Almarai debutta ufficialmente nel mondo dei sukuk

Hsbc Saudi Arabia ha reso noto di essere l’unica banca incaricata di gestire il primo programma di sukuk di Almarai: l’emissione appena menzionata prevede un importo complessivo di un miliardo di riyal (circa 267 milioni di dollari americani) con la compagnia in questione che rappresenta la più grande società alimentare dell’area del Golfo per quel che concerne il volume di mercato. Un piano finanziario simile consente indubbiamente ed effettivamente di raggranellare il denaro necessario per accedere al mercato di riferimento in maniera rapida ed efficiente, la scelta ideale per tutti quegli emittenti che hanno intenzione di puntare alla flessibilità.

Lo Yemen punta sui bond per i progetti infrastrutturali

Lo Yemen, nazione asiatica di cui si sente spesso parlare per la propria povertà e purtroppo per i recentissimi disordini politici, sta pianificando tra mille difficoltà la propria emissione di bond islamici: l’intenzione è quella di finanziare in maniera adeguata i principali progetti del governo di Sana’a, come confermato da Mohamed Awad Bin Humam, governatore della banca centrale. Vi sarà quindi una stretta collaborazione con il ministero locale delle Finanze, in modo da lanciare sul mercato un prodotto importante e soprattutto in tempi rapidi. Gli esecutivi asiatici e mediorientali si stanno rivolgendo con sempre maggiore convinzione agli investitori locali in sukuk, dato che i progetti infrastrutturali sono divenuti una priorità importante.

L’Fmi sconsiglia i bond islamici al Qatar

Le banche convenzionali del Qatar non dovrebbero avere il permesso di investire in bond islamici, i famosi sukuk di cui si sente tanto parlare: è questa la conclusione a cui è giunto il Fondo Monetario Internazionale nel suo report dedicato alla nazione asiatica. Per quale motivo una constatazione così perentoria? Il team dell’organizzazione di Washington ha visitato il piccolo stato arabo lo scorso anno e i risultati di questa missione sono ben riassunti dalla frase appena menzionata. Secondo il Fondo, diverse emissioni obbligazionarie meritano ancora una considerazione, in modo da assicurare che gli obiettivi desiderati siano implementati nella maniera più giusta.

Sukuk, il 2012 sarà all’insegna dell’Arabia Saudita

Il continente asiatico e l’Arabia Saudita in particolare saranno inevitabilmente i due dominatori incontrastati del mercato dei sukuk nel corso del 2012: tra l’altro, questa leadership sarà caratterizzata anche da un’altissima qualità per quel che concerne i prodotti in questione, notoriamente conformi alla legge islamica della Shariah, e gli stessi emittenti, con un ottimo debito sovrano.

Sukuk: per Kuveyt Turk è tempo della seconda emissione

Kuveyt Turk ha emesso da pochissimi giorni il suo secondo sukuk islamico, andando a rappresentare una vera e propria avventura pionieristica da questo punto di vista per quel che concerne la Turchia e le obbligazioni rispettose della legge della Shariah: l’istituto in questione è una delle principali banche del paese anatolico, definita in patria come “banca di partecipazione”, stabilita nel 1989 e da almeno dodici anni attiva come ente islamico. Tra i principali azionisti figurano due società importanti come la Kuwait Finance House (la quale detiene una quota del 62%) e la Islamic Development Bank (la partecipazione è minore in questo caso e ammonta al 9%).

La Libia prova a focalizzarsi sulla finanza islamica

La cattura e l’uccisione di Muammar Gheddafi è già storia, la Libia dovrà dimostrare di sapersi riprendere dopo questa feroce guerra civile, un rilancio che potrebbe essere soprattutto di tipo economico: in effetti, la banca centrale della nazione africana sta preparando nel dettaglio una legge che consenta ai prestatori e agli emittenti di vendere bond islamici (i celebri sukuk) come parte degli sforzi per lo sviluppo di nuovi servizi bancari. Il legislatore ha già provveduto a formare un apposito comitato, in modo da porre in essere una scelta equilibrata e giusta. La Libia può vantare quindici istituti di credito sul proprio territorio, tutti ben attivi nell’ambito dell’emissione di sukuk, i titoli obbligazionari conformi alla legge della Shariah.

