Mercato azionario italiano: capitalizzazione torna a scendere

piazza-affariNello scorso mese di aprile la capitalizzazione del mercato azionario italiano è tornata a scendere attestandosi nello specifico a 438,9 miliardi di euro; trattasi, in accordo con quanto rende noto l’Abi, Associazione Bancaria Italiana, nel suo Monthly Outlook del mese di maggio 2010, di un calo pari a 20,5 miliardi di euro rispetto al mese di marzo 2010, mentre la variazione annua è positiva e pari a 63,7 miliardi di euro. A livello settoriale, a scendere in Italia nello scorso mese di aprile è stata anche la capitalizzazione del settore bancario, attestandosi a 107,7 miliardi di euro con una diminuzione pari a 9,1 miliardi di euro; su base annua invece il saldo è ampiamente positivo con una variazione della capitalizzazione di Borsa per il sistema bancario pari a 12,8 miliardi di euro. In virtù dell’andamento sopra indicato, l’Abi ha rilevato di conseguenza come alla fine dello scorso mese di aprile l’incidenza del comparto bancario sul totale della capitalizzazione di Borsa in Italia sia sceso al 24,7% dal 25,6% di marzo rispetto al valore del 29,8% del mese di settembre 2007, ovverosia quando ancora la crisi finanziaria era solamente agli inizi.

Allargando l’orizzonte all’intera area euro, invece, nell’aprile scorso per la capitalizzazione di Borsa c’è stato un aumento sia rispetto al mese precedente con un +2,7%, sia su base annua con una variazione del 34% circa; complessivamente la capitalizzazione nell’area euro al 30 aprile 2010 segnava un controvalore pari a 4.204 miliardi di euro rispetto ai 4.094 miliardi di marzo.

Pur tuttavia, se l’andamento dei mercati azionari nel Vecchio Continente, per il mese corrente, sarà quello visto nelle prime due settimane di maggio, è lecito attendersi che la capitalizzazione registri complessivamente una sensibile discesa. Per quel che riguarda la capitalizzazione dei singoli Paesi, l’Italia a fine aprile, rispetto all’intera Eurozona, aveva una capitalizzazione pari all’11,2% del totale, mentre Francia e Germania avevano una quota pari, rispettivamente, al 31,4% ed al 22,2%.

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