Obbligazioni israeliane, l’inflazione espande il rendimento

C’è un dato significativo che emerge con maggiore chiarezza dall’universo finanziario di Israele: i rendimenti extra che gli investitori hanno domandato per detenere bond a dieci anni dello stato mediorientale, infatti, sono stati superiori ai titoli con scadenza nel 2012, a conferma di un rally positivo che dura ormai da settembre. Volendo essere più precisi, queste performance rappresentano la conseguenza più evidente del comportamento di Bank of Israel, l’istituto di credito centrale del paese, il quale potrebbe non essere in grado di porre un freno alle continue accelerazioni del tasso di inflazione.


Lo spread tra i prodotti a decennali e quelli a due anni, ovviamente riferibili entrambi al debito israeliano, ammontava ieri a 196 punti base presso la Borsa di Tel Aviv, il gap più ampio da almeno due mesi a questa parte; inoltre, il rendimento relativo al bond Mimshal Shiklit, il quale giungerà a maturazione a gennaio 2020, è aumentato di tre punti base, attestandosi al 4,54%. Intanto, il tasso di interesse praticato dalla banca centrale rimane fermo al 2%. Rafael Gozlan, economista presso la Leader Capital Markets di Tel Aviv, è stato molto chiaro in questo senso:

Gli investitori che puntano alle obbligazioni nella parte della curva dei rendimenti relativa al lungo termine sono preoccupati circa il possibile effetto dell’inflazione e dell’assenza di controlli.

Il tasso in questione ha subito un incremento pari a 2,5 punti percentuali nel corso del mese di ottobre, mentre a settembre era leggermente più basso (2,4%), ma il motivo che spiega tale rialzo è piuttosto semplice, visto che i prezzi immobiliari e quelli per il cibo sono praticamente alle stelle. Le previsioni più realistiche parlano di un’inflazione al 2,8% nei prossimi dodici mesi, una stima che giunge direttamente dalla banca centrale e da un sondaggio da essa condotto. Infine, un cenno lo meritano anche i mercati valutari, con lo shekel che si è piuttosto indebolito nei confronti del dollaro (-0,8%).

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