Si sono chiusi con risultati da record i primi sei mesi del 2011 di Saipem S.p.A.. Il Consiglio di Amministrazione della società, infatti, si è riunito per esaminare ed approvare i conti H1 2011, caratterizzati innanzitutto da un balzo dell’utile netto del 15,3% a 438 milioni di euro, a fronte di una crescita del 13,6% nel secondo trimestre 2011 a 225 milioni di euro rispetto al Q2 2010. Di conseguenza, tenendo conto proprio dei dati dei primi sei mesi del corrente anno, Saipem S.p.A. con un comunicato ufficiale ha reso noto d’aver reiterato, e quindi confermato, quella che è la guidance migliorativa descritta ed indicata alla comunità finanziaria nello scorso mese di aprile del 2011.
Sri Lanka, i risultati delle ultime aste dei bond
Tra i tanti paesi dello sconfinato continente asiatico che spesso ci si dimentica di menzionare c’è sicuramente lo Sri Lanka: questa nazione non vanterà certo una delle strutture economiche più solide al mondo (la povertà e la disoccupazione sono una realtà fin troppo attuale), ma comunque essa va segnalata per il continuo ricorso ai titoli obbligazionari quali strumento di stabilizzazione del debito interno. Quanto conviene affidarsi alla finanza cingalese dal punto di vista dei rendimenti? Proprio in questi ultimi giorni, la banca centrale del paese ha reso noti i risultati delle aste dei bond del Tesoro, un buon punto di riferimento per gli investitori interessati a tali orizzonti. Che cosa è emerso esattamente? Anzitutto, bisogna precisare che le principali scadenze temporali sono di tre tipi, sei anni (15 luglio del 2017), otto anni (1° maggio del 2019) e dodici anni (1° ottobre del 2023). Negli ultimi due casi, i bond fanno parte della cosiddetta serie A, mentre il tipo è parte integrante della serie B.
ETF Natural Gas: come investire sul gas a Piazza Affari
Tra i tanti Exchange Traded Fund che si possono sottoscrivere nella nostra borsa valori, quello sul gas naturale presenta le caratteristiche più interessanti e appetibili: il riferimento principale di Piazza Affari da questo punto di vista è senza dubbio l’Etfs Natural Gas. In pratica, si tratta di un prodotto finanziario che, come accade negli Etf tradizionali, è in grado di replicare in modo perfetto le performance di un sottostante, vale a dire il Dow Jones-Aig Natural Gas Sub-Index. Quest’ultimo non è altro che la replica fedele dell’andamento del gas naturale, quindi ogni variazione, sia al rialzo che al ribasso, viene prontamente registrata. Gli investitori interessati a questo ambito devono comunque tenere conto che l’indice in questione appartiene al vasto universo del New York Stock Exchange, quindi i calcoli sono effettuati tutti in dollari americani; non c’è invece nessuna difficoltà di cambio valutario per quel che riguarda l’Etf stesso, il quale beneficia della denominazione in euro.
Fiat-Chrysler: ricavi Q2 2011 sopra i 13 miliardi
Hanno sfondato la quota dei 13 miliardi di euro i ricavi del Gruppo Fiat nel secondo trimestre del 2011. In particolare, includendo Chrysler, il giro d’affari del Gruppo Fiat nel periodo aprile-giugno 2011, in accordo con una nota emessa dalla multinazionale torinese, si è attestato a 13,2 miliardi di euro; senza l’apporto di Chrysler, invece, i ricavi, a 10 miliardi di euro, sono comunque cresciuti del 6,5% rispetto al secondo trimestre dell’anno 2010. L’aumento dei ricavi è frutto del miglioramento di tutte le divisioni della Fiat che, lo ricordiamo, quota oramai in Borsa senza il business non auto che è stato scorporato con un’operazione di scissione ed attraverso la quotazione in Borsa a Piazza Affari, a sua volta, di Fiat Industrial. Molto bene nel secondo semestre 2011 sia il volume dei ricavi per i marchi di lusso e per quelli sportivi, con una crescita a doppia cifra, sia per i componenti ed i sistemi di produzione.
