London Metal Exchange: il rame fa ben sperare per una ripresa

Le ultime performance del rame presso il London Metal Exchange non sono certo state tra le più brillanti nel comparto dei metalli: le quotazioni risultano ancora troppo base e i segni di debolezza si sono manifestati soprattutto nella difficoltà di riuscire a chiudere a 9.700 dollari la tonnellata. Nonostante queste continue e pericolose oscillazioni, però, il rosso metallo sta facendo ben sperare per una sua risalita a breve, tanto che c’è chi è pronto a scommettere su soglie molto superiori rispetto a quelle attuali. Tra l’altro, la piazza britannica è caratterizzata per delle numerose vendite di liquidazione, eventi che provocano di solito delle discese di prezzo di non poco conto.

Futures: i semi di soia eguagliano il record del 2008

Il rialzo fatto registrare presso il Chicago Board of Trade dai semi di soia è davvero rilevante: la commodity alimentare è infatti riuscita a guadagnare fino ai livelli da record che erano stati raggiunti ben trenta mesi fa, approfittando anche del contemporaneo boom del grano. La situazione che influenza i beni in questione è quella dell’Argentina, dato che molte navi sono state bloccate presso i porti della nazione sudamericana, una sorta di sciopero che sta favorendo la crescita della domanda per quel che concerne le esportazioni americane. Una delle conseguenze principali riguarda gli investitori finanziari; in effetti, i contratti futures che si riferiscono alle spedizioni commerciali di marzo hanno aggiunto 13,75 centesimi di dollaro alla loro quotazione (+1%), attestandosi a 14,26 dollari per ogni singolo bushel (l’unità di misura statunitense che equivale a circa 27 chilogrammi di grano).

Nuovo record dello stagno: superati i 30mila dollari

È senza dubbio lo stagno il protagonista principale del segmento dei metalli: il bianco elemento è stato infatti capace di mettere a segno una performance fenomenale al London Metal Exchange, superando in scioltezza i 30.000 dollari per tonnellata di quotazione e realizzando quindi un record importante. Tra l’altro, il rally in questione viene favorito dalle decisioni del governo dell’Indonesia, paese leader nelle esportazioni. In effetti, Giacarta è pronta a limitare l’export nel caso di rialzi superiori a quello attuale, dato che si prevedono investimenti ed estrazioni piuttosto consistenti (il limite più probabile sarà quello delle 100.000 tonnellate all’anno). Ogni stima è stata revisionata e ritoccata a causa proprio di queste performance, ma bisogna anche tenere conto che il 2010 dello stagno non è stato uno degli anni migliori, condizionato in larga misura dal clima avverso e da una crisi già radicata.

Il cacao interrompe il proprio rally dopo ben tre anni

Il declino del cacao di questa settimana ha rappresentato un evento finanziario eccezionale: in effetti, il rally della commodity alimentare durava da più di tre anni, ma in questo caso hanno avuto la meglio le previsioni globali di offerta, influenzate in maniera negativa dall’incertezza politica della Costa d’Avorio, il maggior produttore al mondo. Tale calo, poi, ha trascinato verso il ribasso anche due altre commodities su cui spesso fanno molto affidamento gli investitori, il cotone e il succo d’arancia. C’è poi da aggiungere come il Ghana, seconda nazione a livello internazionale nel campo della produzione di cacao, abbia acquistato un numero maggiore di semi dagli agricoltori nel corso di questa stagione, visto che il clima mite e l’utilizzo dei pesticidi e dei fertilizzanti hanno consentito di potenziare i raccolti; i prezzi sono saliti di ben diciassette punti percentuali a novembre, subito dopo la pubblicazione degli esiti elettorali ivoriani e l’incertezza della vittoria finale tra Gbagbo e Ouattara.

Ubs conferma la propria predilezione per gli Etf

La Swx Swiss Exchange, la borsa svizzera di Zurigo, è stata protagonista giusto una settimana fa di una interessante quotazione: Ubs ha infatti lanciato sulla piazza elvetica tre nuovi Exchange Traded Fund, i primi che vengono appositamente legati a indici di materie prime, in base a quanto è stato disposto dall’Ucits III (Undertakings for Collective Investments in Transferable Securities). Di cosa si tratta esattamente? Due di questi prodotti sono stati lanciati per venire incontro alle esigenze dei clienti istituzionali: Ubs Etf Dj-Ubs Commodity Index Sf-I e Ubs Etf Cmci Composite Sf-I sono le soluzioni ideali in tal senso, mentre l’Ubs Etf Cmci Composite Sf-A (il codice Isin di riferimento è IE00B56HXD74) può rappresentare una buona diversificazione per gli investitori retail.

