Bollo deposito titoli: quando investire diventa sconveniente

E’ polemica, a tutto campo, per quanto riguarda l’aumento stratosferico dell’imposta di bollo sul deposito titoli in linea con quanto contenuto nella manovra finanziaria triennale di correzione dei conti pubblici. Per i tanti risparmiatori sono tempi duri, visto che ora ai rincari dei servizi bancari, spesso con commissioni discutibili, si accoda anche lo Stato stangando i piccoli risparmiatori. Certo, lo Stato deve fare cassa per riportare il Bilancio al pareggio nel 2014, ma la misura introdotta va penalizzare milioni di italiani che in banca hanno piccoli patrimoni, spesso investiti in Bot, Cct, Ctz e così via, ovverosia in titoli del debito pubblico italiano. Finora l’imposta di bollo sul deposito titoli era pari a 8,55 euro a trimestre, al pari di quella applicata sul conto corrente, ma ora si passa a ben 120 euro che diventeranno 150 nel 2013 per i patrimoni sotto i 50 mila euro; e per quelli sopra tale soglia nel 2013 l’imposta di bollo prenderà il volo a 380 euro.

Certo, il Decreto approvato dall’attuale Governo in carica, quello di centrodestra, sarà con ogni probabilità soggetto a modifiche; e si spera di conseguenza che quella che è in tutto e per tutto una tassa indiretta sui Bot possa essere tolta. Per le casse dello Stato l’inasprimento dell’imposta di bollo è una vera manna visto che trattasi di una misura strutturale che farà guadagnare svariati miliardi di euro.

E se lo Stato con l’imposta di bollo prende, e prende tanto, dovrebbe invece alleggerirsi, salvo sorprese, la tassazione sulle giacenze in conto corrente ed anche su prodotti quali i conti di deposito remunerati. Rispetto alle due attuali aliquote, al 12,5% ed al 27%, infatti, si dovrebbe passare ad un’aliquota unica al 20%. In tal caso a pagare il conto saranno coloro che comprano e vendono titoli in Borsa che, per ogni 1.000 euro lordi di guadagno, pagheranno ben 270 euro di tasse piuttosto che i 125 euro attuali.

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