Investimenti frenati dalla crisi

investimentiSecondo il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, gli investimenti in Italia sarebbero frenati dall’incertezza politica. L’aleatorietà in atto nel nostro Paese – afferma l’inquilino di palazzo Koch – impedisce la realizzazione di investimenti sul lungo termine, che si poggiano sulle aspettative sul futuro che, a loro volta “dipendono dalla tenuta complessiva del Paese”.

Simile incipit, ma differente sviluppo, per le considerazioni formulate quasi contemporaneamente dal ministro dell’Economia Vittorio Grilli, al quale – alla domanda se l’incertezza politica italiana pesasse sull’economia globale – aveva risposto che “non vedo rischi di questo tipo, vedo rischi per l’Italia (…) L’importanza di una soluzione politica veloce per l’Italia è soprattutto per gli italiani, perché un’Italia che non decide ed è debole può far comodo ai nostri concorrenti. Le grandi sfide e le problematiche sono globali, come questi meeting dimostrano” e pertanto “sono gli italiani i primi ad essere interessati ad avere soluzioni veloci, che ci mettano in condizione di continuare il dialogo e i negoziati e che ci mettano in condizione di fare scelte in un momento veramente difficile per il mondo”.

Oltre a quanto sopra, Visco ha lasciato chiaramente intendere di essere favorevole a una potenziale riduzione dei tassi di interesse di riferimento in Europa, sottolineando che i segnali di peggioramento da tempo in atto pongono i margini di manovra ideali per una simile scelta (qui un recente approfondimento su possibili rischi euro).

Ad ogni modo, il governatore di Bankitalia è altresì convinto che la sola riduzione del costo del denaro non può bastare a risollevare le sorti italiche: “la Bce ha fatto buona parte del suo lavoro, con le misure di aumento della capacità di funding delle banche”, ma “sulla politica monetaria standard, effettivamente c’è ancora spazio, come è stato detto anche da Draghi”. Lo spazio è tuttavia abbastanza ristretto, visto e considerato – conclude Visco – “che i tassi di interesse sono già bassi: possono scendere un po’, possono andare a zero, ma questo non costituisce la risposta al difetto di crescita forte, che è il problema cruciale dell’area dell’euro e non solo italiano”.

Lascia un commento