I futures sul mais proseguono il loro momento negativo

Non è un bel momento per il mais come commodity da investimento: gli investitori finanziari appassionati di contratti futures si saranno infatti accorti che il prodotto agricolo in questione è giunto ormai al suo terzo giorno consecutivo di ribasso, aumentando il peggior declino di sempre da tre mesi a questa parte. Il motivo è presto detto, in effetti, il governo americano ha aumentato in maniera del tutto inaspettata le proprie stime relative all’offerta globale. Di conseguenza, i contratti relativi alle spedizioni di marzo non potevano che calare di 1,1 punti percentuali presso il Chicago Board of Trade, attestandosi a quota 6,05 dollari il bushel, il prezzo più basso che sia stato registrato per lo strumento più attivo in questo senso dallo scorso 21 dicembre.

Il prezzo in questione, comunque, aveva anche raggiunto i 6,097 dollari. La produzione globale di mais dovrebbe eccedere la domanda per la prima volta dal 2008, visto che gli Stati Uniti possono vantare i migliori raccolti degli ultimi tempi; lo stesso dipartimento agricolo statunitense ha sottolineato che dei risultati simili saranno fatti registrare anche da Russia, Ucraina e Unione Europea, con una offerta in grado di coprire le perdite dell’Argentina. Tra l’altro, le previsioni dello Usda vanno nettamente in controtendenza con quelle degli analisti finanziari, i quali avevano parlato di recente di un calo delle scorte.

Soltanto in territorio americano, queste ultime dovrebbero ammontare a 846 milioni di bushel, ben dodici punti percentuali in più rispetto a quanto stimato dagli analisti; il 2011, invece, è stato contrassegnato da raccolti totali per 12.358 miliardi di bushel (ogni bushel equivale a circa ventisette tonnellate). La domanda globale, infine, dovrebbe crescere fino a 867,98 milioni di tonnellate, un ammontare leggermente inferiore rispetto alle rilevazioni dello scorso mese di dicembre. Nel frattempo, le spedizioni di marzo dei contratti futures che sono legati ai semi di soia sono aumentati di 0,8 punti percentuali.

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