Materie prime: a Londra ottimo rialzo del piombo

Le performance attuali delle materie prime sono piuttosto altalenanti, quindi appare difficile effettuare una scelta di investimento finanziario rispetto a un’altra: i timori relativi ai conti pubblici dell’area dell’euro sono ancora molto forti, dunque questo fattore, unito all’indebolimento dell’euro nei confronti del dollaro, ha provocato una brusca marcia indietro. Soltanto i metalli più preziosi, vale a dire quelli che si lasciano meno influenzare dai ribassi valutari, sono riusciti ad attenuare le perdite, ma si è trattato di un’eccezione che ha confermato la regola. Le commodities agricole, poi, sono state ancora caratterizzate da una fortissima volatilità, pertanto non deve stupire più di tanto il gran numero di cessioni in tale settore: i cali più evidenti sono stati quelli dello zucchero (sia grezzo che raffinato), del cotone (oltre i due punti percentuali), del mais, del riso e del grano.

Oro: crescono le importazioni indiane grazie agli investitori

Le importazioni di oro da parte dell’India, la quale rappresenta in questo preciso momento storico la nazione con il maggior consumo relativo alla preziosa commodity, potrebbero subire un rialzo interessante nel corso del 2011: questo positivo andamento, infatti, dovrebbe essere favorito dal progressivo calo dei prezzi, i quali erano giunti ormai a livelli da record, costituendo, tra l’altro, un vero e proprio deterrente per acquirenti e investitori finanziari. Questi ultimi soggetti, in particolare, sono sempre più alla ricerca di un’alternativa importante e redditizia per quel che riguarda la protezione dal tasso di inflazione, una tendenza che è emersa in modo chiaro dalle ultime rilevazioni di Nirmal Bang Commodities Pvt.

Oman, piano quinquennale di investimenti da 30 miliardi

L’Oman sta progettando di spendere circa 30 miliardi di rials (78 miliardi di dollari) nel suo piano quinquennale di sviluppo ricco di investimenti innovativi: il 2015 viene dunque visto come un anno di svolta, entro il quale è prevista una crescita economica del 5% ogni anno. Il progetto in questione si basa essenzialmente su un prezzo medio del petrolio pari a 59 dollari al barile, così come ha fatto sapere il ministro dell’Economia Nazionale, Ahmed bin Abdulnabi Macki, mentre la produzione dell’oro nero dovrebbe essere portata a 897.000 barili al giorno. Gli investimenti saranno pertanto ingenti e riguarderanno due settori strategici come quello del petrolio e della produzione di gas, così da rendere possibile una crescita degli introiti del governo di Mascate. L’attrazione di nuovi investitori sembra possibile in questa maniera, anche se i comparti coinvolti sono già ben sviluppati nel sultanato asiatico.

Metalli: rally del rame grazie al debole franco svizzero

La recente crescita del rame può definirsi da record: la speculazione ha sicuramente favorito il progressivo recupero di questa materia prima, a tutto beneficio dei contratti futures che ne osservano da vicino le performance, ma si tratta di un rally che dovrebbe continuare anche nel 2011. Tra l’altro, in queste specifiche quotazioni si inserisce anche una questione valutaria, visto che il franco svizzero ha subito un brusco declino nello stesso periodo. Entrando maggiormente nel dettaglio statistico, occorre sottolineare come il rame abbia guadagnato 0,7 punti percentuali, espandendo la propria crescita fino a un +27% totale nel 2010, mentre la divisa elvetica si è deprezzata dello 0,4% nei confronti dell’euro. Secondo Michael Smedley, manager presso la Morgan Meighen & Associates di Toronto, il continuo avanzamento dei metalli di base dimostra la forza della crescita economica internazionale, oltre al tortuoso business relativo alle scorte.

