Acquisti Btp a 30 anni superiori alle attese

btpBuone notizie per i titoli di Stato italiani a lungo termine. Grazie a ordinativi per 13 miliardi di euro (più o meno il doppio dell’offerta), l’investimento sui Btp a 30 anni ha segnato il ritorno della fiducia nei confronti del nostro Paese: secondo quanto sottolineano gli analisti a commento dei principali dati fondamentali dell’emissione (con rendimento al 5 per cento), a contribuire all’ampiamento della domanda sarebbe stato il rinnovato interesse dei fondi internazionali.

L’emissione degli scorsi giorni è stata utile anche per segnare un ritorno alla “normalità” da parte dello Stato. Era infatti dal settembre 2009, vale a dire agli albori della crisi dell’eurozona, che l’Italia non proponeva nuovi trentennali. A distanza di tre anni e mezzo, la nuova emissione sui Btp di “lunghissimo” periodo non può che aprire una speranza di una stagione più serene, permettendo così al Tesoro di poter programmare i rimborsi su periodi non ravvicinati (vedi anche come investire in Btp dopo il rally di inizio anno).

“Ma a quali investitori si addice un abito così lungo?” – si domandava Il Corriere della Sera in un suo focus – “Ai fondi pensione e alle assicurazioni: il dettaglio dei compratori non c’è ancora ma la scommessa è che le richieste più forti siano venute dagli strumenti previdenziali casalinghi e internazionali. E i piccoli? Sul trentennale si esercitano i trader specializzati, che cercano di lucrare sulla chiusura della differenza di rendimento con il decennale. Ma è un gioco per super esperti e bisogna conoscerne rischi e meccanismi”.

Chi invece appartiene alla nutrita schiera dei cassettisti meno rischiosi, il comportamento consigliabile è quello più cauto: tenere il Btp in tasca per 30 anni, e reinvestire periodicamente il risultato delle cedole. Rischi maggiori, invece, se si decide di vendere il Btp prima della scadenza: in questo caso infatti il pericolo è di collocare sul mercato secondario il titolo a un valore inferiore a quello di acquisto.

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