Disinvestimento Philips su elettronica di consumo

Finisce un’altra era nella lunghissima storia di Philips. Dopo aver venduto la divisione tv (ora partecipata al 70 per cento dai cinesi di Tpv), Philips sembra infatti intenzionata ad abbandonare anche il business dell‘elettronica di consumo, preferendo concentrarsi su altri segmenti ritenuti maggiormente appetibili, come quelli della sanità, del benessere personale e dell’efficienza energetica.

Tradotto in termini concreti, ciò sta a significare che le attività nell’audio, nella multimedialità, nei video e negli accessori verranno cedute ai giapponesi di Funai. Al termine di queste operazioni di dismissione parziale, Philips sarà costituita in tre nuove divisioni: la prima e più grande si occuperà del business sanitario fornendo materiale medicale agli ospedali (dai macchinari per la diagnostica per immagini ai monitor), senza dimenticare l’importante segmento rappresentato dall’offerta dedicata alle cure domiciliari, e in particolar modo dalle proposte ad hoc per i mercati emergenti (vedi anche Investimenti sempre più rari).

La seconda divisione sarà invece rappresentata dal business che guarda all’illuminazione, che realizza quasi metà del fatturato con i Led, sia per il mercato professionale che per quello privato. In questo settore, l’obiettivo di Philips sarà quello di realizzare prodotti con un maggior tasso di efficienza energetica, che possano rispondere nel migliore dei modi alla necessità della clientela privata e professionale di risparmiare i consumi in bolletta.

La terza divisione è infine rappresentata dal settore dei piccoli elettrodomestici (rasoi, apparecchi per la cucina, asciugacapelli), dove Philips è riuscita recentemente a invertire la tendenza che la vedeva in perdita (lo scorso anno ha conseguito un profitto di 231 milioni di euro contro precedente passivo di 1,3 miliardi). Il top management societario ha voluto in merito ricordare come il margine operativo sia cresciuto del 50 per cento, in linea con quanto previsto in target. Il nuovo obiettivo è ridurre del 40 per cento il tempo di ingresso sul mercato dei nuovi prodotti, al fine di conquistare quanto prima delle quote rilevanti (vedi anche Investire nei paesi emergenti nel 2013 secondo Belgrave C.M).

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