Materie prime: a Londra ottimo rialzo del piombo

Le performance attuali delle materie prime sono piuttosto altalenanti, quindi appare difficile effettuare una scelta di investimento finanziario rispetto a un’altra: i timori relativi ai conti pubblici dell’area dell’euro sono ancora molto forti, dunque questo fattore, unito all’indebolimento dell’euro nei confronti del dollaro, ha provocato una brusca marcia indietro. Soltanto i metalli più preziosi, vale a dire quelli che si lasciano meno influenzare dai ribassi valutari, sono riusciti ad attenuare le perdite, ma si è trattato di un’eccezione che ha confermato la regola. Le commodities agricole, poi, sono state ancora caratterizzate da una fortissima volatilità, pertanto non deve stupire più di tanto il gran numero di cessioni in tale settore: i cali più evidenti sono stati quelli dello zucchero (sia grezzo che raffinato), del cotone (oltre i due punti percentuali), del mais, del riso e del grano.


Non si è salvato nemmeno il petrolio, il quale ha perso il 2,1% a New York. Su cosa possono puntare allora gli investitori? I futures che promettono migliori scenari sono quelli quotati al London Metal Exchange, vale a dire soprattutto i metalli non ferrosi, eccezion fatta per il rame. I contratti di maggior rilievo sono stati quelli relativi alle performance del piombo, metallo che si è rafforzato addirittura del 5,2%, uno dei livelli più alti degli ultimi due anni.

Il mercato in questione vive una fase rialzista dal 2005, anno dal quale è cominciata una crescita esponenziale delle quotazioni, ormai giunte al di sopra dei duemila dollari per tonnellata, un traguardo importante, visto che la crisi globale aveva letteralmente dimezzato l’andamento. L’International Lead and Zinc Study Group ha fatto sapere che la domanda europea è in fase calante, così come quella americana e giapponese, ma dalla Cina sono arrivate richieste sostanziose che hanno sostenuto la domanda globale. L’offerta, al contrario, è aumentata di 1,9 punti percentuali, attestandosi a quota 8,81 milioni di tonnellate, in gran parte derivanti dalla produzione mineraria.

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