Israele, paese che si trova sotto la minaccia costante di una guerra da parte dei suoi “vicini” sin dal momento in cui è nata nel 1948, è la nazione che meglio di altre è riuscita a produrre rendimenti aggiustati per il relativo rischio: il riferimento in questione deve andare ai mercati azionari dei principali paesi sviluppati e all’ultimo decennio che abbiamo vissuto, un fatto che ha permesso di attrarre un buon numero di investitori globali. In effetti, se si osserva con attenzione l’indice Tel AvivTA-25, quest’ultimo ha garantito un ritorno economico pari a ben 7,6 punti percentuali nel corso del periodo compreso tra il 2002 e il 2012.
Investimenti News
Boom di quotazioni per gli Uridashi Bond
Gli Uridashi Bond stanno godendo di una popolarità senza precedenti: si tratta di quei titoli obbligazionari che vengono venduti come debito nel mercato europeo e in principale misura agli investitori individuali di nazionalità giapponese. Da qualche tempo a questa parte, infatti, si registrano quotazioni con cadenza settimanale e da parte di compagnie piuttosto importanti e solide dal punto di vista finanziario. L’ultima in ordine temporale è stata una banca, la tedesca Deutsche Bank, la quale ha puntato su un importo complessivo di trentotto miliardi di rupie indonesiane, con una cedola di 5,5 punti percentuali.
Lo Yemen punta sui bond per i progetti infrastrutturali
Lo Yemen, nazione asiatica di cui si sente spesso parlare per la propria povertà e purtroppo per i recentissimi disordini politici, sta pianificando tra mille difficoltà la propria emissione di bond islamici: l’intenzione è quella di finanziare in maniera adeguata i principali progetti del governo di Sana’a, come confermato da Mohamed Awad Bin Humam, governatore della banca centrale. Vi sarà quindi una stretta collaborazione con il ministero locale delle Finanze, in modo da lanciare sul mercato un prodotto importante e soprattutto in tempi rapidi. Gli esecutivi asiatici e mediorientali si stanno rivolgendo con sempre maggiore convinzione agli investitori locali in sukuk, dato che i progetti infrastrutturali sono divenuti una priorità importante.
Secondo fondo comune per Al Hilal Bank
È tutto pronto per il secondo fondo comune di investimento gestito dalla Al Hilal Bank: si tratta di uno strumento a reddito fisso per l’istituto di Abu Dhabi, il quale ha dato vita a una struttura che sarà ben aperta, con il periodo dell’offerta iniziale che durerà per circa un mese proprio dalla giornata di oggi. Gli investitori coinvolti, inoltre, potranno contare su una sottoscrizione minima di ben diecimila dollari, mentre ogni singola unità finanziaria avrà a disposizione dieci dollari complessivi, uno degli importi più bassi del mercato. In pratica, il ruolo della banca araba sarà quello di sponsorizzare il fondo stesso.
Ubs emette una obbligazione ibrida a dieci anni
Ubs, tra gli istituti di credito più famosi della Svizzera ma non solo, ha quotato un bond decennale in grado di assorbire le proprie perdite: il rendimento di base è stato senza dubbio più basso rispetto a quanto ci si aspettava inizialmente, un tentativo estremo di conquistare la fiducia di quegli investitori che puntano a simili caratteristiche finanziarie. L’obbligazione a cui si sta facendo riferimento sarà subordinata al Tier 2, il requisito supplementare di capitale di ogni banca, e garantirà un ritorno economico di ben 7,25 punti percentuali. L’importo complessivo è stato fissato in due miliardi di dollari, ma la domanda da parte dei soggetti interessati è andata ben oltre le previsioni, con 5,5 miliardi complessivi.
L’Fmi sconsiglia i bond islamici al Qatar
Le banche convenzionali del Qatar non dovrebbero avere il permesso di investire in bond islamici, i famosi sukuk di cui si sente tanto parlare: è questa la conclusione a cui è giunto il Fondo Monetario Internazionale nel suo report dedicato alla nazione asiatica. Per quale motivo una constatazione così perentoria? Il team dell’organizzazione di Washington ha visitato il piccolo stato arabo lo scorso anno e i risultati di questa missione sono ben riassunti dalla frase appena menzionata. Secondo il Fondo, diverse emissioni obbligazionarie meritano ancora una considerazione, in modo da assicurare che gli obiettivi desiderati siano implementati nella maniera più giusta.
Nuovo bond Fiat in franchi svizzeri
La domanda ha raggiunto un ammontare senza dubbio interessante e Fiat spa non ha potuto che approfittarne: l’occasione è infatti divenuta propizia per il Lingotto per aumentare le dimensioni del suo ultimo prestito obbligazionario, il quale è stato lanciato nel corso della giornata odierna e che beneficia della denominazione in franchi svizzeri. L’importo complessivo, inizialmente fissato in 250 milioni, è poi salito fino a 450 milioni di franchi. Che tipo di bond ha messo a disposizione la casa automobilistica di Torino? Volendo essere più precisi di quanto fatto finora, l’emissione vera e propria è stata curata dalla divisione Finance & Trade Limited della stessa Fiat (la società piemontese ha esercitato la garanzia finale).