Albaraka Banking, la filiale turca venderà nuovi sukuk

Albaraka Banking Group, maggior prestatore islamico di tutto il Bahrain, e la sua filiale presente in Turchia, potrebbero emettere a breve dei sukuk per un importo totale di cinquecento milioni di dollari: l’operazione, infatti, è prevista entro il termine di quest’anno, come spiegato chiaramente dall’amministratore delegato del gruppo, Adnan Ahmed Yousif. L’unità presente nella nazione anatolica, la cui denominazione precisa è Albaraka Turk Katilim Bankasi As, dovrebbe gestire la vendita in questione nel corso del mese di novembre, con la prima tranche che sarà probabilmente pari a duecento milioni di dollari. Non è un caso che siano stati scelti i bond che rispettano la legge della Shariah, visto che non sono poche quelle istituzioni che in questo momento preferiscono diversificare il loro portafoglio con questa soluzione finanziaria.

Satorp firma il primo programma di sukuk dell’Arabia Saudita

Saudi Aramco Total Refining and Petrochemical Company, compagnia araba meglio nota con l’acronimo Satorp, ha annunciato il lancio di una offerta pubblica di certificati sukuk: l’emissione è stata curata da un’altra società saudita, vale a dire l’Arabian Aramco Total Services Company, specializzata proprio in questo settore. Nel dettaglio, le dimensioni complessive dell’emissione verranno determinate in una fase successiva. Sono infatti necessari alcuni giorni di meeting per perfezionare tutti gli elementi di questi prodotti finanziari, ma con tutta probabilità il prossimo 13 settembre dovrebbe già essere una data campale. C’è comunque da precisare che ben tre aziende, nello specifico la Deutsche Securities Saudi Arabia, la Samba Capital & Investment Management Company e la Saudi Fransi Capital, come a voler sottolineare che l’unione fa davvero la forza.

Kuwait: la GIC arricchisce la propria gamma di sukuk

La Gulf Investment Corporation del Kuwait, compagnia meglio nota con l’acronimo Gic, ha deciso di emettere ben 253 milioni di dollari in sukuk: i titoli obbligazionari in questione beneficeranno di una nuova scadenza e andranno a integrare idealmente l’offerta già esistente di 1,18 miliardi di dollari e con un arco temporale previsto di venti anni. Si tratta, a conti fatti, del secondo bond che la società finanziaria lancia nel corso di quest’anno. Non si tratta di una semplice azienda, ma di uno dei principali azionisti del Gulf Cooperation Council. In questa occasione si è deciso di puntare su una maturazione più breve rispetto a quella precedente, vale a dire cinque anni, ma bisogna anche ricordare, volendo elencare le principali caratteristiche del prodotto, il pagamento semestrale di una cedola pari al 4,9%, così come specificato in modo molto chiaro dal comunicato ufficiale.

Bahrain: la banca centrale comunica i dati sui sukuk

I sukuk stanno letteralmente conquistando il mondo finanziario arabo. Come più volte ribadito, si tratta dei titoli obbligazionari della finanza islamica, strumenti finanziari che si caratterizzano in particolare per il rigoroso rispetto dei principi della religione musulmana: quindi, molte delle tipiche pratiche dei classici bond internazionali non sono valide in questo caso, in primis la presenza di un tasso di interesse e la valutazione da parte delle agenzie di rating. Questo potrebbe far pensare a una minore appetibilità nei confronti degli investitori, ma in realtà questi ultimi si stanno dimostrando molto interessati. Ne sono un chiaro esempio la Malesia, vera e propria leader in tale segmento finanziario, e il Bahrain. Il regno asiatico ha vissuto e non ancora risolto del tutto dei problemi politici analoghi a quelli della Libia, dell’Egitto e della Siria, ma le emissioni sono ancora a ottimi livelli.

