La Banca IMI ha emesso nuove obbligazioni per ampliare la sua offerta di investimenti. Si tratta di 8 nuovi certificati su cui puntare, quotati a Milano, con gli investitori pronti e metterci dei soldi, visti i nomi dei sottostanti a garanzia. Si tratta infatti di certificati Cash Collect su Generali Assicurazioni, Unicredit, Ubi Banca, Banca Mediolanum, Unipol, Peugeot, Renault, e Telecom. Il prezzo di emissione dei nuovi certificati è di 100 euro. Si tratta di certificati ad un anno, con scadenza al 11 aprile prossimo. I nuovi Cash Collection pagheranno cedole mensili a tasso fisso, senza condizioni sui titoli sottostanti. L’importante, e questa è l’unica condizione, sarà la valutazione mensile, nei confronti della barriera. Maggiore o uguale, sarà il livello di pagamento da raggiungere, seguendo il seguente schema: Ubi Banca: 2,55 euro/azione; Generali 11,4 euro; Banca Mediolanum 5,5 euro; Unicredit 10,1325 euro; Telecom 0,6432 euro; Renault 63,088 euro; Peugeot 14,284 euro. Le nuove obbligazioni sono state emesse sul SeDex di Borsa Italiana, e possono essere un buon investimento a breve e lungo termine, anche per i non addetti ai lavori. Il rischio è minimo, su un ventaglio di sottostanti ben nutrito, specie nel comparto bancario, che non dovrebbe, quest’anno subire flessioni importanti.
L’Arabia Saudita emette altri bonds: è a corto di soldi
La guerra del petrolio, in corso ormai da più di un anno, sta indebolendo i paesi produttori. Il Venezuela ha dovuto rinunciare a parte del programma d governo, la Russia ha avuto piccole difficoltà, ma la notizia è che anche l’Arabia Saudita sta pagando il calo del prezzo del greggio, ed è sempre più in difficoltà, tanto da dover emettere nuovi titoli alla ricerca di finanziamenti per lo stato dello sceicco. E la situazione appare grave se il paese ha proceduto alla sua prima vendita internazionale con un’emissione pari a 9 miliardi di dollari. Certamente non si tratta di titoli a rischio, ma colpisce il fatto che il paese, fino a due anni fa finanziato quasi esclusivamente dai proventi dell’oro nero, debba procedere con strumenti di finanza “classica”, per reperire denaro.
I titoli sono abbastanza particolari, in quanto, come si sa, il paese è governato da un regime islamico fondamentalista, e dunque i suoi strumenti finanziari devono rispettare la legge della sharia. Si tratta di titoli a 5 e 10 anni, che vanno a far parte di un pacchetto da 33 miliardi di dollari, emessi per necessità contingenti al momento. Inizialmente erano previste emissioni per 8 miliardi, ma i nuovi dati sulle riserve petrolifere americane hanno spinto il prezzo del greggio ancora più giù, e si è reso necessario un “aggiustamento” di un miliardo. Il rendimento dei quinquennali è di 2,93%, mentre i decennali sono offerti a 3,65%.
MPS, salta assemblea straordinaria azionisti
E’ saltata l’assemblea straordinaria degli azionisti di Banca Monte dei Paschi di Siena: non è stato infatti raggiunto il il quorum necessario. verificando il capitale presente in assemblea è stato possibile accertare che vi fosse presente solo il 16,3% dello stesso: una quota insufficiente.
Bond esotici: provate quelli delle Filippine
Per chi è alla ricerca di nuovi mercati e nuovi investimenti, anche esotici, una delle soluzioni attuali possono essere i bond delle Filippine. Il paese infatti, sta vivendo un boom economico, e i rendimenti delle sue securities sono migliori dei bond europei. Il paese si segnala, alla Banca Mondiale, come il migliore, economicamente, della sua area geopolitica, e le previsioni di crescita del Pil, si attestano, nei prossimi tre anni, attorno o poco inferiori al 7%. Il 2017 vedrà il Pil crescere del 6,9%, e le Filippine sono alla ricerca di investimenti con offerte sui bonds molto allettanti. I titoli di stato del paese asiatico infatti, sono offerti al 3,16% di rendimento, fino al 2025, mentre se cercate azioni a breve termine, il rendimento effettivo risulterà della metà, 1,74%. Le agenzie di rating hanno assegnato la tripla B ai titoli delle Filippine, e gli indicatori segnalano non solo stabilità, ma anche buona crescita, certamente migliori rispetto a quella italiana ad esempio. Per il prossimo triennio, gli analisti vedono ulteriori progressi economici per il paese asiatico, grazie all’urbanizzazione, che sta prendendo il posto della localizzazione agricola, che sicuramente farà crescere i segmenti edilizi e dei trasporti, arricchendo ancor di più il Pil nazionale. Poi c’è l’occupazione, in crescita, e le rimesse dai cittadini all’estero, pari al 10% del Pil.
