell’istituto, infatti, riguarda la prima pianificazione in assoluto di titoli obbligazionari che andranno a riguardare le principali infrastrutture. L’importo complessivo dovrebbe essere pari a 36 miliardi di scellini (circa quattrocento milioni di dollari), ma si parla già di giugno 2012 per l’avvio ufficiale di questa negoziazione. L’intento della nazione è quello di raggranellare almeno seicento milioni di dollari da tale vendita, la quale potrebbe interessare, e non deve stupire più di tanto questo elemento, i cittadini keniani che vivono all’estero. Una volta che la cessione di questo bond sarà stata completata, i titoli maggiormente lucrativi, come ad esempio quelli in scadenza tra trent’anni e in generale quelli di lungo termine, subiranno la medesima sorte.
Investimenti, risparmio e redditi: come se la passano gli italiani
Da un anno all’altro in Italia c’è stato un incoraggiante aumento, seppur lieve, della propensione al risparmio delle famiglie. A rilevarlo è stato l’Istat, Istituto Nazionale di Statistica, nel precisare al riguardo come nel primo trimestre del corrente anno la propensione del risparmio delle famiglie sia da un lato diminuita dello 0,9% rispetto al trimestre precedente, ovverosia il quarto ed ultimo del 2010, ma aumentata dello 0,1% rispetto al primo trimestre dell’anno 2010. Nel complesso, quindi, il quadro legato alla propensione al risparmio delle famiglie si presenta stagnante, al più stabile per i più ottimisti, a conferma di come lo “shock” legato alla crisi finanziaria ed economica stia ancora lasciando pesantemente il segno.
Etf: le nuove regole e gli obiettivi dell’Esma
Gli Exchange Traded Fund europei rischiano di diventare uno strumento finanziario sempre più tabù per i piccoli risparmiatori: le ultime disposizioni della European Securities and Market Authority sono piuttosto chiare in tal senso, uno dei principali obiettivi è quello di impedire a questi soggetti di accedere alle versioni più complesse e sofisticate dei prodotti in questione. L’organismo del Vecchio Continente sta infatti approntando le nuove regole che andranno a regolamentare in futuro il segmento degli Etf, una misura che si è resa necessaria dopo che ci si è resi conto che il volume d’affari generato mediante queste sottoscrizioni (318 miliardi di euro) era eccessivo e pericoloso.