Oro: la prima scadenza del contratto future cede il 2,6%

Il New York Mercantile Exchange è stato protagonista ieri di una interessante seduta che ha visto l’oro cedere punti percentuali come ormai non accadeva da questa estate: in effetti, il biondo metallo, o sarebbe meglio riferirsi al suo contratto future, ha perso il 2,6% in una sola sessione, chiudendo così a quota 1.335,10 dollari l’oncia. Lo stesso discorso deve essere fatto per l’argento, che ormai ci siamo abituati ad osservare a braccetto dello stesso oro in diverse occasioni, con una discesa fino a 23,764 dollari per ogni oncia. Ci sono comunque dei motivi che si nascondono dietro queste performance negative dei futures più “preziosi”: anzitutto, i tassi di interesse della Cina sono aumentati in maniera inaspettata, mentre il dollaro è stato capace di beneficiare degli ottimi risultati fatti registrare dalle hard commodities.


Il rafforzamento della moneta verde, in particolare, ha reso molto più costoso l’acquisto dei lingotti aurei in altre valute, così che gli investitori e gli utilizzatori si sono sentiti a dir poco frenati. Inoltre, bisogna aggiungere che l’Exchange Traded Fund sullo stesso metallo prezioso, vale a dire l’Spdr Gold Trust, è in calo da diverse settimane, soprattutto per quel che concerne le scorte e i rifornimenti; in effetti, per ogni acquisto di questi specifici Etf c’è anche un accantonamento aureo di una certa quantità.

Questa situazione così articolata è venuta a crearsi proprio a ridosso dei continui record storici fatti segnare dall’oro (1.387 dollari l’oncia), quando analisti e investitori erano concordi circa il vantaggio di questo bene rifugio. Ma ci sono anche degli allarmi di cui tenere conto: il più preoccupante è quello dell’economista Mark Williams, il quale si è detto sicuro dello scoppio a breve di una nuova bolla, quella dell’oro, così come aveva suggerito in precedenza Soros. Altre analisi sono più ottimistiche, come quella di Barry Ritholtz, ma occorre valutare e ponderare ogni mossa nel dettaglio.

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