Tassi Btp e spread ancora in calo

btpA margine di un atteso intervento della Bce (che ha tagliato di 25 bp i tassi di interesse di riferimento nell’eurozona), la richiesta di Btp italiani ha continuato ad essere particolarmente dinamica, andando a comprimere il tasso di interesse di rendimento dei titoli di Stato di lungo termine. In calo – oltre alla redditività dei Btp – anche il differenziale con i Bund tedeschi.

Stando a quanto era possibile riscontrare già nelle prime ore della seduta di ieri, infatti, i rendimenti dei titoli italiani avrebbero toccato livelli molto bassi per gli standard storici recenti, con un record negativo dello 0,93 per cento per quanto concerne il tasso del Btp a due anni. Per quanto invece concerne il titolo a cinque anni, il minimo è stato toccato a quota 2,42 per cento, mentre il rendimento dei Btp decennali ha toccato il 3,67 per cento, come sette anni fa (questo il nostro precedente approfondimento sui rendimenti dei titoli di Stato italiani).

Il nuovo trend dei Btp ha altresì consentito una riduzione significativa dello spread con i Bund tedeschi, oggi pari a meno di 260 punti. Come sottolineava, con un interessante spunto, il quotidiano Il Sole 24 Ore, “le quotazioni di Bund e BTp normalmente seguono direzioni opposte. I primi, beni rifugio per eccellenza, vengono acquistati nelle fasi di incertezza mentre i BTp, al pari dei Bonos spagnoli, sono avvantaggiati in fasi di maggior propensione al rischio. Da un mese a questa parte tuttavia questa regola non vale più. Il mercato compra a piene mani sia titoli tedeschi e francesi, arrivando a portare in negativo i rendimenti sulle scadenze più brevi, allo stesso modo di Bonos e BTp. Gli spread si sono quindi ridotti non per effetto di un riequilibrio dei tassi nell’Eurozona ma per il fatto che i rendimenti dei Paesi periferici sono scesi a un ritmo maggiore di quelli core”.

Un appiattimento dei tassi che avrebbe subito una maggiore accelerazione dai primi del mese di aprile, in concomitanza con il lancio, in Giappone, delle nuove misure espansive che hanno generato una rapida svalutazione dello yen. A sua volta, un simile atteggiamento avrebbe sospinto i grandi investitori istituzionali nipponici, al fine di contrastare il calo di valore della moneta, ad acquistare importanti quantità di asset in valuta estera, a premio dei titoli italiani e spagnoli.

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