Barclays emette due miliardi di dollari in covered bond

Barclays è stata protagonista della sua maggiore offerta di covered bond per quel che concerne gli Stati Uniti: il celebre istituto di credito britannico ha infatti contribuito alla rapida crescita del mercato in questione (denominato in dollari quindi) attraverso la vendita di due miliardi di titoli, la cui cedola è stata fissata in 2,25 punti percentuali, circa 153 punti base al di sopra della medesima scadenza messa a disposizione dal Tesoro americano (cinque anni per la precisione). Come è noto, i covered bond non sono altro che debito secured, il quale consente agli investitori finanziari di ricorrere all’emittente come se fosse un pool attivo di strumenti ipotecari nel malaugurato caso di bancarotta. La scadenza prevista in questo caso è a quattro anni, con il 2016 che rappresenta l’anno di riferimento.

Bank of Nova Scotia si affida ancora ai covered bond

Bank of Nova Scotia, uno dei principali istituti di credito di tutto il Canada, ha lanciato dei covered bond destinati al mercato statunitense, per un importo complessivo di 2,5 miliardi di dollari: la scadenza degli strumenti in questione sarà pari a cinque anni. Il rendimento previsto, inoltre, è stato fissato a una quota iniziale di 1,95 punti percentuali, circa 109 punti base al di sopra dei medesimi titoli messi a disposizione dal Tesoro americano. Il 2012 è iniziato da appena tre settimane, eppure questa è già la seconda cessione obbligazionaria della banca nordamericana, la quale ha messo a disposizione di recente anche 1,25 miliardi di dollari in bond unsecured quinquennali (il ritorno economico è pari al 2,55%).

National Bank of Greece propone il riacquisto dei propri bond

La National Bank of Greece, maggior prestatore della nazione ellenica, ha offerto il riacquisto di circa 2,5 miliardi di dollari in titoli obbligazionari e azioni ibride: la mossa è volta, in particolare, a potenziare il capitale del gruppo e fronteggiare in maniera adeguata la crisi del debito sovrano che continua a sconvolgere il continente europeo. Il buy back in questione andrà a riguardare 1,5 miliardi di euro di strumenti con un rendimento pari a 3,875 punti percentuali. Si tratta, nello specifico, di covered bond in scadenza nel 2016 (la scadenza sarà quindi quinquennale), senza dimenticare le cinque serie di azioni privilegiate che saranno denominate in euro, dollari e sterline.

Unicredit, nuovo covered bond con durata decennale

UniCredit ha lanciato proprio nel corso della giornata odierna un nuovo covered bond: lo strumento in questione prevede un ammontare totale di un miliardo di euro, a conferma che il gruppo bancario ha intenzione di privilegiare l’accesso al mercato estero attraverso le sottoscrizioni degli assets migliori. Tra l’altro, questa emissione ha già incontrato il responso positivo da parte degli investitori istituzionali, consentendo in tal modo di raggiungere gli obiettivi che ci si era prefissi per quel che concerne le dimensioni dell’offerta. In particolare, c’è stato il coinvolgimento di cinquanta investitori di nazionalità europea, in rappresentanza di una delle maggiori transazioni di mercato che siano mai state eseguite in questo ambito. Entrando nel dettaglio finanziario, c’è da dire che il titolo obbligazionario in questione provvederà a pagare una cedola pari al 5%, mentre il prezzo di emissione è stato fissato al 99,72%.

Danske Bank: covered bond danneggiati da Basilea

Danske Bank, istituto leader nell’Europa settentrionale e soprattutto in Danimarca, ha ammesso le proprie debolezze nei confronti della supervisione finanziaria: l’ultimo annuncio del gruppo scandinavo, infatti, non è stato improntato all’ottimismo e ha messo in luce come il Comitato di Basilea e l’agenzia di rating Moody’s non abbiano capito a fondo la struttura delle obbligazioni emesse. Anzi, è stato precisato che le attività dell’ente e dell’agenzia potrebbero seriamente danneggiare il mercato dei covered bond. L’unità ipotecaria del gruppo in questione potrebbe anche decidere di interrompere i finanziamenti a favore della stessa Moody’s per ottenere i giudizi sui propri prodotti, una decisione che è stata adottata a causa del possibile declassamento della valutazione AAA, un taglio che non terrebbe conto dei 6,2 miliardi di dollari di capitale in eccesso.

