Il Brasile impone una tassa del 6% sui bond internazionali

Il presidente brasiliano Dilma Rousseff ha deciso di inasprire l’imposizione fiscale relativa alle vendite di obbligazioni estere effettuate nel proprio paese: la nazione sudamericana è infatti solita applicare un’aliquota del 6% sulle cessioni di bond e prestiti internazionali, in particolare quelli che presentano una scadenza media superiore ai 360 giorni. Le compagnie coinvolte da tale disciplina hanno già provveduto a pagare il 5,38% in tal senso, ma i tributi non avevano finora ragione di esistere quando si trattava di operazioni che eccedevano i tre mesi. Secondo gran parte degli analisti e degli economisti del paese, la misura è volta a contenere il più possibile i prestiti stranieri, anche perché vi sono ingenti flussi di cassa dalle compagnie e dalle banche, i quali spiegano in parte il motivo per cui la banca centrale sta cercando di evitare a tutti i costi l’apprezzamento del real, la moneta locale.

Asia orientale: in calo la crescita dei bond in valuta locale

La crescita relativa al mercato obbligazionario dell’Asia orientale ha subito un brusco rallentamento nel corso del quarto trimestre del 2010: si tratta, nello specifico, dei prodotti che sono denominati nelle valute locali, ma soprattutto di un trend che è stato causato dalle misure amministrative volte a frenare l’inflazione, secondo quanto rilevato dall’Asian Development Bank. Il valore del debito nei principali mercati emergenti della regione è aumentato di 13,6 punti percentuali, attestandosi addirittura a quota 5,2 trilioni di dollari, una stima che deve indurre a una profonda riflessione. I mercati in questione sono quelli della Cina, dell’Indonesia, della Corea del Sud, ma anche Malesia, Filippine, Singapore, Thailandia e Vietnam.

Minibond Lehman: rimborsi al 96,5% dopo le proteste cinesi

A Hong Kong vi sono moltissimi detentori di titoli strutturati collegabili a Lehman Brothers: ebbene, proprio tali investitori finanziari potranno ottenere più del 96,5% del loro denaro, a titolo di rimborso, dopo le forti discussioni intraprese con le banche, le quali hanno costretto questi soggetti a cambiare ripetutamente le modalità di vendita dei loro prodotti. Gli strumenti in questione sono i cosiddetti “minibond” e verranno rimborsati per un ammontare compreso tra il 70% e il 93%. Gli stessi istituti di credito, inoltre, hanno messo a disposizione un pagamento aggiuntivo da rendere eleggibile per la percentuale maggiore citata in precedenza. L’offerta in questione va così a coprire le esigenze di circa 31mila acquirenti, i cui investimenti erano stati coinvolti nella tempesta finanziaria relativa al crack di Lehamn Brothers nel 2008.

Messico: Peso Bond in calo dopo i dati sull’inflazione

Le obbligazioni denominate in pesos messicani sono state protagoniste ieri di un calo piuttosto consistente, la conseguenza più evidente delle ultime aspettative della banca centrale del paese centroamericano, la quale ha parlato espressamente di tassi di interesse più alti: volendo essere più precisi, i rendimenti relativi ai bond in scadenza nel 2024 (il ritorno economico iniziale era pari al 10%) sono cresciuti nel corso di questo mese, dato che i prezzi sono in costante diminuzione da diverso tempo, una situazione che non si registrava da ben cinque anni. I titoli hanno dunque perso 5,4 punti percentuali nel 2011, una perdita fin troppo chiara se raffrontata con quella dei bond brasiliani che presentano la stessa struttura e le medesime caratteristiche (-1,1%).

Australia, ottimo rally dei corporate bond

I bond corporate australiani stanno offrendo in questo momento dei rendimenti di gran lunga superiori a quelli di qualsiasi altra compagnia che opera a livello globale: addirittura la proporzione in tal senso è di uno a quattro, visto che il primo trimestre si sta caratterizzando per una forte accelerazione della crescita economica da parte della nazione oceaniana. Gli obbligazionisti sono riusciti a conseguire un interessante 2,8% alla fine del 2010, battendo nettamente i ritorni economici del comparto internazionale (+0,6%) e quelli statunitensi (+1%), secondo quanto stimato dagli indici di Bank of America Merrill Lynch. Si tratta, a conti fatti, di un rally sensazionale per quel che concerne tali strumenti finanziari, dato che guadagni di questo tipo non venivano registrati addirittura dal 2007.

