Investimenti valutari: il punto sulle corone islandesi

Quali sono le strade da seguire per tentare la “fortuna” con gli investimenti in bond denominati in corone islandesi? Della piccola isola scandinava non si sono mai perse le tracce da almeno tre anni a questa parte, cioè dal momento in cui la crisi finanziaria si è fatta sentire in tutta la sua violenza: anzitutto, bisogna considerare l’andamento delle aste sul cambio. Pochi mesi fa, l’istituto di credito centrale del paese ha provveduto a indire proprio queste aste in cui dar vita al riacquisto delle corone. Nel dettaglio, si è trattato di due appuntamenti in cui il cambio prefissato dalla banca è stato pari a 218 e 216 corone per quel che concerne il confronto con l’euro.

L’intento principale di queste mosse è stato quello di liberalizzare i flussi di capitale, ma si segue ovviamente con preoccupazione l’evolversi della crisi europea del debito. Nel 2012 dovrebbero essere fissate altre date per le aste in questione, anche se non si arriverà mai a un rapporto di concambio inferiore a 215 corone, segno che l’Islanda può anche scegliere di evitare cambi che non siano pienamente soddisfacenti. A questo punto, può sorgere spontanea anche un’altra domanda: è forse possibile puntare a un reinvestimento delle corone di cui si è in possesso in un altro titolo obbligazionario dell’Islanda? In questo caso, non vi sono moltissime alternative, la scelta può ricadere su un bond emesso da Kfw, ma come hanno anche spiegato molti analisti finanziari, la difficoltà principale consiste nella negoziazione.

Si parlava di crisi in precedenza e in molti ricorderanno il crack degli istituti islandesi. La rivalsa su questi ultimi può avere senso soltanto nel caso in cui l’obbligazione di cui si è in possesso sia stata inserita a suo tempo nell’elenco Patti Chiari, altrimenti diventa piuttosto complicato riuscire a dimostrare di chi siano le responsabilità per il default (trasparenza nell’informazione).

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