Grano: futures in calo a causa delle speculazioni sulla domanda

Il crollo subito dai contratti futures che osservano da vicino le performance del grano non veniva registrato da almeno quattro settimane: la debacle in questione è stata sicuramente agevolata dalla enorme speculazione che regna nella domanda della commodity agricola, visto che si punta soprattutto sul declino dei beni statunitensi alla luce della crisi nucleare che non accenna a placarsi in Giappone. La correlazione tra i due paesi è infatti fondamentale, la nazione nipponica rappresenta il secondo maggior acquirente di frumento americano (secondo i dati del 2010) e gli accresciuti pericoli del terremoto e delle contaminazioni nucleari non possono che essere deleteri in questo senso; sintomatico è stato, in particolare, l’andamento dell’indice Reuters/Jefferies CRB, il quale monitora costantemente le diciannove materie prime principali a livello globale e che è calato nel confronto con i titoli obbligazionari a stelle e strisce.


Come ha spiegato Mike Zuzolo, numero uno della Global Commodity Analytics & Consulting di Lafayette (Indiana), stiamo assistendo ad acquisizioni consistenti di beni rifugio, dunque il grano e i suoi relativi prodotti finanziari non possono che essere improntati al ribasso, viste anche le attuali condizioni dei raccolti. Entrando maggiormente nel dettaglio, c’è da dire che i futures relativi alle spedizioni di luglio hanno perso 39,5 centesimi di dollaro, il che equivale a un calo di addirittura 4,7 punti percentuali, attestandosi così a quota 7,922 dollari per ogni bushel di grano: tali statistiche si riferiscono al Chicago Board of Trade e costituiscono il declino più evidente dallo scorso 15 marzo.

Prima di questa data, invece, il prezzo in questione aveva guadagnato il 9%, beneficiando soprattutto del clima secco degli Stati Uniti. Bisogna anche considerare che la prima economia internazionale è la maggiore esportatrice di grano al mondo, mentre la Nigeria vanta una leadership dal punto di vista degli acquisti: la commodity, inoltre, è il quarto raccolto americano, con un volume di affari pari a 13 miliardi di dollari nel 2010.

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