Anima Sgr punta su Bot e Btp

In una recente intervista rilasciata al canale finanziario Class Cnbc, la tv di Class Editori, il direttore generale di Anima Sgr, Armando Calcaterra, ha svelato alcune strategie di investimento della società di gestione del risparmio milanese a seguito delle recenti mosse di politica monetaria delle principali banche mondiali. Calcaterra suggerisce di puntare sull’Europa, ma più in particolare sugli asset denominati in euro in modo tale da controllare più facilmente anche il rischio valutario. Il dg di Anima punta forte sui titoli di stato italiani.

Calcaterra ritiene che le migliori opportunità di investimento si trovano nell’area euro, volendo valutare il rapporto rischio/rendimento delle operazioni. Sebbene la situazione nella zona euro resta ancora tutta da chiarire, ci sono schiarite all’orizzonte che potrebbero spingere i mercati a dare ragione all’azionario continentale e ai bond dei paesi periferici in un’ottica di medio periodo. Anima Sgr consiglia di sovrappesare Bot e Btp in portafoglio, rispetto ai titoli di debito pubblico emessi da altri paesi della zona euro.

Il 30% del portafoglio obbligazionario di Anima Sgr è investito in titoli di stato italiani, mentre un 10% è destinato al resto d’Europa. C’è maggiore fiducia sul miglioramento del contesto macroeconomico europeo alla luce delle recenti mosse di Draghi, ma ora gli investitori potrebbero voler vedere in azione il nuovo meccanismo anti-speculazione, magari a partire dalla Spagna. Se la situazione di Madrid migliorerà, allora i listini azionari europei potrebbero ancora correre verso l’alto e gli spread ridursi ulteriormente. Calcaterra è ottimista sul futuro dell’euro e ritiene che il vecchio continente possa fare decisamente meglio rispetto ad altre aree economiche nei prossimi mesi.

Per quanto riguarda i mercati emergenti, l’esperto di Anima Sgr invita a maggiore prudenza. Infatti, il quadro congiunturale resta molto incerto e sono previsti ulteriori rallentamenti dell’economia mondiale. Sebbene poco esposti alla crisi dell’euro, i paesi emergenti restano sensibili all’andamento del ciclo economico mondiale e attualmente non sembrano essere particolarmente dinamici.

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