Unicredit esce dal portafoglio long di Mediobanca

Il risultato delle elezioni politiche italiane ha generato un forte scossone sui mercati finanziari. La prospettiva di un paese ingovernabile ha messo in allerta i grandi investitori internazionali, che hanno velocemente liquidato grosse posizioni su azioni e titoli di stato italiani, facendo tra l’altro impennare lo spread fin sopra 350 e balzare i cds a circa 300 punti. L’esito del voto elettorale italiano è stato ancor più confuso di quanto si aspettassero gli esperti di Mediobanca, che hanno così deciso di rivedere la loro asset allocation.

Tata Motors: i bond sono i più rischiosi del settore automobilistico

Tata Motors Limited, colosso automobilistico indiano, vanta un record non certo invidiabile dal punto di vista finanziario: in effetti, il rischio collegato al debito del gruppo asiatico è uno dei più alti in assoluto per quel che concerne il settore di riferimento, a causa soprattutto della crescita delle vendite interne e del rallentamento pericoloso della rupia, due fattori che hanno potenziato l’outlook delle esportazioni. In pratica, si sta parlando dei Credit Default Swap, i contratti che indicano in maniera chiara e inequivocabile le probabilità di fallimento delle società. Nel dettaglio, il costo relativo agli swap quinquennali per assicurarsi contro i bond del gruppo di Mumbai è sceso di ben 171 punti base nel corso dello scorso mese di settembre, un declino che va inevitabilmente raffrontato con quello della General Motors (cinquanta punti base in meno) e della Renault (quarantasei punti per la precisione).

Perù, bond in rialzo dopo la vittoria elettorale di Humala

La vittoria elettorale di Ollanta Humala nelle presidenziali peruviane ha influito enormemente anche sull’andamento dei titoli obbligazionari del paese denominati in dollari: i bond in questione hanno infatti conseguito dei ricavi importanti, grazie soprattutto a Credit Suisse e Royal Bank of Scotland, le quali hanno raccomandato gli strumenti in questione. Humala, il quale ha sconfitto la giovane sfidante Keiko Fujimori, ha già fatto sapere di voler emulare le politiche finanziarie adottate dall’ex presidente brasliano Luiz Inacio Lula da Silva. C’è da dire, in tal senso, che il Perù sta espandendo la propria economia a un ritmo superiore al 7%, una percentuale che resiste da almeno tredici mesi e che rappresenta uno dei migliori risultati dell’America Latina.

Ford Motor: i profitti fanno calare i Credit Default Swap

Il costo per proteggersi dal debito di Ford Motor è sceso ulteriormente dopo la pubblicazione degli ottimi profitti della casa automobilistica statunitense: la celebre azienda di Dearborn è infatti riuscita ad aumentare i propri introiti, i quali sono giunti al loro massimo livello degli ultimi tredici anni, un evento che non poteva non influire sui Credit Default Swap. Il calo di questi ultimi prodotti finanziari è stato pari a 12,5 punti base, il che ha consentito agli stessi di assestarsi a quota 270,5. Inoltre, il guadagno è stato pari a 62 centesimi per ogni azione, escludendo comunque qualche bene, una cifra di gran lunga superiore a quella prevista dagli analisti; il successo in questione può essere spiegato con le ottime vendite di prodotti di questo primo trimestre del 2011 e con gli investitori che guardano con fiducia al nome della compagnia statunitense.

Goldman Sachs: i Cds salgono ai massimi dell’ultimo mese

Il costo per proteggere il debito emesso da Goldman Sachs è salito ai massimi livelli dell’ultimo mese: il rialzo è stato favorito, in particolare, dall’annuncio di una indagine in merito alla crisi finanziaria, la quale avrebbe appurato truffe e raggiri nei confronti della clientela. I Credit Default Swap dell’istituto statunitense sono pertanto cresciuti di 4,2 punti base, attestandosi a quota 115,5. A conti fatti, si tratta del record verso l’alto dallo scorso 17 marzo. La stessa banca d’affari newyorkese ha comunque smentito in maniera categoria di aver attuato azioni di questo tipo nei confronti dei propri risparmiatori, rivendicando la propria trasparenza e buona fede. Tra l’altro, anche i Cds degli altri principali istituti a stelle e strisce sono incrementati, come ad esempio quelli relativi a Morgan Stanley (3,6 punti base di aumento) e JPMorgan Chase (2,8 punti).

