Segnali chiave per monitorare i mercati finanziari

Oggi muoversi sui mercati finanziari significa destreggiarsi in un contesto altamente complesso e influenzato da numerose variabili di natuta tecnico-fondamentale: volatilità, spread, correlazioni e tanto altro ancora. In palio c’è l’andamento delle principali asset class di investimento, dall’azionario all’obbligazionario, dalle valute alle materie prime. Per entrare in simbiosi con i mercati finanziari sia il professionista che il piccolo investitore retail devono necessariamente studiare una serie di variabili, in un mercato che oggi solo a Wall Street è dominato per oltre il 50% degli scambi da programmi automatizzati (i cosiddetti “high frequency trading”).

La struttura dei mercati finanziari è caratterizzata da una forte correlazione tra le varie asset class. Ad esempio, un segnale generato sul mercato valutario può determinare un movimento tecnico sulle materie prime o sull’azionario. In particolare un improvviso exploit dell’euro, valuta attualmente considerata speculativa, può generare un magigore appetito verso il rischio e spingere al rialzo anche le quotazioni azionarie.

Se, invece, ad apprezzarsi è lo yen giapponese, ovvero la valuta rifugio per eccellenza (anche più del dollaro americano), i mercati potrebbero essere investiti da un’ondata di avversione per il rischio (risk off) creando presupposti per gli strumenti rischiosi, come l’equity o le commodity. Un altro fattore molto importante da considerare è la volatilità, cioè la capacità dei prezzi di muoversi in un determinato arco temporale. Gli investitori, soprattutto i professionisti, osservano le oscillazioni del Vix, cioè l’indice della volatilità implicita a Wall Street. Quando il Vix si muove sotto area 20 punti, il mercato è tranquillo; di converso, valori superiori a 25-30 indicano un brusco incremento della volatilità e una maggiore tensione sui mercati.

In base alla percezione odierna degli investitori vengono ritenuti investimenti più rischiosi quelli fatti in azioni (soprattutto i titoli finanziari), in obbligazioni ad alto rendimento (sia fixed income con basso rating che corporate bond), in valute emergenti, in valute speculative (euro su tutti) e materie prime. Gli investimenti meno rischiosi vengono visti quelli in Bund tedeschi, T-bond americani e valute rifugio (dollaro americano e yen giapponese).

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