Spagna in recessione, taglio al rating di 9 banche

La Spagna entra ufficialmente in fase di recessione. La pubblicazione del PIL trimestrale conferma il sentore degli investitori, che scontavano ormai già da diverso tempo la notizia della recessione di Madrid. Il PIL relativo al primo trimestre del 2012 è sceso dello 0.3% contro le attese di 0.4%. Su base annuale invece si parla di un -0.4% contro uno 0.5% previsto; le aspettative ribassiste sono quindi state riviste al rialzo, ed anche se il dato è nel complesso negativo la risposta del mercato è positiva, visto che questo già scontava delle previsioni peggiori.

LA CRISI ECONOMICA SPAGNOLA

Dal 2008 la Spagna alterna fasi di recessione a fasi di “crescita atona” con una disoccupazione costantemente in crescita e la situazione viene riassunta dall’istituto nazionale di statistica, che riassume così i dati raccolti:

l’andamento dell’economia è la conseguenza della performance della domanda nazionale, compensata solo parzialmente dal contributo positivo della domanda estera

Il secondo trimestre negativo del PIL pesa come un macigno sulla Spagna che riceve immediatamente il downgrade di Standard & Poor’s; l’agenzia di rating ha agito su 9 banche spagnole, a poco tempo di distanza dal taglio del debito sovrano del Paese stesso. Tra gli istituti risaltano due nomi in particolare ovvero Santander e BBva, ma alla lista completa si aggiungono Banesto, Sabadell, Ibercaja, Kutxabank, Banca Civica, Bankinter e Barclays, mentre S&P sta valutando un’azione mirata anche su CaixaBank e Bankia.

RISCHIO CORSA AGLI SPORTELLI IN SPAGNA

La soluzione alla recessione viene proposta da Olivier Wyman e Lackrock su commissione direttamente della Banca di Spagna; secondo i consulenti bisognerebbe creare una “bad bank” che più che un istituto sarebbe una società di gestione patrimoniale a cui affidare i prestiti tossici legati al mercato immobiliare. In questo modo i conti delle Banche si alleggerirebbero ed il debito a rischio sarebbe gestito da una società creata su misura, mentre gli istituti di credito potranno continuare il lavoro di ripresa senza il peso degli asset scomodi.

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