Rai Way ed Ei Towers: le trattative proseguono

Tra Rai Way ed Ei Towers le trattative sono ben avviate.

Successivamente all’offerta pubblica di acquisto e scambio, altrimenti nota con il nome di Opas, pari a 1,22 miliardi e lanciata dal gruppo delle antenne tv di Mediaset all’emittente statale, Ei Towers e Rai Way sono in contatto per cercare un accordo.

Tutto parte dall’annuncio dello scorso 24 febbraio e gli interventi del governo che ha ripetuto l’intenzione di rimanere al 51% in Rai Way, le diplomazie sotterranee si sono messe al lavoro. Sia pure indirettamente — come riferiscono fonti a conoscenza del dossier — Ei Towers e Rai Way starebbero in questi giorni tentando di trovare una soluzione che possa riequilibrare i pesi dei due azionisti — Mediaset e Rai, dunque il Tesoro — nella società post-fusione, che invece secondo l’impianto attuale si ritroverebbero rispettivamente al 31% e al 14% circa in caso di totale adesione della Rai.

Entro giorno 16 marzo andrà presentato in Consob il prospetto informativo sull’opas. (A oggi «non e’ ancora arrivato», ha detto stamattina il presidente della Commissione di vigilanza sulle società e la Borsa, Giuseppe Vegas). Ma se si trovasse una qualche convergenza, Ei Towers potrebbe modificarne le condizioni accettando una quota di minoranza post-fusione, specialmente se ci sarà anche il coinvolgimento di un terzo soggetto come la Cdp o il fondo F2I che rafforzi il controllo pubblico. Un compromesso su precise regole di governance è anche la soluzione che intravedono gli analisti di Icbpi in un report di ieri.

Sostengono, inoltre, gli analisti:

Un’apertura in tal senso è arrivata dal governo. Davanti alla commissione Industria del Senato presieduta da Massimo Mucchetti il sottosegretario alle Comunicazioni, Antonello Giacomelli, si è detto «non spaventato dall’operatore unico nazionale», pur non volendo commentare l’opas. I modelli possibili in questo business, ha ricordato, sono solo due: «l’operatore puro non verticalmente integrato» dunque senza controllo da parte di un produttore di contenuti (come Rai e Mediaset) «e l’operatore con controllo pubblico che assicura la neutralità».

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