Rischi macroeconomici: le obbligazioni sono ancora una buona difesa

È probabile che qualche investitore si sia fatto questa domanda: le obbligazioni sono ancora in grado di offrire rendimenti interessanti, dopo i massimi di inizio anno? I picchi appena citati sono quelli relativi al Tesoro statunitense e potrebbe apparire scontato che i valori elevati siano ormai terminati. In realtà, alcune indagini finanziarie confermano il contrario: è vero che il mercato dei bond è tendenzialmente sopravvalutato, ma si tratta di un buon appiglio nei momenti di crisi economica. Questo dato emerge in modo piuttosto chiaro dalle ultime reflections di Swiss & Global Asset Management; la società elvetica, uno dei maggiori punti di riferimento al mondo per quel che riguarda la gestione patrimoniale, ha fatto sapere, in effetti, che la valutazione in eccesso risulta essere il fattore decisivo per beneficiare di fondamentali solidi.


Il consiglio, in questo caso, è quello di privilegiare i titoli delle società, tenendo sempre presente che i titoli di Stato possono anche subire delle correzioni. Le informazioni più interessanti si possono sicuramente trarre dagli acquisti di bond da parte di diverse banche centrali, soprattutto quella americana, britannica e giapponese. In particolare, bisogna sapere sfruttare i bassi tassi di interesse di questo preciso momento storico: come ha spiegato Syz Bank (altro importante istituto di credito svizzero, con sede a Ginevra), l’incremento dei dati relativi all’inflazione statunitense sta spingendo gli investitori a trovare una comoda protezione contro uno dei principali rischi macroeconomici.

Gli analisti di Raiffeisen Capital Management si sono invece soffermati sulla ripresa della principale economia globale; in tal senso, c’è da dire che i titoli di Stato a stelle e strisce sono in una fase di forte rialzo, a causa dell’allarme sulla deflazione, ma si dovrà attendere ancora qualche tempo per osservare una inversione di tendenza. La ricetta maggiormente suggerita è quella di acquistare prodotti dei mercati emergenti, i cui indici di indebitamento sono migliori persino di quelli sviluppati e che promettono una fondamentale crescita dei consumi entro il 2020.

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