Thailandia: nuovi vantaggi dalle regole sui sukuk

La Thailandia potrebbe diventare una delle maggiori nazioni della finanza islamica grazie al crescente interesse delle proprie compagnie, le quali stanno appunto optando per i sukuk, i bond conformi alla legge della Shariah: si tratta di una interessante opportunità di investimento, ma prima di ritenerla tale sarà necessario adeguare regole e regolamenti relativi ai finanziamenti di base. La commissione che si occupa di borsa e finanza è dunque pronta a emendare una legge che consentirà allo stato asiatico di vendere e scambiare tali titoli obbligazionari: la bozza sta per essere approntata dal Consiglio di Stato e dovrà poi essere sottoposta al Gabinetto per l’approvazione ufficiale. Sono soprattutto gli investitori mediorientali a interessarsi del continente asiatico, un modo di collegare business e operazioni tra il mondo in questione e quello arabo.

Tenaga, i nuovi bond islamici saranno ventennali

Tenaga Nasional Bhd rappresenta la principale compagnia energetica di tutta la Malesia: l’espansione potrebbe continuare anche grazie all’offerta obbligazionaria che sta coinvolgendo questa stessa società, con ben cinque miliardi di ringgit di ammontare complessivo e una durata ventennale. La pianificazione prevede, inoltre, che la vendita di tali sukuk venga completata entro il prossimo mese di agosto, o al massimo a settembre, con il denaro che dovrebbe essere utilizzato anche per finanziare un nuovo impianto nello stato settentrionale del Perak. In effetti, l’utility in questione sta provvedendo ad incrementare la propria capacità energetica all’interno del territorio nazionale; in aggiunta, il debito a venti anni potrebbe rappresentare la soluzione ideale per alleviare le scorte di titoli di lunga data di cui gli assicuratori hanno assolutamente bisogno in questo momento.

Sukuk: un rapporto evidenzia le nuove emittenti

Il mese di maggio si conclude oggi e si fanno i conti sulle emissioni totali di sukuk, le classiche obbligazioni islamiche: più in particolare, i dati in questione sono stati calcolati da Zawya Sukuk Monitor, la quale ha messo in luce come in questi trentuno giorni siano stati lanciati prodotti per 4,9 miliardi di dollari. L’aumento è di tutta evidenza, specialmente se si prende in considerazione lo stesso periodo dello scorso anno. Una buona fetta di questo ammontare si riferisce alle nazioni che fanno parte del Gulf Cooperation Council, vale a dire Arabia Saudita, Bahrain, Kuwait, Oman, Qatar ed Emirati Arabi Uniti. Ma oltre ai soliti nomi, come ad esempio Islamic Development Bank, Hong Kong and Shanghai Banking Corporation (Hsbc) e Sharjah Islamic Bank, avanzano anche dei nomi nuovi che gli investitori farebbero bene a tenere a mente.

Hsbc: l’unità mediorientale lancia bond islamici quinquennali

Una delle unità finanziarie più attive di Hsbc è sicuramente quella mediorientale di Abu Dhabi: questa filiale araba, infatti, si è resa protagonista di un’interessante quotazione, vale a dire quella di un bond islamico, il cosiddetto sukuk, per un importo complessivo di cinquecento milioni di dollari. Tra le altre caratteristiche, bisogna sottolineare uno spread di 155 punti base al di sopra del tasso midswap e la scadenza che è stata fissata in un arco temporale di cinque anni, tipica per uno strumento simile. Questa obbligazione, inoltre, vanta un ritorno economico che è attualmente pari al 3,575%, con gli investitori regionali che hanno già sottoscritto il 58% degli ordini, seguiti a ruota dai soggetti provenienti dal continente asiatico (29% del totale). Gli istituti di credito hanno rappresentato il 61% degli ordinativi.