Bpvi vende il 6% di Cattolica Assicuazioni
La Banca popolare di Vicenza (Bpvi) vende il 6% di Cattolica Assicurazioni e lo fa per la modica cifra di 76 milioni di euro: entrando nello specifico la banca ha ceduto circa 10.500.000 azioni ordinarie, pari al 6,02% del capitale sociale della compagnia.
Oro sempre più scarso, possibili aumenti
Per chi intende investire in oro, la notizia potrebbe essere molto importante per le mosse da fare nei prossimi anni. La disponibilità di oro da estrazione nei prossimi 10 anni dovrebbe scendere del 10%, e questo potrebbe far alzare il prezzo del metallo giallo, complice anche la voracità di molte banche centrali, di rimpinguare le proprie riserve aurifere. Ad oggi, la quotazione dell’oro è di 1,250 dollari per oncia, e il prezzo tende ormai a salire da anni. Sono molti che, in questo periodo di instabilità e crisi, stanno investendo in uno dei beni rifugi per eccellenza, quel metallo giallo che ha sempre attratto gli investitori. La guerra economica che Trump sta per lanciare, sembra rafforzare questa tendenza, a cui si dovrà aggiungere questa nuova notizia sulle miniere, che comincierebbe ad esaurire i loro filoni auriferi. Le scoperte di nuovi filoni sono sempre più rare, non a caso, solo tre filoni sono stati scoperti nel 2014, e dopo il picco estrattivo del 2016, di circa 3200 tonnellate, la quantità estratta è sempre in calo. Per comprendere il fenomeno, basti pensare che 30 anni fa, nel 1987, i filoni scoperti furono 37. A distanza di trentanni dunque una drastica diminuzione delle scoperte, che porta gli analisti a parlare di un calo del 10% sull’immissione di nuovo oro sul mercato. Alcuni pensano che ci vorranno altri due anni prima di vedere un calo nella produzione, e altri azzardano prezzi più che raddoppiati tra cinque anni. Insomma, per chi volesse comprare, oggi è il momento giusto.
Sterlina e Brexit, scenderà ancora?
La richiesta di Brexit è stata ufficializzata e gli animi hanno già iniziato a scaldarsi: cosa succederà adesso, la sterlina scenderà ancora? I mercati si sono già stabilizzati o bisogna temere il peggio? Sono domande che gli analisti si stanno ponendo, nonostante una momentanea stabilità delle intenzioni degli investitori.
Saipem sale in borsa e pensa a nuove emissioni, possibili investimenti
La società e multinazionale di estrazioni petrolifere Saipem continua la sua ascesa in borsa, e le sue azioni stanno diventando appetibili per gli investitori del lungo periodo. È di oggi la notizia, diffusa dalla Reuters, secondo la quale, l’azienda potrebbe collogare altre obbligazioni sul mercato. Per il momento si tratta solo di indiscrezioni, ma abbastanza precise. Dovrebbe trattarsi di obbligazioni a 5 anni, e secondo le fonti economiche, l’ammontare dovrebbe aggirarsi sui 500 milioni di euro, per un rendimento del 3%. Dalla Saipem naturalmente, né conferme, né smentite, ma gli analisti sembrano essere abbastanza sicuri, visto anche l’andamento delle azioni della compagnia, che alla borsa di Milano, ieri hanno fatto segnare un +1,16%, confermando così il recupero dell’azienda sul mercato azionario. Ieri le azioni avevano segnato un buon rialzo, confermato questa mattina, sia in apertura che a metà seduta, quando le azioni hanno toccato il prezzo di 0,4023 euro, con un rialzo del 1,18%, il migliore della mattinata alla Ftse Mib. Oggi la borsa di Milano registra una stagnazione, con l’indice fermo a +0,05%. Male Tenaris, con un -1%, che invece ieri si era segnalata per la sua progressione.
Gli investimenti in Nuova Zelanda
Per chi ha voglia di investire in paesi lontani, ma comunque sicuri, la Nuova Zelanda è certamente una nazione da tenere sotto osservazione, seria e preparata, ma soprattutto capace di reinvestire ciò che arriva dall’estero per farlo fruttare. È il caso dei bond, visti anche la politica monetaria della BCE che dovrebbe continuare con i tassi negativi ancora per tutto l’anno, mentre in nuova Zelanda i rendimenti sono migliori, grazie ad un’economia anglosassone stabile e certamente ricca, che vede il Pil attorno al 3,5% anche per quest’anno. Naturalmente dovrete acquistare e ricevere i profitti in dollari della Nuova Zelanda, quindi tenete sempre d’occhio il Forex per controllare la valuta. Nel paese, la banca centrale sta mantenendo i tassi sul denaro al 1,75%, e prevede di non variare la sua politica per molto tempo. Tra le obbligazioni appetibili ci sono quelle della ANZ, l’Australia e New Zeland Bank, un gruppo bancario molto solido, con rating alto (AA- di Standard & Poor’s e Aa2 per Moody’s), che attualmente ha emesso obbligazioni per quasi 43 milioni in valuta locale che scadranno il 22 marzo del 2022. i rendimenti, fissi, sono del 3,66% a tre mesi con rimborso totale alla scadenza. Si parte da 2000 dollari per gli acquisti di questo che è il quarto gruppo del settore in Oceania.
