Bce conferma crescita Ue

Il piano della Bce sta contribuendo al rafforzamento della crescita. Tuttavia, le incertezze connesse alla politica e in primis al caos greco rimagono d’intralcio alla stabilità dell’Eurozona.

E’ quanto dalle dichiarazioni rilasciate dalla Bce nel Rapporto sulla stabilità finanziaria, presentato a Francoforte dal vice-presidente Victor Constancio. In questo quadro, l’Italia viene indicata ancora come uno dei Paesi più vulnerabili, anche se gli sforzi fatti fin qui stanno iniziando a pagare e le condizioni di bilancio si stanno stabilizzando.

“Anche se la ripresa economica sta accelerando il passo, nondimeno resta debole secondo gli standard internazionali”, annota l’Eurotower. Al contempo, si legge ancora nel Rapporto, anche l’attività di credito all’economia reale “si sta riprendendo anche grazie alle decisioni di politica monetaria della Bce”. Malgrado tutti questi segnali di una situazione economica in miglioramento, “il rischio di una continua bassa crescita nominale rappresenta una sfida per la stabilità finanziaria nell’area dell’euro”. Il rischio sistemico nella regione “è rimasto basso negli ultimi sei mesi”, anche di riflesso alle azioni intraprese dalla Bce per contrastare i timori di un periodo troppo lungo di bassa inflazione e di conseguenti minacce alla stabilità finanziaria e dei prezzi (si legga ilQuantitative easing, l’acquisto di titoli di Stato). Malgrado un sentimento sui mercati finanziari “generalmente positivo, si sono registrati diversi momenti di tensione sui mercati finanziari globali” e le grandi banche “hanno ora meno fiducia sulla propria capacità di fare mercato durante periodi di stress”.

Italia e Spagna vengono indicati tra i “grandi paesi vulnerabili” dell’area. Più in generale, si legge ancora, “è probabile che incertezze sulla sostenibilità del debito sovrano permangano anche nel medio termine visto che i rapporti debito/Pil sono previsti a livelli elevati in diversi paesi”. Al contempo, tuttavia, “i dannosi meccanismi di feedback tra il debito sovrano e il settore bancario, che sono stati il motivo principale delle difficoltà dell’Eurozona negli ultimi anni, non dovrebbero svolgere un ruolo così distruttivo come in passato grazie ai miglioramenti istituzionali” attuati nel frattempo.

 

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