Come funzionano le obbligazioni senza cedola

Le obbligazioni senza cedola, o zero coupon bond, sono titoli di stato da sempre considerati come uno strumento finanziario con rischio prossimo allo zero, utili per parcheggiare la liquidità in qualsiasi fase dei mercati spuntando un rendimento modesto. La recente crisi dei debiti sovrani ha messo in dubbio anche la solidità di questi strumenti, visto che spesso i prezzi dei bond senza cedola hanno subito brusche oscillazioni nei periodi di maggiori turbolenze dei mercati. Il tratto distintivo di questa tipologia di bond è l’assenza di distribuzione di cedole periodiche.

Alla scadenza i titoli vengono sempre rimborsati al valore nominale di 100, per cui il rendimento si ottiene lucrando la differenza tra prezzo di vendita e prezzo ddi acquisto. Se si investono 10.000 euro su un Bot a 12 mesi ad un prezzo di 98,5, alla scadenza il rendimento lordo sarà pari a 100 – 98,5/98,5 = 1,5223. Ciò vuol dire che questo bond senza cedola rende a scadenza poco più dell’1,5% al lordo delle imposte.

L’origine del termine “zero coupon” risale a quando le obbligazioni venivano scambiate sotto forma cartacea: il titolo era caratterizzato da diversi tagliandi (o coupon), uno per ogni anno, che davano il diritto di ottenere il pagamento degli interessi al momento della scadenza. I bond senza cedola che emette periodicamente il Tesoro italiano sono i Bot (a 3, 6 e 12 mesi) e i Ctz biennali. Ci sono anche bond societari a 5 o 10 anni zero coupon, emessi per lo più dalle banche. Non mancano talvolta le emissioni ventennali zero coupon della Bei (banca europea per gli investimenti).

L’imposta sui Bot e i Ctz è pari al 12,5% (vale anche per le emissioni Bei). Se il bond senza cedola viene emesso da un istituto di credito o da altra società, l’imposta è pari al 20%. Sul conto titoli viene poi applicata l’imposta progressiva a partire da 34,2 euro annui.

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