Btp, debito italiano il più venduto da investitori nel 2016
I Btp, i titoli di stato italiani, sono stati il debito più venduto dagli investitori nel corso del 2016: il dato è stato reso noto all’interno dell’ultimo report della Banca Centrale Europea che sottolinea come al momento, dal punto di vista degli investimenti, l’Italia sia sofferente.
Euro in salita grazie a crollo Nasdaq
Una giornata davvero particolare per Wall Street quella di oggi: dopo aver visto un’apertura positiva sta ora virando al ribasso sostenuto, trascinando il Nasdaq e portando l’euro a contrattazioni positive.
La FED alza i tassi: lasciare le azioni e puntare sui bonds?
La FED, banca centrale statunitense, ha alzato, come previsto, i tassi sul costo del biglietto verde, e gli analisti ora si stanno domandando quale sarà il futuro del mercato azionario. La risposta è molto semplice, un rialzo non fa primavera, e nemmeno l’inverno. Certamente non ci sarà un abbandono del mercato azionario in favore dei titoli di stato, ma solo una maggiore attenzione ai bonds. Nessun “panico” o “bolla”, ma forse il mercato semplicemente rallenterà un po’, dopo i vari rally di Wall Street, alternati a pause, grazie ai tassi bassissimi sul dollaro che ha stimolato i prestiti speculativi. Inoltre, la Federal Reserve, ha spesso, negli ultimi anni, dato delle sovrastime delle sue azioni sui tassi, e sono in pochi a tenere conseguenze negative sui mercati. Poi il mercato avrà il tempo di assorbire l’aumento dei tassi, previsto in tre tranche da 0,25%, ed assestarsi sulle nuove posizioni. Gli analisti spiegano che le perdite per i fondi obbligazionari, a causa di un aumento dei tassi progressivo e minimo, sono normalmente molto piccole, se non nulle. Su dei rendimenti medi, per esempio, del 4,5% dei fondi obbligazionari, lo 0,25% è minimo, anche se moltiplicato per tre tranche, e servirebbero due anni prima che i fondi ne risentano. Ma questa è la matematica pura, infatti l’aumento dei tassi attira gli investitori sulle obbligazioni, alimentando così i fondi e il mercato. Ad oggi, non vi consigliamo dunque di abbandonare le azioni, ma solo di tenere sott’occhio i bonds.
FED ed elezioni Olanda spingono economia
Le dichiarazioni della FED ed il rialzo dei tassi di interesse insieme al risultato delle elezioni politiche in Olanda hanno spinto l’economia europea in direzione positiva rispetto ai giorni scorsi dando alle borse dell’Eurozona modo di eseguire delle performance decisamente positive.
Investire in Generali
L’attenzione intorno a Generali Assicurazioni, da parte delle banche, sembra essersi placata, con l’annuncio della definitiva ritirata dal tentativo di scalata di Banca Intesa, ma il titolo continua ad offrire buone garanzie di investimento, forte degli ottimi bilanci registrati nel 2016. Dopo una serie di rally, e di ribassi, il titolo potrebbe essere di nuovo spinto su sull’onda dei risultati, e c’è quindi poco tempo per acquistare le azioni, prima che diventino troppo care, e si rivelino solo una cassaforte anti inflazione. Il 2016 è stata l’anno migliore per l’utile netto e per lo share equity degli ultimi 10 anni, tanto che la compagnia assicurativa ha annullato l’aumento di capitale che aveva previsto, passando addirittura ad un’accelerazione del piano industriale e cercando nuove strategia di acquisizione, dopo le minacce di scalata. Il 2016 ha visto l’utile netto salire del 2,5%, pari a 2,1 miliardi, e quello operativo dello 0,9%, pari a 4,83 milioni. E così il dividendo per azione è salito dell’11,1%, pari a 0,80 centesimi per azione. Confermate tutte le previsioni future, che vedono un net operating cash cumulativo di più 7 miliardi, per il 2018, con l’obbiettivo del risparmio sui costi operativi che viene anticipato di 1 anno. Il Regulatory Solvency ratio dello stato patrimoniale, dale da 171% a 177%, il titolo del 2,74%.