Il dividendo di Bnp Paribas per il 2012 sarà di 1,20 euro
Il gruppo bancario Bnp Paribas è pronto a mettere a disposizione un dividendo azionario davvero interessante, 1,20 euro per ogni singolo titolo: la proposta giungerà nel corso del prossimo consiglio di amministrazione, con l’istituto di credito francese che farà tesoro ovviamente degli ultimi risultati conseguiti, vale a dire quelli dello scorso anno. Entrando maggiormente nel dettaglio, agli azionisti interesserà sicuramente sapere che lo stacco della cedola in questione è previsto per il prossimo 30 maggio; da questa data e fino al 15 giugno successivo (quest’ultimi giorno è incluso nel conteggio), si potrà optare per il versamento del dividendo in due modi, o il denaro cash, quindi in contanti, oppure in nuovi titoli azionari.
Dividendo Eni in aumento nel 2012
È proprio tempo di distribuzione dei dividendi: anche Eni non è da meno e il suo consiglio di amministrazione ha deciso di proporre un utile pari a ben 1,04 euro per ogni singolo titolo azionario, una somma che è superiore rispetto a quella proposta nel corso del 2011 (un euro per la precisione). Cinquantadue centesimi sono stati distribuiti già da tempo a titolo di acconto, quindi la seconda metà sarà di uguale importo. Per quale motivo l’Ente Nazionale Idrocarburi ha incrementato i dividendi in questione? Si tratta della conseguenza più diretta degli ultimi dati finanziari che sono stati pubblicati, vale a dire quelli del 2011, con un utile netto che è sì calato di oltre dieci punti percentuali, ma non come previsto dagli analisti (1,54 miliardi di euro nel complesso).
Parmalat, le indiscrezioni sul delisting e il dividendo
Il titolo azionario di Parmalat sta vivendo una situazione davvero particolare: l’ultimo rialzo di ieri è stato davvero prodigioso, addirittura pari a 5,46 punti percentuali, con la quotazione complessiva che si è attestata sugli 1,68 euro e i volumi in costante aumento. In pratica, oltre all’asta di volatilità, bisogna considerare il fatto che si sta parlando in maniera sempre più diffusa della possibilità del delisting, anche se l’azienda di Collecchio ha smentito in diverse occasioni, così come anche l’azionista di maggioranza, la francese Lactalis. Che cosa c’è di vero allora? Tutto sembra essere nato subito che la famiglia Benetton ha lanciato l’offerta pubblica di acquisto (opa) sul gruppo omonimo, il tutto finalizzato appunto all’uscita dal listino titoli.
Dividendo Snam Rete Gas esercizio 2011 da 0,24€

Snam Rete Gas si appresta a vivere un 2012 da protagonista, con la nuova presidenza affidata a Lorenzo Bini Smaghi e un ruolo preponderante dettato dalle liberalizzazioni del governo: il 2011, invece, è già stato messo alle spalle, ma i risultati non sono stati meno lusinghieri. In particolare, i dati preliminari hanno messo di buonumore Piazza Affari, tanto che il titolo ha sfiorato i due punti percentuali di guadagno. Nel dettaglio, il dato più importante che è emerso in tal senso è l’utile netto rettificato, in calo da 1,1 miliardi a 978 milioni di euro, ma comunque maggiore rispetto a quanto preventivato da alcune società di intermediazione mobiliare e da Mediobanca.
Investimenti e valute: la volatilità ai minimi dal 2008
La misura della volatilità delle valute è scesa al suo livello più basso dall’agosto del 2008: si tratta di un segnale importante in ambito finanziario e che testimonia come l’economia globale sia in fase di miglioramento, tanto che gli investitori nutrono ora maggiore fiducia nei confronti dell’acquisto di assets, in particolare quelli che sono in fase di apprezzamento. Nel dettaglio, bisogna sottolineare come la volatilità delle opzioni a tre mesi relative alle divise ufficiali del cosiddetto “gruppo delle sette valute”, almeno secondo quanto è stato registrato dall’indice JPMorgan G7 Volatility, sia sceso al 9,79%, una percentuale che non si ricordava appunto da oltre tre anni a questa parte. Tra l’altro, questa quotazione era giunta anche molto vicina ai dieci punti percentuali (il 9,92% per la precisione).
Il governo svedese emette un bond ventennale
Lo Swedish National Debt Office ha pubblicato tutti i dettagli relativi alla sua ultima emissione di bond governativi: si tratta di titoli obbligazionari che fanno ovviamente riferimento al governo di Stoccolma e che andranno a beneficiare di una durata complessiva piuttosto lunga, vale a dire venti anni. In effetti, la stessa Svezia ha deciso di puntare su una data di maturazione ben precisa, il 1° giugno del 2023, con l’introduzione ufficiale che avverrà nel corso delle aste che sono in programma per il prossimo 12 marzo. In pratica, la procedura è stata scandita dall’iniziale acquisto di altri strumenti simili, ma a otto e dieci anni, per poi provvedere alla vendita a cui si sta facendo riferimento. In aggiunta, gli investitori coinvolti da questa quotazione avranno la possibilità di scegliere una delle combinazioni relative ai due bond appena menzionati.
Walt Disney Company emette bond a cinque e dieci anni
La Walt Disney Company ha emesso due tranche di titoli obbligazionari per un importo complessivo di 1,4 miliardi di dollari: entrando maggiormente nel dettaglio, si tratta di un miliardo di dollari per quel che concerne la porzione di bond in scadenza tra cinque anni, con tanto di ritorno economico che sarà superiore di quarantasette punti base rispetto ai medesimi titoli messi a disposizione dal Tesoro americano, mentre i restanti quattrocento milioni sono stati destinati a una scadenza superiore, vale a dire dieci anni. Tra l’altro, bisogna anche aggiungere che la quotazione a cui si sta facendo riferimento è stata sensibilmente migliorata da una guida preventiva.