Ricchezza mondiale in calo

Stando a quanto affermato da Credit Suisse nel suo consueto rapporto annuale, il benessere delle famiglie si sarebbe ridotto del 5 per cento. A tanto ammonta infatti la ricchezza “bruciata” nel corso del 212 a causa della crisi, che ha colpito principalmente il patrimonio del vecchio Continente, piuttosto che quello asiatico e statunitense. Sulla base delle stime previsionali dello stesso istituto di credito svizzero, infine, nel corso del 2017 la Cina potrebbe superare il Giappone nella lista dei Paesi più facoltosi del globo.

Intanto, uno sguardo ai numeri consolidati. Nel corso del 2012 il valore complessivo della ricchezza globale delle famiglie è calato del 5,2 per cento rispetto al 2011, con una perdita in termini assoluti che è equivalente a quasi 12.300 miliardi dollari.

Sul fronte dell’analisi territoriale, afferma La Repubblica, “è la prima flessione dalla crisi finanziaria 2007-2008. Un calo di cui l’Europa è protagonista, complici le incertezze economiche e le difficoltà dell’eurozona. Il contributo del Vecchio continente alla perdita globale è stato di 10.900 miliardi di dollari (-13,9%). La performance negativa è stata seguita da America Latina (-8%), Africa (-5%) e dall’area asiatica che registrato una flessione dell’1,9% pari a 1.400 miliardi. E’ positivo, invece, il trend del Nordamerica con un incremento dell’1,3%, ovvero 882 miliardi, grazie anche all’apprezzamento del dollaro nei confronti di molte valute”.

In termini di ricchezza pro capite, invece, il livello di ricchezza maggiore si trova ancora in Nordamerica, Europa occidentale e zone ricche di Asia e Medio Oriente. “Fra i paesi, al vertice della graduatoria c’è la Svizzera, con una ricchezza media pro capite di 468.186 dollari, anche se in flessione del 13% rispetto al 2011, anno in cui è entrata nella storia come il primo stato al mondo a superare la soglia di 500mila dollari pro capite. Al secondo posto, l’Australia con quasi 360mila dollari a testa, mentre a completare il podio la Norvegia (quasi 326mila). Dietro ci sono Lussemburgo, Giappone (unico paese della top ten con una media pro capite in crescita), Francia, Usa, Singapore, Regno Unito e Svezia” – conclude il quotidiano.

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