Arabia Saudita: la crisi del Bahrain contagia i Cds

I Credit Default Swap (Cds) dell’Arabia Saudita hanno subito una brusca impennata a causa della crisi politica che sta coinvolgendo il vicino Bahrain; tali strumenti finanziari vengono utilizzati nel paese asiatico, maggior esportatore al mondo di petrolio, per misurare la fiducia degli investitori, nonostante il governo di Riyad non vanti alcun debito. Tutte queste precisazioni non hanno comunque impedito ai titoli di far registrare un balzo pari a 11,5 punti base, facendo attestare il livello totale a quota 138, il livello più alto da luglio 2009. Nel frattempo, i contratti relativi al Bahrain sono cresciuti per il quinto giorno consecutivo, un rialzo fin troppo pericoloso dei rendimenti.


Il regno bahrainese rappresenta il più fedele alleato saudita, dunque una situazione simile non deve stupire più di tanto: secondo gli analisti di Bnp Paribas, l’impatto delle agitazioni socio-politiche in Asia e in Africa sui prezzi petroliferi dovrebbe essere superiore alla pressione inflazionistica. Le proteste in Arabia Saudita sono una realtà remota? Secondo il principe Talal Bin Abdul Aziz, membro della famiglia reale, la nazione potrebbe fronteggiare delle tensioni politiche, anche se il governo ha fatto molto in termini di partecipazioni elettorali e di diritti umani. Tutti questi eventi si sono già fatti sentire a New York, visto che il greggio ha ottenuto il suo primo ricavo settimanale degli ultimi ventuno giorni; i futures relativi al mese di marzo hanno guadagnato l’1,2%, mentre quelli che si riferiscono ad aprile addirittura l’1,5%.

Bisogna ricordare che ogni punto base relativo a un Cds che protegge appunto un debito da dieci milioni di dollari dal rischio di fallimento nei prossimi cinque anni equivale a mille dollari ogni 365 giorni; gli swap, poi, pagano all’acquirente il valore facciale in cambio di titoli o denaro equivalente. Un altro riferimento importante, infine, è il Markit iTraxx Crossover Index (cinquanta compagnie con rating più alti), il quale è sceso di sei punti base, al livello più basso dal 2008.

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