Lipper Fund Awards 2011: Invesco conquista tre premi

I Lipper Fund Awards rappresentano l’appuntamento annuale che premia l’eccellenza nell’ambito degli investimenti finanziari, vale a dire i prodotti e gli strumenti che si sono meglio distinti in questo ambito: dunque, dal programma in questione possono essere tratti suggerimenti molto utili sulle modalità di scelta di un fondo piuttosto che un altro. L’edizione del 2011 ha incoronato Invesco Limited come una delle principali società in questo senso, con ben tre prodotti che hanno trionfato nella relativa categoria. Nello specifico, si tratta di Invesco Europe Corporate Bond A MD, miglior “Bond Euro-Corporates su tre anni”, di Invesco Japanese Equity Core A, miglior “Equity Japan su cinque anni” e di Invesco Greater China Equity A, miglior “Equity Greater China su dieci anni”. Non si tratta di traguardi casuali, ma del risultato di performance molto interessanti, correlate a un rischio molto ridotto.

Wells Fargo torna a quotare titoli decennali in dollari

Wells Fargo vanta sicuramente un importante primato negli Stati Uniti, vale a dire quello di principale istituto per quel che concerne i prestiti immobiliari; eppure erano quasi quattro anni che la stessa compagnia di San Francisco non emetteva titoli con scadenza a dieci anni e che beneficiavano della denominazione in dollari. L’attesa è comunque finita e il lancio dei prodotti in questione è stato reso possibile dall’annuncio di un dividendo speciale relativo al primo trimestre del 2011, oltre ad alcuni riacquisti di azioni proprie. Di cosa si tratta esattamente? La banca statunitense ha provveduto a emettere titoli obbligazionari per un importo totale di 2,5 miliardi di dollari e con un rendimento pari al 4,6%; dunque, la scadenza sopraggiungerà nel mese di aprile del 2021, mentre il ritorno economico appena menzionato supera di 130 punti base quello degli stessi strumenti emessi dal Tesoro.

Regno Unito: i bond migliorano grazie alle misure fiscali

I titoli obbligazionari britannici stanno generando i loro maggiori ricavi all’interno del mercato dei debiti governativi, guadagni resi possibili dalle misure economiche decise dal premier David Cameron: quest’ultimo starebbe infatti favorendo maggiormente la salute fiscale del paese piuttosto che l’austerity finanziaria. Tra i principali indici, quello del Regno Unito ha ottenuto i migliori risultati delle ultime sei settimane, dopo aver comunque conseguito perdite importanti nel corso del mese di gennaio. Lo stesso Cameron sta provvedendo a contrastare la crescita della disoccupazione attraverso dei forti tagli di spesa, anche perché il deficit di bilancio oltre l’11% del prodotto interno lordo non può più essere tollerato. Lo scorso 14 marzo, comunque, Fitch ha valutato il debito della nazione con un rating pari ad AAA, il quale identifica la massima affidabilità per un investimento.

Da Fraser and Neave un’offerta di bond a cinque e sette anni

Fraser and Neave Limited è un’azienda piuttosto nota soprattutto nel continente asiatico, specialmente a Singapore, stato in cui è molto attiva nella produzione di bevande: ebbene, questa stessa compagnia potrebbe assumere maggiore rilevanza internazionale grazie alla imminente vendita di titoli obbligazionari, operazione che dovrebbe beneficiare del contributo di Dbs Group Holding e di Cimb Group Holdings, per un ammontare complessivo di trecento milioni di dollari di Singapore (235 milioni di dollari). L’offerta in questione prevede, nello specifico, titoli quinquennali per un importo pari a 150 milioni di dollari di Singapore (il rendimento sarà del 2,48%) e titoli a sette anni con un coupon del 3,15%, così come è stato ufficialmente annunciato allo Stock Exchange della piccola nazione asiatica.

Bank of America: titoli quinquennali contro gli scenari negativi

Bank of America, uno dei nomi più celebri del credito statunitense, ha deciso di vendere 1,5 miliardi di dollari in titoli quinquennali, una decisione che si è resa necessaria dopo che gli investitori obbligazionari hanno scommesso su prospettive non proprio brillanti per l’istituto: la quotazione in questione ha riguardato strumenti che beneficiano di un rendimento pari al 3,625%, 172 punti base al di sopra della stessa scadenza utilizzata dal Tesoro. L’estate scorsa, tra l’altro, la stessa banca di Charlotte aveva ceduto titoli dello stesso tipo ma con uno spread pari a 230 punti base. Secondo gran parte degli analisti, gli investitori non sono più seriamente preoccupati per i peggiori scenari economici che si possono prospettare e stanno cominciando a dimostrare un pizzico in più di ottimismo nei confronti del futuro immediato.