American Airlines venderà titoli senior per un miliardo di dollari

American Airlines, il terzo vettore aereo degli Stati Uniti, sta pianificando nel dettaglio la cessione di un miliardo di dollari in titoli senior: si tratta di un’operazione finanziaria piuttosto articolata che ha il compito di far fronte all’aumento del costo per proteggere il debito di Amr Corporation, un incremento dovuto in particolare ai maggiori costi del carburante. L’offerta privata in questione verrà assicurata da rotte, partenze e atterraggi e da diritti di utilizzo dello spazio nei vari terminal. Inoltre, tutte queste procedure verranno sfruttate per altri scopi aziendali, mentre la stessa Amr è fiduciosa nella garanzia degli strumenti finanziari. Secondo Guy LeBas, stratega presso la Janney Montgomery Scott di Philadelphia, l’interesse attuale per il debito corporate è molto alto, dunque ci si può attendere una buona risposta nei confronti di American Airlines.

Arabia Saudita: la crisi del Bahrain contagia i Cds

I Credit Default Swap (Cds) dell’Arabia Saudita hanno subito una brusca impennata a causa della crisi politica che sta coinvolgendo il vicino Bahrain; tali strumenti finanziari vengono utilizzati nel paese asiatico, maggior esportatore al mondo di petrolio, per misurare la fiducia degli investitori, nonostante il governo di Riyad non vanti alcun debito. Tutte queste precisazioni non hanno comunque impedito ai titoli di far registrare un balzo pari a 11,5 punti base, facendo attestare il livello totale a quota 138, il livello più alto da luglio 2009. Nel frattempo, i contratti relativi al Bahrain sono cresciuti per il quinto giorno consecutivo, un rialzo fin troppo pericoloso dei rendimenti.

Banche italiane: nessuna pressione sulle obbligazioni di settore

Per quel che riguarda le banche, in Italia, anche nella fase più acuta della crisi non c’è stata alcuna tensione sui tassi. Questo è quanto emerge da un Rapporto AFO che, in particolare, mette in evidenza come in Italia il rischio percepito dai mercati abbia interessato maggiormente il debito sovrano piuttosto che il debito del settore bancario. Il Rapporto AFO, infatti, ha analizzato in maniera empirica il rapporto tra i cosiddetti “CDS”, i credit default swap, sui titoli di Stato, e quelli sulle obbligazioni bancarie, rilevando come sui primi negli ultimi tre anni ci sia stato un aumento eccezionale dei premi richiesti ai fini della copertura del rischio. Come diretta conseguenza, in materia di tassi di interesse, nel periodo della crisi, il Rapporto AFO rivela come non ci siano state tensioni dal lato dell’offerta.

Consob: incremento deciso dei Cds all’interno dei Pigs

38664_nombrePortogallo, Irlanda, Grecia e Spagna vengono ormai accomunati nelle analisi finanziarie economiche in un unico contesto ed è quindi frequente parlarne in maniera allargata come del gruppo dei paesi Pigs, dalla sigla composta dalle loro iniziali: le ultime notizie in questo senso si riferiscono, nello specifico agli investimenti finanziari, visto che, come è stato annunciato dalla Commissione Nazionale di Società e Borsa (Consob), sono previsti degli aumenti piuttosto accentuati per quel che concerne proprio queste nazioni. A cosa si deve una situazione di questo tipo? Anzitutto, c’è da precisare, così come ha fatto la stessa commissione, che tali Stati hanno subito nel corso del 2009 un deterioramento importante dei loro conti pubblici e, appartenendo all’area dell’euro, e per questa ragione si è verificato appunto un significativo incremento dei premi in relazione al rischio sui titoli pubblici, ma anche sulle quotazioni dei cosiddetti Cds (i Credit Default Swap, vale a dire gli swap che provvedono a trasferire l’esposizione creditizia di prodotti a reddito fisso tra le parti), una tendenza che non ha ovviamente risparmiato nemmeno il nostro paese.

 

Cds: Unione Europea pronta a vietare le vendite allo scoperto

parlamento-europeoNon ha utilizzato mezzi termini la Commissione Affari Economici e Monetari, uno degli organi più importanti per quel che concerne il Parlamento dell’Unione Europea: il parere fornito riguarda infatti il mondo degli investimenti, più propriamente è stato auspicato il divieto di vendere allo scoperto i cds, sigla che, come è noto, identifica i credit default swap. Il problema di questi specifici prodotti, i quali non sono altro che strumenti derivati volti a risarcire i sottoscrittori nella malaugurata ipotesi di fallimento (appunto “default”) di compagnie o di stati nazionali che hanno provveduto all’emissione dei bond governativi, sorge nel momento in cui i mercati finanziari vengono a caratterizzarsi per una forte volatilità, quando l’uso a fini speculativi aumenta in maniera spropositata.