Banche italiane: nessuna pressione sulle obbligazioni di settore

Per quel che riguarda le banche, in Italia, anche nella fase più acuta della crisi non c’è stata alcuna tensione sui tassi. Questo è quanto emerge da un Rapporto AFO che, in particolare, mette in evidenza come in Italia il rischio percepito dai mercati abbia interessato maggiormente il debito sovrano piuttosto che il debito del settore bancario. Il Rapporto AFO, infatti, ha analizzato in maniera empirica il rapporto tra i cosiddetti “CDS”, i credit default swap, sui titoli di Stato, e quelli sulle obbligazioni bancarie, rilevando come sui primi negli ultimi tre anni ci sia stato un aumento eccezionale dei premi richiesti ai fini della copertura del rischio. Come diretta conseguenza, in materia di tassi di interesse, nel periodo della crisi, il Rapporto AFO rivela come non ci siano state tensioni dal lato dell’offerta.

Questo in altre parole, come messo in evidenza proprio dall’Associazione Bancaria Italiana, significa che, a fronte dell’aumento del cosiddetto rischio di controparte che c’è stato negli ultimi due anni, ed ancor di più nella fase più acuta della crisi, non ci sono stati trasferimenti di rischio a carico della clientela sui tassi applicati ai finanziamenti.

Quindi, sebbene le dinamiche e gli stati d’animo dei mercati potessero legittimarlo, nel nostro Paese secondo l’ABI alla clientela finale non sono stati praticati sui finanziamenti livelli di tassi di interesse elevati, anzi si sono andati a collocare sotto quanto risultasse prevedibile in base ad un ciclo economico caratterizzato dalla recessione prima, e da una lenta e fragile ripresa poi. Il Rapporto AFO ha fornito anche delle stime per il prossimo biennio; in particolare, secondo quanto recita una nota emessa dall’Associazione Bancaria Italiana, nell’anno 2012 il tasso medio sul credito concesso alle famiglie ed alle imprese dovrebbe attestarsi al 4,4%, ovverosia sulla stessa media registrata per il livello dei tassi sui prestiti nell’anno 2009.

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