Banco Popolare: Tremonti Bond, rimborso integrale

Via libera in data odierna, lunedì 14 marzo 2011, da parte del Banco Popolare, al rimborso integrale dei cosiddetti “Tremonti Bond“. A darne notizia oggi è stato proprio il Gruppo bancario quotato in Borsa a Piazza Affari nel ricordare come gli strumenti finanziari siano stati emessi in data 31 luglio del 2009 a favore del MEF, il Ministero dell’Economia e delle Finanze, per un controvalore complessivo pari a 1,45 miliardi di euro; contestualmente al rimborso integrale dei Tremonti Bond, in accordo con una nota ufficiale del Gruppo Banco Popolare, sono stati altresì versati gli interessi, pari a 86.443.836 euro, maturati dalla data dell’1 luglio 2010 e fino ad oggi, lunedì 14 marzo 2011. Il rimborso degli strumenti finanziari è avvenuto perfettamente in linea con le previsioni e dopo che il Banco Popolare ha concluso con pieno successo un’operazione di rafforzamento patrimoniale caratterizzata da un’operazione di aumento del capitale sociale.

Australia: calo pesante per le vendite di Kangaroo bond

Le vendite dei cosiddetti Kangaroo bond, i titoli obbligazionari emessi dai prestatori esteri più quotati all’interno del territorio australiano, hanno subito un brusco declino dopo un promettente avvio di 2011: la spiegazione per questa performance negativa è semplice, infatti il regolatore bancario del paese oceaniano ha fatto sapere che questi specifici prodotti non beneficeranno dei nuovi requisiti di capitale che vigono attualmente a livello internazionale. Enti di una certa importanza, come ad esempio la Banca Mondiale e la tedesca Kreditanstalt, stanno già evitando il mercato obbligazionario dell’Australia da diversi giorni, visto che l’Australian Prudential Regulation Authority non intende includere i propri strumenti nel novero degli assets regolati dal Comitato di Basilea. Si tratta di un calo di rilievo, dato che i prodotti in questioni vantano un rating elevato, pari ad AAA, e hanno rappresentato il 27% delle vendite complessive del paese nel 2010.

Turchia, si punta a un nuovo record di Samurai bond

La Turchia è fortemente intenzionata ad accrescere la propria cessione di Samurai bond: si parla, infatti, di una cifra molto vicina ai 180 miliardi di yen (1,6 miliardi di euro), l’ammontare più alto messo a punto da un governo sovrano da almeno un decennio, mentre gli interessi saranno i medesimi, visto che il governo di Ankara vanta dei migliori rating creditizi. Entrando maggiormente nel dettaglio, c’è da dire che le obbligazioni decennali della nazione mediorientale stanno beneficiando di un rendimento pari all’1,87%, vale a dire 48 punti base al di sopra del benchmark quotato in yen. Lo spread in questione non muta più di tanto nemmeno in relazione ai bond che sono stati lanciati sul mercato a gennaio da Panama; al contrario, c’è qualche differenza per quel che concerne i prodotti che sono stati quotati la scorsa settimana da Bank of India (il gap ammonta a 47 punti base).

FA: il debito di Wembley verrà finanziato con dei bond

La Football Association inglese, la principale associazione calcistica del paese nordeuropeo, potrebbe rifinanziare i circa 350 milioni di sterline di prestiti che sono stati utilizzati per dar vita allo stadio di Wembley mediante una cessione obbligazionaria: l’organismo londinese sta infatti considerando una quotazione di tali strumenti finanziari, anche perché ci si è ormai accorti che il prestito attuale, maturato nel 2008 e da completare entro il 2023, sta diventando fin troppo costoso, così come è emerso da alcune fonti interne al gruppo. La questione principale secondo Stephen Schechter, fondatore della banca di investimento che ha preso il suo stesso nome, riguarda il metodo meno indolore per ottenere denaro a basso costo, visto che il capitale a disposizione in questo momento non è poi moltissimo.