Asta Bot a 12 mesi, risultato fallimentare

Prestare soldi allo stato italiano non sembra più essere conveniente. Perchè? Basti pensare all’ultima asta per i Bot a 12 mesi.

Il rendimento dei Bot annuali è infatti sceso in negativo per la prima volta nell’asta odierna. Il che significa che, se da un lato per prestare soldi allo Stato bisogna pagare, dall’altro le finanze pubbliche respirano. E infatti i risparmiatori retail non sottoscrivono più Bot già da diversi mesi preferendo titoli di stato di altri paesi o strumenti finanziari talvolta più rischiosi per cercare di guadagnare qualcosa. Le sottoscrizioni dei Bot sono quindi diventate una prerogativa delle banche che parcheggiano la liquidità a breve termine in titoli di stato piuttosto che lasciarla in giacenza presso la BCE che offre rendimenti ancora più negativi (-0,20%).

I Bot a 12 mesi rendono dunque al -0,03%. Nel dettaglio il Tesoro ha emesso 6 miliardi di titoli a 1 anno con un costo di finanziamento al -0,03%, in calo di 5 punti base rispetto all’ultimo collocamento, con un bid to cover solido a 1,87. I Bot (IT0005142739) sono stati prezzati sopra la pari, a 100,031, a fronte di richieste quasi doppie e maturano il 14 novembre 2016 (367 giorni). La prospettiva di un ulteriore taglio tasso depositi BCE – osserva un trader – ha spinto gli investitori ad acquistare carta italiana nell’ottica che questa possa rivalutarsi ancora nell’arco del tempo. Gli investitori restano, poi, in attesa delle parole del presidente della Bce, Mario Draghi, che parlera’ a un forum della BoE. Gli esperti si aspettano che Draghi utilizzi un tono “molto da colomba” nel suo discorso odierno che sara’ coerente con un ulteriore allentamento della politica monetaria dell’Istituto di Francoforte a dicembre. Comunque sia gli esperti non si aspettano indicazioni precise sulle dimensioni del QE o su un eventuale taglio del tasso sui depositi. Cosa che con molta probabilità avverrà a dicembre.

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