CheBanca! Pronti contro termine al 2,75%
Si fanno sempre più interessanti i rendimenti proposti da CheBanca!, la Banca per tutti del Gruppo Mediobanca, sui pronti contro termine, prodotti di investimento a basso rischio che permettono di remunerare con vincolo la liquidità. Attualmente, e comunque per le sottoscrizioni entro e non oltre il 31 luglio del 2011, i pronti contro termine di CheBanca! con scadenza ad otto mesi offrono un rendimento interessante e pari al 2,75% lordo, che corrisponde al 2,40% netto. Ricordiamo che con i pronti contro termine le somme non sono svincolabili prima della scadenza, in corrispondenza della quale il risparmiatore rientra del capitale investito unitamente al pagamento degli interessi maturati che sono noti alla stipula; questo perché l’investimento in Pronti Contro Termine di CheBanca! è a tasso fisso.
Spagna: le aste dei bond a dieci e quindici anni
La Spagna è stata letteralmente costretta a pagare dei costi di indebitamento che sono poi risultati punitivi in relazione all’asta per il proprio debito di breve termine: l’importo in questione ammonta a 2,6 miliardi di euro e il fatto che coinvolga la quarta economica dell’area dell’euro non è certo incoraggiante. In pratica, il debito è stato venduto a un tasso di interesse che non veniva registrato addirittura dal 1997. L’asta dei titoli obbligazionari a dieci e quindici anni viene vista come un delicato test per verificare il sentimento reale degli investitori nei confronti della nazione iberica, soprattutto alla luce degli ultimi destini che stanno riguardando la Grecia. La cessione a cui ci stiamo riferendo è stata pari a 1,8 miliardi di euro per quel che concerne la scadenza del 2021 e un rendimento medio del 5,9%. La maturazione del 2026, invece, prevede 814 milioni di euro di importo totale e un ritorno economico superiore ai sei punti percentuali (più precisamente il 6,19%).
Bahrain: la banca centrale comunica i dati sui sukuk
I sukuk stanno letteralmente conquistando il mondo finanziario arabo. Come più volte ribadito, si tratta dei titoli obbligazionari della finanza islamica, strumenti finanziari che si caratterizzano in particolare per il rigoroso rispetto dei principi della religione musulmana: quindi, molte delle tipiche pratiche dei classici bond internazionali non sono valide in questo caso, in primis la presenza di un tasso di interesse e la valutazione da parte delle agenzie di rating. Questo potrebbe far pensare a una minore appetibilità nei confronti degli investitori, ma in realtà questi ultimi si stanno dimostrando molto interessati. Ne sono un chiaro esempio la Malesia, vera e propria leader in tale segmento finanziario, e il Bahrain. Il regno asiatico ha vissuto e non ancora risolto del tutto dei problemi politici analoghi a quelli della Libia, dell’Egitto e della Siria, ma le emissioni sono ancora a ottimi livelli.
Unicredit MoneyBox Self Service balza al 3% netto
Fino a pochi giorni fa rendeva il 2% netto a dodici mesi. Adesso invece il rendimento netto ad un anno sale a ben il 3%, che non è male per un prodotto di investimento in Pronti Contro Termine, quindi a basso rischio, e “self service”, ovverosia con sottoscrizione online senza doversi recare ogni volta in filiale. Stiamo parlando di MoneyBox Self Service, il noto prodotto per la remunerazione della liquidità di Unicredit che è accessibile per tutti quei correntisti che hanno attiva la Banca Multicanale. E allora, come sopra detto, e per qualsiasi importo a partite da 5 mila euro, si può investire in MoneyBox Self Service potendo ottenere attualmente il 3% netto a dodici mesi; ma anche il 2,50% netto a 9 mesi, il 2% netto a sei mesi, e l’1,25% netto a tre mesi. L’investimento massimo in MoneyBox Self Service è pari a 250 mila euro a fronte dell’abilitazione del deposito titoli da collegare al conto corrente di Unicredit.
Bond Argentina: il caso non è chiuso
A quasi dieci anni di distanza dal crac finanziario dell’Argentina che portò alla ristrutturazione del debito, il Paese estero ha archiviato il contenzioso con i propri creditori. Pur tuttavia, rimane ancora aperto quello con gli istituti di credito relativamente a quelle cause intentate a seguito di proposte di investimento non idonee con il profilo di rischio dei risparmiatori, spesso pensionati che in certi casi hanno perso tutti o quasi i risparmi sudati di una vita. Ma a che punto siamo in merito? Ebbene, al riguardo l’Associazione Altroconsumo ha messo a disposizione online un questionario per capire chi ha ancora questi Tango Bond in portafoglio ed acquisire di conseguenza informazioni anche col fine di assistere queste persone.
