Il Caffè come investimento nel 2012

Per assurdo uno dei metodi migliori per calcolare l’inflazione reale e rendersi conto del potere d’acquisto, è alla portata di tutti: la tazzina di caffè. Da sempre l’aumento dell’espresso al banco è uno degli argomenti più discussi di economia, anche da parte di chi l’economia non la segue affatto, perchè tocca direttamente una delle usanze più diffuse degli italiani ed è uno dei primi aumenti reali che consolida l’avanzare dell’inflazione e va’ a toccare buona parte delle famiglie italiane.

Quello che ci interessa oggi però è il business del famoso macinato; i chicchi di caffè vengono coltivati, raccolti, lavorati, imballati e spediti in tutto il mondo tutti i giorni a praticamente tutte le ore, e vengono consumati di continuo. Chi si occupa di investimenti, non può fare a meno di chiedersi quale sia il giro di denaro intorno al chicco scuso ma sopratutto qual’è l’andamento della domanda e dell’offerta che modifica il prezzo della materia prima.

Se è difficile fare considerazioni simili (ed anche comprenderle) per chi non è del campo, è facile invece capire la differenza tra le tecniche di lavorazione e distribuzione sono cambiate con gli anni andando a modificare il prezzo ed i guadagni, mentre anche il consumo è aumentato in linea con l’offerta. La stabilità dei movimenti del prezzo porta a pensare che anche se avremo una correzione (come ci si aspetta dal punto di vista grafico) di medio periodo, nel lungo l’andamento potrà essere invece rivalutato in favore un guadagno che porterà verso l’alto il prezzo in modo costante anche se lento.

Nel lunghissimo periodo è quindi da considerare uno dei punti fermi del mercato al pari delle altre commodities più importanti; fino a quando le abitudini consolidate in decenni di storia non verranno a meno significativamente, il prezzo del Caffè sarà sempre un buon investimento nel lungo periodo a patto di avere pazienza e capitale in abbondanza.

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