Argentina rischia un nuovo default

Gli economisti li chiamano debitori seriali, ovvero emittenti che per propria natura non riescono a fare a meno di dichiarare periodicamente lo stato di fallimento. L’Argentina è un caso emblematico di come un paese con enormi ricchezze naturali non sia in grado di scrollarsi di dosso l’eticchetta di debitore seriale, visto che oltre dieci anni dopo l’ultima ristrutturazione del debito il paese rischia nuovamente di finire in default. L’antefatto ci porta però negli Stati Uniti: la scorsa notte un giudice di New York ha stabilito che Buenos Aires dovrà pagare anche i possessori di bond che non accettarono la ristrutturazione successiva al default del 2001.

Bond Argentina: il caso non è chiuso

A quasi dieci anni di distanza dal crac finanziario dell’Argentina che portò alla ristrutturazione del debito, il Paese estero ha archiviato il contenzioso con i propri creditori. Pur tuttavia, rimane ancora aperto quello con gli istituti di credito relativamente a quelle cause intentate a seguito di proposte di investimento non idonee con il profilo di rischio dei risparmiatori, spesso pensionati che in certi casi hanno perso tutti o quasi i risparmi sudati di una vita. Ma a che punto siamo in merito? Ebbene, al riguardo l’Associazione Altroconsumo ha messo a disposizione online un questionario per capire chi ha ancora questi Tango Bond in portafoglio ed acquisire di conseguenza informazioni anche col fine di assistere queste persone.

Tango Bond: l’Adusbef consiglia l’adesione all’ops

bondArgentiniCi sono ancora notizie molto interessanti che riguardano la questione delle obbligazioni emesse dal governo argentino: protagonista dell’ultimo tassello di questa vicenda è stata l’Adusbef (l’Associazione Difesa Utenti Servizi Bancari, Finanziari e Postali), la quale ha espressamente consigliato un’adesione in massa, ovviamente per quel che riguarda gli investitori interessati, all’offerta pubblica di sottoscrizione. Le motivazioni per una tale scelta sono indicate nella nota della stessa associazione; in particolare, è stata sottolineata l’intera storia dei bond in questione mettendo a confronto gli interessi dei banchieri con quelli dei risparmiatori. Inoltre, bisogna ricordare che la Task Force Argentina (conosciuta anche con l’acronimo Tfa) è già venuta incontro ai soggetti, tentando di riparare gli errori commessi e tutelando la clientela che è stata frodata. Finora, come ha precisato la stessa Adusbef, le deleghe raccolte presso gli sportelli degli istituti di credito sono circa 180.000: si tratta degli obbligazionisti che possedevano i titoli poi finiti in bancarotta, ai quali, tra l’altro, è stata anche promesso un ricorso all’arbitrato internazionale a cinque anni dalla prima ops.