Investimenti in arte: il comparto rimane volatile e poco euforico

Molto affidabile e poco euforico: sono questi i due aggettivi che maggiormente si addicono al momento attuale del mercato degli investimenti nell’arte, due caratteristiche che sembrano coincidere poco a livello finanziario, dunque gli analisti si stanno affrettando ad elargire i consigli più utili in questo senso. Il mercato dell’arte si è pienamente ripreso proprio nel corso di quest’anno, un ottimismo che viene confermato dall’ingente volume d’affari fatto registrare dalle principali case d’aste (Christie’s e Sotheby’s in primis). Un altro fattore determinante è rappresentato dall’ingresso di Vontobel nel settore. I ricavi sono stati davvero interessanti, ma c’è anche da dire che la crisi e la volatilità attuali hanno provocato una contrazione non indifferente; secondo alcuni dati diffusi da Artprice, l’indice dei prezzi delle opere d’arte ha subito un incremento di ben quindici punti percentuali negli ultimi vent’anni, soprattutto in relazione agli Stati Uniti.


Ora, però, quell’euforia sembra in fase calante: molte società stanno provvedendo a ridurre i costi, mentre non sono rari i casi di licenziamenti e fusioni dei vari dipartimenti in modo da limitare le spese. Gli ultimi due anni, poi, hanno visto scendere sensibilmente le vendite, con gli Stati Uniti (-1,6 miliardi) e la Gran Bretagna (-1,9 miliardi) a guidare questa speciale “classifica”. Stanno cambiando, tra l’altro, anche gli interessi e le preferenze di investitori e risparmiatori attivi nel campo dell’arte.

L’arte moderna, in particolare, è quella più gettonata con il 48,2% delle preferenze dell’intero mercato, nettamente in vantaggio rispetto all’arte del dopoguerra e a quella del XIX secolo. E cosa c’è da dire invece in merito alla diffusione geografica? La Cina sta guadagnando terreno col suo 17,4% del settore, mentre il nostro paese si piazza molto indietro rispetto agli altri con un 3,2% non molto incoraggiante (solo la Svizzera, tra le nazioni principali, ha una quota più bassa, addirittura al di sotto dei due punti percentuali).

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