Investire in T-Bond a 30 anni dopo QE3 della FED

Il terzo piano di quantitative easing della Federal Reserve, annunciato lo scorso 13 settembre, ha inondato nuovamente il mercato con nuova liquidità al ritmo di 40 miliardi di dollari al mese. Da allora sul mercato dei titoli di stato americani è scattata la corsa all’acquisto dei Treasuries Bond a 30 anni. Il quantitative easing (o allentamento monetario) è un meccanismo che permette alla banca centrale di aumentare l’offerta di moneta con operazioni di mercato aperto. Le iniezioni di liquidità vanno a finire direttamente nel sistema finanziario e nel sistema economico.

La massa monetaria viene aumentata per favorire i prestiti e la liquidità. Questa strategia non convenzionale di politica monetaria viene utilizzata da una banca centrale quando i tassi sono vicini allo zero. La Federal Reserve ha in precedenza annunciato altri due programmi di allentamento monetario, a partire dall’autunno 2008. Il QE3 prevede l’acquisto illimitato di titoli legati alle cartolarizzazione di mutui e non ha una data di scadenza, in quanto si deciderà di fermarlo solo quando il mercato del lavoro americano sarà ripartito.

I T-Bond trentennali stanno beneficiando molto della recente mossa della FED. Da inizio anno sono stati collocati bond sulla scadenza tradizionale più lunga per 103,2 miliardi di dollari, ovvero un importo già ora superiore a quello collocato nel corso dell’intero 2011. Inoltre, è la prima volta dai tempi della crisi finanziaria del 2007 che l’emissione di bond trentennali sfonda la soglia dei 100 miliardi di dollari nell’arco di un anno solare. A questo ritmo si potrà battere anche il record del 2007, quando furono collocati T-Bond trentennali per 125 miliardi di dollari.

La recente mossa della FED ha spinto gli investitori ad andare a caccia di rendimenti sui titoli di stato più allettanti, visto che mediamente le obbligazioni del governo americano pagano interessi negativi al netto dell’inflazione. In particolare la corsa all’acquisto ai trentennali arriva dai fondi pensione, che hanno l’obbligo di puntare su tassi che battono l’inflazione nel lungo periodo.

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