Morningstar: grande successo per gli obbligazionari emergenti

L’ultima analisi di Morningstar ha messo in luce delle interessanti tendenze per quel che concerne le principali performance relative ai fondi obbligazionari: in effetti, è soprattutto il settore specializzato nei bond emergenti a ricevere le attenzioni più importanti da parte degli investitori, tanto che sono stati registrati ingenti flussi di capitali da gennaio fino ad oggi. Come può essere spiegato un simile successo? Anzitutto, c’è da dire che il tasso di crescita è stato pari al 48,26% in questi ultimi otto mesi (totale dei flussi diviso per il patrimonio netto), con i fondi globali in dollari che si sono invece caratterizzati per un incremento pari a oltre quaranta punti percentuali.


Di contro, può interessare anche la tendenza in senso opposto, vale a dire i principali ribassi e deflussi: in questo caso, i fondi che tendono ad affidare i loro investimenti alle piazze finanziarie del Vecchio Continente hanno subito i maggiori cali, a causa, soprattutto, della persistente crisi del debito sovrano (tra l’altro, un indicatore molto utile della situazione è l’Msci Europe, risultato in declino dello 0,45%). Ma un piccolo riscatto lo si può ottenere con i comparti legati alle nuove categorie (in primis i fondi azionari legati al continente africano): le dimensioni del patrimonio sono piuttosto ridotte e questo ha influito enormemente sul notevole aumento in termini percentuali. È molto interessante, poi, cercare di capire in che modo si è conformata la mappa patrimoniale di tali fondi.

Gli azionari internazionali risultano essere, sempre secondo l’indagine di Morningstar, quelli con le maggiori dimensioni del patrimonio, anche se nell’ultimo anno hanno registrato un aumento dei flussi pari a soltanto 2,56 punti percentuali; inoltre, i fondi specializzati in borse emergenti e gli obbligazionari denominati in euro dominano questa speciale classifica finanziaria. Infine, occorre ricordare come gli emergenti siano stati la scelta peculiare persino degli investitori statunitensi, di solito più interessanti ai titoli azionari.

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