Fondi monetari rischiano di scomparire

Il patrimonio dei fondi monetari sta diminuendo sempre di più e c’è chi scommette che nel giro di pochi anni questi prodotti di liquidità potrebbero addirittura scomparire. Da inizio 2012 la raccolta netta di questa categoria di fondi di investimento è in negativo di oltre 7 miliardi, a causa anche della perdita stimata ad olte 3 miliardi nel luglio scorso. Da marzo 2004 sono evaporati 68 miliardi. Un vero e proprio salasso, che ha contribuito a svuotare quasi completamente le casse di questi fondi.

Dal picco di dicembre 2003, quando il valore il patrimonio gestito era superiore a 111 miliardi, è avvenuto un calo del 68% delle masse gestite. Oggi il patrimonio è sceso a 35 miliardi, con una flessione del 10% rispetto a fine giugno scorso e del 59% rispetto a dicembre 2009. I motivi della debacle sono riconducibili a diversi fattori. Innanzitutto l’appeal tra i risparmiatori è ai minimi storici a causa dello scarso rendimento “reale” offerto: l’indice Fideuram è al 2,5% annuo contro un’inflazione intorno al 3%.

Poi c’è la concorrenza agguerrita dei conti deposito, favoriti negli ultimi mesi da rendimenti molto elevati grazie alla necessità delle banche di reperire fondi attraverso un canale diverso rispetto a quello classico di finanziamento in un periodo di forte volatilità sui mercati finanziari. Inoltre, la tassazione è sfavorevole per i fondi monetari (20%), se confrontati con i titoli di stato (12,5%). Negli ultimi mesi il deflusso è stato anche determinato dalla necessità di disinvestire in un periodo di forte crisi.

Il deflusso è anche dovuto agli elevati costi di gestione annui, che in Europa sono mediamente intorno allo 0,75%, mentre negli Stati Uniti solo dello 0,25%. Difficile reggere il passo con i conti di deposito vincolati (che rendono attualmente fino al 4% netto annuo) o con i prodotti di liquidità di Poste Italiane. Negli ultimi 12 mesi il miglior fondo monetario è stato Ubi Pramerica Euro Cash, che ha reso il 2,88% su base annua (dato a fine luglio 2012), con un costo di gestione annuale dello 0,65%.

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