Certificati: inatteso exploit del Valuta Plus sul fiorino ungherese

Le ultime contrattazioni che hanno caratterizzato la chiusura della giornata di ieri di Piazza Affari sono state all’insegna dei ribassi e delle flessioni: in particolare, l’indice Ftse Mib ha dovuto affrontare delle notevoli difficoltà, ma a fine seduta è comunque riuscito a rimanere al di sopra del limite psicologico dei 21.000 punti. In aggiunta, il Sedex (il mercato telematico italiano in cui si scambiano warrant e certificates) ha fatto registrare un declino importante nei volumi di scambio, anche se, perfino in questo contesto, i call di Société Générale hanno ribadito la loro leadership per quel che concerne le preferenze degli investitori (soprattutto i prodotti con scadenza a fine 2017, i quali hanno superato in modo agevole quota due milioni di euro). Ma lo stupore maggiore è stato destato da un certificato: si tratta del Valuta Plus di Royal Bank of Scotland, uno strumento che prende come riferimento per le proprie quotazioni il fiorino ungherese, la valuta ufficiale della nazione magiara.


Il boom in questione ha portato a uno scambio pari a 1,5 milioni di euro, tanto che è stato scongiurato un vero e proprio monopolio da parte dei covered warrant; tra le altre cose, per sottolineare ancora di più il successo del Valuta Plus, c’è da dire che i certificati con leva non hanno avuto gli stessi riscontri positivi. I risparmiatori, dunque, confidano molto nella ripresa del paese europeo.

Eppure, gli ultimi segnali in questo senso non sono stati incoraggianti, dato che meno di due mesi fa i mercati interni sono letteralmente crollati, dopo l’annuncio dell’allarme sulla situazione finanziaria. Dal 2008, anno dello scoppio della crisi, il governo di Budapest ha ricevuto oltre venti miliardi di euro in aiuti, in particolare dal Fondo Monetario Internazionale e dalla Bce: evidentemente, non spaventa un rapporto di cambio sfavorevole (per ottenere un euro ci vogliono 280 fiorini) e la prospettiva di deficit vicino all’8% nel medio termine.

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