Pepsi-Wbd, ottimo rally obbligazionario per la società russa

L’ultima acquisizione posta in essere da PepsiCo Inc., la conglomerata statunitense attiva nella produzione e commercializzazione di bevande, sta agevolando senza dubbio uno dei maggiori rally obbligazionari; in effetti, la società scelta dalla compagnia americana è OAO Wimm-Bill-Dann, produttrice di succhi di frutta, la quale sta beneficiando delle performance più alte degli ultimi cinque mesi, la conseguenza naturale dell’atteggiamento degli investitori, i quali stanno speculando sul fatto che l’accordo possa innalzare i rating del credito. I rendimenti della società russa, in particolare i titoli che giungeranno a scadenza nel 2013, sono calati di 54 punti base (-0,54%), assestandosi al 7,6%, uno dei declini più consistenti da quando i bond sono stati venduti lo scorso mese di luglio.


Secondo Renaissance Capital e Alfa Bank, inoltre, il minimo finanziario verrà raggiunto con la perdita di altri cinquanta punti base. L’operazione completata dalla stessa PepsiCo, la quale può vantare dei rating nettamente migliori rispetto a quelli del governo di Mosca, condurrà al taglio dei rendimenti extra di Wimm-Bill-Dann sul debito sovrano; dal punto di vista commerciale, inoltre, dovremmo assistere a uno sviluppo importante della nazione russa, che diverrà il più grande mercato al di fuori degli Stati Uniti per quel che concerne la produzione di snack e bibite. Il rally obbligazionario è atteso nei prossimi giorni e molti analisti russi si sbilanciano sul fatto che l’acquisizione possa rappresentare la vera svolta positiva per il profilo creditizio di Wbd.

Intanto, i titoli azionari di quest’ultima sono incrementati del 58% subito dopo l’annuncio da parte dei vertici della Pepsi. C’è da sottolineare, poi, che la multinazionale di Purchase (New York) viene attualmente valutata con un rating pari ad Aa3 da Moody’s, ben quattro gradini al di sopra del governo russo, mentre Standard & Poor’s si è sbilanciata con una A (buona affidabilità): il rendimento dei bond decennali, in questo caso, è salito fino al 3,66%.

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