Deutsche Bank: via libera al trading “dark pool” a Hong Kong

Deutsche Bank, il noto istituto di credito tedesco, ha deciso di porre in essere un cosiddetto trading “dark pool” a Hong Kong a partire da questa settimana: si tratta, in estrema sintesi, di un provvedimento finanziario che si è reso necessario per venire incontro alla sempre più crescente domanda della regione. Dopo la piazza cinese, la banca teutonica ha intenzione di focalizzare la propria piattaforma di trading sull’Australia, il Giappone e Singapore, così come è stato anche confermato da Mark Davis, numero uno del comparto equity-linked per la regione dell’Asia-Pacifico. L’evoluzione elettronica degli scambi e degli investimenti finanziari si stanno espandendo in modo sorprendente all’interno del continente asiatico e da Francoforte fanno sapere che si vuole venire incontro alle nuove esigenze di clienti e risparmiatori, desiderosi di avere strumenti in grado di agevolare la liquidità e di ridurre gli effetti dei mercati.


C’è comunque da precisare che con tale progetto Deutsche Bank si allinea alla politica della rivale statunitense Citigroup, anch’essa disposta da tempo ad aiutare gli investitori nei loro progetti di risparmio, in particolare per quel che riguarda la minimizzazione della fluttuazione dei prezzi. La compagnia di New York, tra l’altro, inaugurerà nel 2011 una piattaforma a Singapore, dopo i buoni successi ottenuti in territorio australiano. Le previsioni degli analisti finanziari parlano di una crescita pari a tre punti percentuali da parte degli scambi pubblici nella regione dell’Asia-Pacifico, una sorta di “zona franca” da sfruttare quindi; soltanto nel 2009 i dark pools hanno rappresentato il 10% del totale, il 4% nel continente europeo.

Una crescita così generalizzata sorprende, ma ci troviamo semplicemente di fronte a una normale evoluzione del trading: ci sono comunque ancora molte critiche riguardo la trasparenza, visto che in tal caso si dovrebbe fronteggiare un rischio sistemico proveniente da alternative piattaforme, un allarme che è stato più volte lanciato da Hong Kong Exchanges & Clearing Limited.

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