Banco Santander: il covered bond ha avuto scarso successo

L’ultimo covered bond emesso da Banco Santander dimostra come più del nome prestigioso di un istituto contino le reali condizioni di salute del paese di appartenenza: non è infatti un mistero che la Spagna stia vivendo un momento difficile dal punto di vista finanziario, dunque non deve sorprendere più di tanto se questo prodotto non abbia ricevuto l’interessamento che ci si poteva aspettare a un primo impatto. Ma soltanto il 50% del valore totale (circa un miliardo di euro) è stato acquisito dagli investitori obbligazionari. C’è anche dell’altro, magari qualche condizione che ha fatto storcere il naso?

Sudafrica, non vi sarà alcuna emissione di covered bond

La banca centrale del Sudafrica è stata molto chiara: al paese del Continente Nero non verrà consentito di emettere covered bond relativi al proprio debito, visto che quest’ultimo andrebbe a subordinare eccessivamente gli interessi dei depositari. Dunque, uno dei cardini del gruppo Brics di economie emergenti guarda a questa struttura finanziaria come un qualcosa di inconsistente dal punto di vista materiale. In pratica, l’intento della Reserve Bank è proprio quello di proteggere i depositari già citati in precedenza. Come è noto, i covered bond sono progettati solitamente per trarre il massimo rating creditizio e pagare un interesse minore rispetto a quello di un debito senza garanzie; in effetti, tali obbligazioni sono collegate a assets specifici come ad esempio i prestiti del settore pubblico o immobiliare, i quali possono essere poi venduti nella malaugurata ipotesi di un default.

Credit Suisse lancia i suoi primi covered bond in dollari

È proprio vero che gli esami non finiscono mai, nemmeno per gruppi bancari consolidati e di fama internazionale come Credit Suisse: l’istituto svizzero ha infatti avviato la sua prima vendita di covered bond, un’emissione da un miliardo di dollari, con una denominazione appunto in valuta americana. Volendo essere ancora più precisi, si tratta della prima operazione di questo tipo da parte di una banca elvetica. Anzitutto, bisogna ricordare che i covered bond non sono altro che obbligazioni garantite per finanziare determinati tipi di progetto. Nel dettaglio, la seconda banca di Svizzera ha lanciato titoli quinquennali che beneficiano di un rating piuttosto elevato (AAA) e che sono garantite appunto da ipoteche immobiliari; il rendimento che è stato scelto è pari al 2,6% e occorre anche aggiungere uno spread di 83,2 punti base al di sopra della stessa emissione del Tesoro.

Bbva: il rating dei covered bond è stato ridotto

Non è un bel periodo quello che vive Bbva, una delle principali realtà creditizie della penisola iberica: il Banco Bilbao Vizcaya Argentaria è infatti alle prese con una valutazione non troppo incoraggiante per quel che concerne i propri titoli obbligazionari, in particolare i cosiddetti covered bond. Questi ultimi, conosciuti anche con la denominazione nostrana di “obbligazioni garantite”, sono dei titoli che si basano essenzialmente sulla garanzia della loro emissione e sono volti a finanziare un determinato tipo di progetto. Ebbene, la celebre agenzia di rating Standard & Poor’s ha deciso di ridurre il giudizio relativo a questo investimento, il quale si riferisce ai prestiti concessi al settore pubblico dalla banca dei Paesi Baschi: la valutazione in questione, infatti, è scesa da AAA ad AA+ (da una affidabilità massima a una ottima). Che cosa è successo esattamente?

Il Sudafrica pensa a dei covered bond per ridurre i costi bancari

La South Africa Reserve Bank, istituto di credito centrale della nazione africana, sta considerando con una certa attenzione la vendita di covered bond: lo strumento in questione, obbligazioni molto sicure e garantite ma non ancora accessibili alla clientela retail, verrà sfruttato soprattutto per ridurre in maniera consistente i costi di indebitamento nei confronti dei prestatori. Dovranno comunque essere approntate delle opportune regole in tal senso e solo in quel caso si potrà assistere alla cessione dei titoli. Tra l’altro, questi bond, i quali vantano un utilizzo pioneristico nella Prussia del diciottesimo secolo, sono in grado di ottenere i più alti rating creditizi, visto che sono garantiti da prestiti del settore pubblico.

