Decisioni Bank of England su quantitative easing

boeLa Bank of England, con una maggioranza di due terzi del comitato di politica monetaria, ha votato contro un ulteriore aumento del QE. In altri termini, il programma di quantitative easing della banca centrale d’oltre manica rimarrà invariato a 375 miliardi di sterline. Ma vediamo più nel dettaglio quali sono state le principali considerazioni formulate dall’istituto britannico nel corso dell’ultima riunione del proprio comitato di riferimento.

Anzitutto, come più volte precisato dall’attuale governatore dell’istituto centrale britannico, Marvin King, l’economia nazionale potrebbe trarre evidente beneficio da un ulteriore stimolo monetario, nonostante l’inflazione possa toccare la soglia psicologica del 3 per cento entro il prossimo mese. Una posizione che non è servita a convincere la parte maggioritaria del comitato di politica monetaria, che ha invece optato per mantenere invariata la rotta già intrapresa (qui invece il nostro ultimo approfondimento sulle decisioni Boe sul costo del denaro).

Secondo quanto affermava Milano Finanza, “dopo la pubblicazione delle minute della riunione di maggio della Bank of England, la missione del futuro governatore della BoE, Mark Carney, favorevole a offrire maggiore stimolo all’economia, sembra farsi sempre più difficile” – dichiarava Samuel Tombs, Uk Economist di Capital Economics, ricordiando tuttavia che “nuovi segnali di debolezza convinceranno l’Mpc a continuare con l’allentamento monetario”, e nonostante “alcuni membri sembrino preoccupati dal fatto che un ulteriore QE possa avere un impatto negativo sulle aspettative di inflazione”.

Stando a quanto riportava invece un sondaggio compiuto due settimane fa tra i principali operatori finanziari, il programma di quantitative easing verrà comunque potenziato entro la fine dell’anno, andando a infrangere le attuali resistenze. Ad ogni modo, concludeva MF, “per ora dai verbali è emerso che le aspettative di inflazione hanno un peso marginale su salari e prezzi, mentre è previsto un aumento del pil dello 0,7% nel secondo trimestre dell’anno, un rialzo considerato mediocre in termini storici: l’Eurozona è ritenuta il maggior impedimento per la ripresa” .

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