Bond Usa: grado di investimento e prestiti non sono proporzionali

Gli investitori sono riusciti a totalizzare una cifra superiore ai 100 miliardi di dollari per quel che concerne le obbligazioni investment-grade americane (vale a dire i bond con un maggiore grado di affidabilità) nel corso di quest’ultimo mese: si tratta, per la precisione, dei trenta giorni più dispendiosi in questo senso e in relazione alle emissioni del 2010, tenendo anche conto che, contemporaneamente, i prestiti sono giunti al loro livello più basso. Anche le vendite sono state piuttosto consistenti, con le previsioni degli istituti di credito che inducono all’ottimismo in questo senso. Le opportunità più interessanti sono state offerte da società quali Microsoft, Johnson& Johnson e altre compagnie industriali: si tratta, nello specifico, di emittenti che curano molto il costo del debito e quanto sono effettivamente in grado di pagare ai clienti.


C’è anche da dire, inoltre, che un importante calo nei costi dei prestiti è diventato la conseguenza più naturale del boom obbligazionario, pertanto il mercato è stato capace di assorbire in modo completo l’offerta in questione senza alcun tipo di “indigestione”. Con gli investitori avversi al rischio sempre più allergici ai titoli azionari, a causa della volatilità, il rendimento dei prodotti del Tesoro statunitense è andato sempre più verso il basso, confermando ancora una volta questo tipo di tendenza. In effetti, è proprio questo fattore a spingere a rivolgersi ai bond corporate di grado più alto, alla ricerca di profitti appetibili rispetto al resto degli strumenti finanziari. Tali obbligazioni hanno messo a disposizione un profitto totale pari al 10,3% nel corso del 2010.

Con i rendimenti calanti non conviene assolutamente rivolgersi all’investment-grade, ma se le emissioni dovessero continuare a rimanere così robuste, allora gli investitori esaurirebbero la base finanziaria, puntando all’obiettivo dello strike. Escludendo le obbligazioni governative, la quotazione di questo anno è in crescita di quattro punti percentuali in termini di volume, mentre la crescita ammonta al 62% se ci si riferisce alle trattative portate a compimento.

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