Bond Argentina: il caso non è chiuso

A quasi dieci anni di distanza dal crac finanziario dell’Argentina che portò alla ristrutturazione del debito, il Paese estero ha archiviato il contenzioso con i propri creditori. Pur tuttavia, rimane ancora aperto quello con gli istituti di credito relativamente a quelle cause intentate a seguito di proposte di investimento non idonee con il profilo di rischio dei risparmiatori, spesso pensionati che in certi casi hanno perso tutti o quasi i risparmi sudati di una vita. Ma a che punto siamo in merito? Ebbene, al riguardo l’Associazione Altroconsumo ha messo a disposizione online un questionario per capire chi ha ancora questi Tango Bond in portafoglio ed acquisire di conseguenza informazioni anche col fine di assistere queste persone.

La strada della causa alle banche ha portato in questi anni anche a risultati a dir poco clamorosi e spesso insperati proprio a vantaggio dei risparmiatori. Con alcune sentenze, infatti, gli istituti di credito sono stati condannati al risarcimento integrale del capitale investito unitamente agli interessi maturati e spesso anche al risarcimento del danno. In tal caso la vittoria è piena rispetto invece a chi ha aderito alle percentuali bulgare di swap fissate con le procedure di adesione messe a punto dal Governo di Buenos Aires.

Per questo, chiaramente nel rispetto della privacy, Altroconsumo vuole prima sapere e poi aiutare quei risparmiatori che hanno ancora in portafoglio questi titoli. Il tutto anche perché ogni cinque anni c’è il rischio della prescrizione, ragion per cui, al fine di mantenere saldo l’intento di avanzare un’eventuale causa alla banca, occorre inviare proprio all’istituto di credito, dove sono stati acquistati i Tango Bond, delle lettere interruttive. La prescrizione di cinque anni è legata alla responsabilità extracontrattuale, mentre per la responsabilità contrattuale i termini di prescrizione sono pari a dieci anni a partire da quando i titoli di Stato dell’Argentina sono stati acquistati.

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