Argentina: la soia fa calare il rischio delle obbligazioni

Il rischio relativo ai bond argentini è quello diminuito maggiormente tra tutti i governi internazionali: un risultato che è stato conseguito proprio nel corso di questa settimana e che è dovuto principalmente alla ripresa economica globale, la quale ha fornito un adeguato sostegno ai prezzi dei semi di soia, la commodity più importante del paese sudamericano per quel che concerne le esportazioni. Inoltre, segnali positivi sono giunti anche dalla domanda di carburanti. A questo punto, il costo che è necessario per proteggere il debito dell’Argentina dai mancati pagamenti per i Cds a cinque anni risulta essere più leggero di 0,41 punti percentuali, secondo una stima riportata in questi giorni; gli swap del paese latino americano sono scesi ben al di sotto dei contratti irlandesi per la prima volta e sono giunti fino a 37 punti base da quelli portoghesi, giudicati da Standard & Poor’s col rating A-, otto gradini al di sotto del giudizio sul credito di Buenos Aires.


Alcuni analisti definiscono l’Argentina come una vera e propria funzione composta da rischi di mercati e prezzi della soia: questi ultimi, in particolare, sono in grado di migliorare la liquidità interna, la capacità di pagamento e il sistema fiscale. Tra l’altro, bisogna anche sottolineare come i costi per i prestiti di mercato relativi al governo del presidente Cristina Fernandez de Kirchner sono scesi tre giorni fa ai loro livelli minimi da quasi tre anni a questa parte, a causa della domanda extra di rendimenti da parte degli investitori, intenzionati a detenere titoli argentini denominati in dollari piuttosto che quelli del Tesoro americano.

Un altro riferimento fondamentale è poi rappresentato dalla differenza tra lo spread argentino e ciò che gli stessi investitori finanziari sono disposti a domandare per gli strumenti brasiliani, un gap ormai giunto ai livelli più bassi da aprile 2008: intanto, il rendimento dei bond in dollari e che scadranno nel 2033 si è attestato all’8,91%.

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