Contratti futures: regole nuove di zecca dalla Cftc

Mai più speculazioni sulle materie prime: parole e musica della Commodity Futures Trading Commission (Cftc). Sono praticamente realtà le nuove regole statunitensi che si riferiscono al comparto dei contratti futures e alle principali commodities su cui si è abituati a investire e focalizzare le strategie di portafoglio. L’agenzia americana intende infatti contrastare nella maniera più efficace possibile le speculazioni in eccesso, venendo incontro, in particolare, al Dodd-Frank Act, la legge varata la scorsa estate dall’amministrazione Obama al fine di riformare da capo a piedi i mercati finanziari. Il regolamento a cui dovranno far riferimento traders e risparmiatori non è ancora stato completato e consta di due versioni non definitive; in effetti, una prima bozza è quella relativa alle restrizioni da applicare in merito alle posizioni aperte sugli strumenti derivati, mentre la seconda punta alla trasparenza negli scambi over-the-counter, quindi al di fuori dei consueti mercati regolamentati e non riferibili esclusivamente alle materie prime.

Rbs scalda i motori del Sedex con quarantotto mini certificates

Il settore bancario con Monte dei Paschi e Mediobanca, quello automobilistico con Fiat, ma anche i servizi petroliferi (Saipem e Tenaris): sono questi alcuni dei comparti che fanno parte della vasta offerta messa a disposizione da Royal Bank of Scotland, il celebre istituto britannico che ha puntato con decisione sul Sedex e su una delle sue tipiche emissioni, quella dei Mini Futures Certificates. Come si può evincere da quanto descritto in precedenza, c’è un elemento preponderante in questo senso, vale a dire la forte presenza di titoli azionari del nostro paese. La quotazione della banca scozzese è valida dal lancio di due giorni fa, mentre la scadenza che è stata fissata, uguale e indistinta per ognuno dei quarantotto strumenti, è il 6 novembre del 2011.

Cacao, futures in declino a causa delle vicende politiche ivoriane

Le meraviglie del cacao rimangono per il momento confinate ai tempi di “Indietro tutta” e della celebre canzone televisiva: la commodity alimentare, infatti, ha subito un pesante ribasso nel corso delle ultime contrattazioni di Londra, il livello più basso degli ultimi venti mesi. Si è trattato, quindi, di una brusca frenata, provocata, in particolare, dalla speculazione imperante, fenomeno agevolato dalle travagliate elezioni che si sono tenute in Costa d’Avorio, il maggior produttore al mondo del prodotto in questione. Gli effetti sono stati minimi sull’output, mentre lo zucchero è riuscito invece ad avanzare a New York. Le previsioni, in tal senso, sono piuttosto eloquenti: la produzione di cacao nel continente africano dovrebbero calare del 6,7%, assestandosi a quota 2,6 milioni di tonnellate all’anno, almeno secondo una stima effettuata da Abn Amro.

Brusca caduta dell’oro, gli investitori sono costretti a vendere

Il rally aureo è terminato ieri con una caduta fragorosa da parte del prezioso metallo: tale inversione di tendenza così evidente ha spinto gran parte degli investitori finanziari a vendere titoli, visto che il contemporaneo rafforzamento del dollaro ha drasticamente ridotto l’appeal del comparto in questione come asset alternativo. Anche l’argento si è comportato nello stesso modo. La perdita dell’oro è stata pari a un punto percentuale, declino che ha fatto assestare la bionda commodity fino a quota 1.388,45 dollari l’oncia, prima però di essere scambiato oltre i 1.391 dollari a Seul; i lingotti quotati in euro hanno conseguito importanti record, mentre l’argento ha dovuto subire un calo pari allo 0,7%. Hwang Il Doo, trader presso la Korea Exchange Bank Futures Co., ha fatto sapere di ritenere questo trend soltanto un andamento temporaneo che potrebbe protrarsi fino alla fine del 2010: l’oro, inoltre, dovrebbe continuare a essere il bene rifugio privilegiato dai risparmiatori.

Rbs si merita un bel trenta: quotati mini futures su indici azionari

I contratti futures lanciati ieri sul Sedex di Borsa Italiana da Royal Bank of Scotland saranno anche “mini” per quel che riguarda la loro denominazione, ma il quantitativo è davvero importante: in effetti, l’istituto di credito di Edimburgo ha provveduto a negoziare ben trenta Mini Futures Certificates che andranno a prendere come riferimento principale alcuni dei principali indici internazionali. I sottostanti sono davvero svariati e si va dal tedesco Dax di Francoforte al Dow Jones Industrial Average, passando per il Nasdaq 100, il Ftse Mib, lo Swiss Market Index e l’S&P 500. In tutti i casi, comunque, i prodotti in questione beneficiano di una scadenza a dieci anni, visto che il giorno che è stato fissato dalla banca è il 13 novembre del 2020.