Il rand fa crescere il rendimento dei bond sudafricani
Il rand, moneta ufficiale del Sudafrica, ha riportato il maggior guadagno settimanale nei confronti del dollaro: tale performance è stata sicuramente agevolata dal fatto che la Grecia beneficia di un nuovo, ingente piano di salvataggio. Di conseguenza, i titoli obbligazionari sono riusciti a crescere grazie agli investitori che hanno scommesso su un incremento dei tassi di interesse nel corso di quest’anno. Nel dettaglio, la valuta africana si è rafforzata di 0,7 punti percentuali, attestandosi a quota 6,733 dollari, con uno scambio pari a 6,777 dollari nel pomeriggio inoltrato. Ovviamente questi dati si riferiscono alla Borsa di Johannesburg. I titoli dei mercati emergenti, di cui il Sudafrica fa parte integrante, sono aumentati per il quarto giorno consecutivo: secondo molti analisti, tra cui anche Quinten Bertenshaw, gli investitori possono nuovamente focalizzarsi sui rendimenti che vengono assicurati dagli assets più rischiosi.
Da iShares giunge una nuova proposta di Etf settoriali
Il nome di iShares si riferisce a una società di investimento di diritto tedesco costituita ai sensi della Direttiva comunitaria 611 del 1985: i suoi riferimenti vanno a diversi comparti, come ad esempio le telecomunicazioni, le bevande, il petrolio, i prodotti chimici, la ricerca di base, i media e la cura sanitaria. Non è quindi un caso se questa stessa società ha deciso di “inondare” letteralmente Borsa Italiana di Exchange Traded Fund di tipo settoriale. La giornata iniziale di negoziazioni sarà quella di domani, quindi gli investitori interessati dovranno osservare con la massima attenzione il segmento Etf Plus, più precisamente l’ambito relativo agli Oicr indicizzati. I settori coinvolti sono ben diciannove, molti dei quali sono già stati citati in precedenza.
Goldman Sachs: titoli obbligazionari per gestire il debito
Goldman Sachs si affida con molta convinzione e altrettanta speranza ai titoli obbligazionari: ne è una chiara testimonianza la vendita di ben 2,75 miliardi di dollari relativi a tali strumenti finanziari, i quali seguono immediatamente la pubblicazione dei guadagni conseguiti dalla banca americana nel corso del secondo trimestre del 2011. Il gruppo statunitense ha quotato per la precisione bond con una scadenza fissata tra dieci anni e un rendimento economico complessivo pari al 5,25%, vale a dire 230 punti base al di sopra degli stessi prodotti messi a disposizione dal Tesoro. L’offerta in questione, la quale sembra voler fare concorrenza alla storica rivale, Morgan Stanley, è di gran lunga superiore al programma di quest’ultima, dato che l’ammontare totale era pari a due miliardi e il ritorno era stato fissato al 5,5%.
Investimenti energia: nucleare, l’Italia ha risparmiato 24 miliardi
Grazie ad uno dei quesiti del referendum dello scorso giugno, riguardante il nucleare, e grazie al “No” della stragrande maggioranza dei cittadini italiani, il nostro Paese ha evitato investimenti sbagliati nell’atomo per ben 24 miliardi di euro. A fornire questa stima è la Federconsumatori prendendo in particolare a riferimento le nuove stime formulate da Edf per la Francia riguardo ai costi di costruzione di una singola centrale nucleare. D’altronde costruire una centrale nucleare non equivale alla costruzione di un impianto alimentato a fonti rinnovabili. Ad esempio, per i grandi parchi fotovoltaici spesso bastano sei mesi dall’autorizzazione alla progettazione e fino alla connessione in rete dell’impianto.
Borsa di Milano: allevatori contro l’economia di carta
Da quando quattro anni fa è scoppiata in America la bolla dei mutui subprime, i Paesi più industrializzati hanno dovuto affrontare sfide difficili. La crisi finanziaria prima, poi quella economica con la recessione, poi quella occupazionale; in ultimo da circa un anno, a più riprese, abbiamo assistito alla crisi dei debiti sovrani con la Grecia a fare sia da apripista, sia da capofila in tale ambito. Con il piano da 160 miliardi di euro per la Grecia, varato nei giorni scorsi dall’Ue e dall’FMI, il Fondo Monetario Internazionale, sembra si sia finalmente arrestata la speculazione; ma quanto durerà? La domanda è d’obbligo visto che l’economia di carta sta nella sostanza uccidendo l’economia reale.