Compagnie de Financement Foncier offre un nuovo covered bond

Compagnie de Financement Foncier è l’unità francese di Crédit Foncier de France specializzata nell’emissione di covered bond: appare quindi scontato come anche l’ultima offerta di questa compagnia sia collegata a questi specifici strumenti finanziari, visto che verrà proposto un titolo con scadenza a tre anni, almeno secondo quanto trapela dalle ultime indiscrezioni. Crédit Foncier opera soprattutto in ambito immobiliare con prestiti ipotecari, ma bisogna ricordare che i covered bond sono piuttosto simili ai prodotti relativi a questo comparto, anche se richiedono pur sempre alle società emittenti che il collaterale (la garanzia del prestito) venga iscritto negli appositi libri contabili. La scelta è stata presa per proporre un’alternativa più che valida e sicura ai prodotti finanziari immobiliari, i quali sono stati ritenuti da più parti, a volte in modo anche malevolo, come la causa principale della crisi finanziaria scoppiata nel 2008.

Banco Popolare, si conclude la seconda emissione di covered bond

Banco Popolare, il gruppo bancario veronese impostato con una forte matrice cooperativa, ha portato a compimento un’altra fondamentale operazione relativa ai propri investimenti finanziari: si tratta, per la precisione, della conclusione della seconda emissione destinata al pubblico di obbligazioni garantite, un progetto ideato per essere pluriennale e che è stato avviato da circa sette mesi. Il successo in questo senso è stato pieno e conferma il buon momento economico che sta vivendo l’istituto. Entrando maggiormente nel dettaglio dell’emissione, c’è da dire che è stata raggiunta una quota pari a ottocento milioni di euro: inoltre, la scadenza avverrà tra cinque anni e l’intera gestione del prodotto finanziario è stata condotta da un pool di banche, tra cui possiamo citare Hsbc, Royal Bank of Scotland e Ubs.

Unicredit, indiscrezioni parlano del lancio di un covered bond

Manca soltanto l’ufficialità, ma pare assai probabile che Unicredit, uno dei principali gruppi bancari del nostro paese, sia fortemente intenzionata a lanciare sul mercato un nuovo covered bond (ricordiamo che si tratta di obbligazioni garantite, caratterizzate soprattutto da una forte liquidità e da un basso rischio): lo strumento finanziario in questione avrà una durata di cinque anni e verrà sostanzialmente garantito da alcuni mutui di tipo residenziale e di qualità italiani. Le principali indiscrezioni, inoltre, parlano con insistenza di un pool di istituti di credito pronti a gestire questa emissione, vale a dire colossi come Hsbc, Ing, Royal Bank of Scotland e Bnp Paribas. Il lancio è molto atteso, potrebbe avvenire nei prossimi giorni, qualcuno azzarda già la data di domani. Si parlava in precedenza di mutui residenziali, ma cosa si intende con questa specifica garanzia?

Banca Centrale Europea: i covered bond superano i 60 miliardi

18fb394c-8cc6-4a54-a7c8-1859453c4823È stato reso l’ammontare esatto di covered bond che sono stati acquistati, da un anno a questa parte, dalla Banca Centrale Europea: tali obbligazioni vengono utilizzate, come è noto, per agevolare gli istituti di credito a uscire da periodi di crisi come quello attuale, e in questo caso hanno superato quota 60 miliardi di euro (per la precisione sono 60,2 miliardi). Si tratta di una informazione molto interessante e significativa, visto che lo stesso istituto di Francoforte può in tal modo dichiararsi sicuro che le difficoltà relative alla liquidità del sistema bancario siano state superate. La data più attesa è proprio quella di domani, quando si provvederà alla restituzione dei 442 miliardi che erano stati ricevuti nel 2009 per porre in essere un rifinanziamento a lungo termine dell’area dell’euro.