Mps, possibili quattromila esodi

Quattromila posti di lavoro persi: potrebbe essere questo il bilancio finale degli esodi che potrebbero essere eseguiti da Monte Paschi di Siena per rispettare nel 2022 quelle che saranno le richieste future della Commissione Europea.

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Possibile taglio di personale molto ampio

Si parla di un taglio di personale imponente, pari al 20% di quella che è la forza lavoro attuale dell’istituto per riuscire a rispettare le condizioni che potrebbero favorire una proroga della partecipazione statale all’interno di MPS: è evidente che è impossibile per l’istituto senese vendere la parte posseduta dal Governo in tempi breve.

I numeri legati ai possibili esodi sono emersi nel corso dell’intervento del Ceo di MPS Guido Bastianini davanti alla Commissione d’inchiesta sulle banche presieduta da Carla Ruocco. Come ha sottolineato il manager, gli esodi che saranno necessari, saranno tutti volontari e da concordare con i sindacati, e consentiranno di raggiungere 315 milioni di euro di risparmi nel 202. Purtroppo i 2500 esuberi parte del piano di gennaio non possono essere considerati più realistici. Ha spiegato inoltre Bastianini:

La predisposizione del nuovo piano richiederà alcune settimane di lavoro, un confronto con la Dg Competition e presuppone la prospettiva di un’azienda che sia in grado di camminare sulle proprie gambe. Dovremo rivedere il perimetro del gruppo, eliminare le parti che non sono profittevoli, andrà esaminata la struttura dei costi, in particolare del personale, forse l’unica componente che Mps non è riuscita a completare mentre sono stati portati avanti gli impegni su sportelli e npl.

La banca senese non vede particolari criticità nel riuscire a ottenere una proroga di dodici mesi per ciò che concerne la vendita della quota statale.

Ascoltato anche Andrea Orcel di Unicredit

unicredit blocca dividendi fino ottobre

Durante l’incontro con la commissione è stato sentito anche il ceo di Unicredit Andrea Orcel, che ha raccontato alla commissione le motivazioni legate al fallimento delle trattative tra il suo istituto e il Ministero delle Finanze: atto che sarebbe dipeso dal Mef davanti alle richieste di Unicredit, che avrebbero reso la cessione di MPS una svendita considerabile inaccettabile per il Governo. E sebbene i dettagli tecnici emersi dall’audizione siano stati segretati, Orcel ha sottolineato:

Era ben noto a entrambi le parti sin dall’inizio che l’operazione sarebbe stata possibile solo previo un ulteriore apporto significativo di capitale in Mps. Ma dal confronto è emerso che il capitale necessario era più significativo di quanto il Mef si aspettasse. Raggiungere un accordo a condizioni non coerenti con i presupposti concordati non sarebbe stato nell’interesse di Unicredit e dei suoi azionisti e, a mio avviso, anche della stabilità del sistema bancario nazionale.

Unicredit aveva richiesto 6,4 miliardi per compare MPS, accompagnati da 7mila licenziamenti da aggiungere ai prepensionamenti già programmati.

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