Banca Imi quota diciassette certificati Equity Protection

Banca Imi, l’organo di investimento di Intesa Sanpaolo, dimostra ancora una volta di pensare soprattutto agli investitori amanti dei certificati: in effetti, l’ultima negoziazione di questo tipo è stata avviata oggi presso il segmento Sedex di Borsa Italiana, una operazione che ricomprende diciassette strumenti finanziari incentrati sugli indici azionari. Di cosa si tratta esattamente? L’istituto di credito in questione ha deciso di focalizzare la propria attenzione sui sottostanti europei, vale a dire l’Eurostoxx 50, lo Europe 600 Health Care, l’Eurostoxx Telecommunications e l’Eurostoxx Oil & Gas. Le scadenze, poi, sono piuttosto variegate e vanno da quella minima nel 2013 a quella massima nel 2016 (si tratta dunque di un termine quinquennale), ma sono contemplati anche il 2014 e il 2015.

Il livello di protezione, invece, può anche essere pari al 100%, ma non mancano i prodotti con un livello pari all’80% e al 95%. Tali certificati, i quali sono degli Equity Protection, presentano gli stessi rischi elevati di tutti gli strumenti derivati: pertanto, come ricorda anche il prospetto informativo, l’apprezzamento da parte dell’investitore viene ostacolato dalla struttura complessa, rendendo necessaria la conclusione di un’operazione soltanto quando si è realmente compresa l’esposizione relativa, altrimenti si rischiano delle situazioni che sono poco appropriate. Gli Equity Protection, in particolare, possono presentare due distinti tipi di strategie, vale a dire quella “long” (risultato positivo in caso di un rialzo dell’indice sottostante) e quella “short”.

Nel primo caso, poi, si distinguono i certificati di tipo “cap” di stile 1 e 2, quindi possono essere emessi a seconda della specificazione delle condizioni definitive. Quando si giunge, infine, al momento della scadenza, tali strumenti consentono che sia posto in essere un funzionamento particolare: nello specifico, ogni investitore può avere diritto all’ottenimento di un importo complessivo in euro, il cosiddetto “importo di liquidazione”, il quale tende ad essere differente a seconda della tipologia peculiare del certificato stesso.

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