Inflazione, attenzione alle speculazioni

Nonostante l’inflazione sia scesa questo mese al 5,5% dal 6,1% di maggio i rialzi dei tassi della Bce non si fermeranno e il prossimo verrà annunciato nel corso della riunione del 27 luglio. Bisogna però farsi due domande su potenziali speculazioni.

Inflazione ancora troppo alta

Sono infatti comportamenti da sottolineare e combattere, soprattutto se messi in campo da aziende che nel loro “recuperare” il tempo perduto, rendono impossibile alle persone esercitare la loro capacità di spesa.

Nell’intera Eurozona l’obiettivo di inflazione del 2% è ancora lontano ed è normale che la Bce eserciti una politica monetaria restrittiva per abbassarla. Allo stesso tempo però questi continui rialzi non lavorano come dovrebbero e mettono in crisi i consumatori.

Buona parte delle difficoltà nei mesi scorsi è stata legata alla crescita del prezzo dei carburanti e al caro energetico. E se in quel momento il rialzo dei prezzi seppure in modo sofferente è stato accettato, ora non si può non parlare di speculazioni.

A fine mese per combattere l’inflazione verranno alzati di nuovo i tassi. E gli italiani soffriranno più di altri tale mossa. Questo perché il valore italiano dell’inflazione è mediamente più alto di quello del resto di Europa. Trainato ancora dall’energia, dai servizi finanziari e dal trasporto aereo. Unito a debolezze strutturali che lasciano il segno.

Attenzione alle speculazioni

A un quadro già di per sé difficile si aggiungono le speculazioni provenienti dalle aziende. Non vi è altro modo per definire dei rialzi dei prezzi non giustificati dalle condizioni economiche. Ora che il prezzo del carburante è sceso perché i prezzi non stanno calando?

La domanda ha una semplice risposta: alcuni produttori, in questo modo, guadagnano di più riuscendo a recuperare le perdite passate. Ma si tratta di un cane che si morde la coda, visto che arriverà un momento nel quale la popolazione non potrà più permettersi tali beni e servizi. Proprio per questo motivo.

Come spiega la Bce, in pratica, le imprese invece che assorbire parte degli aumenti intaccando i loro margini, hanno aumentato i profitti continuando ad alzare i prezzi. Qualcosa che non hanno smesso di fare. E questo con i salari fermi e nel caso italiano mai adeguati da circa venti anni, ha portato a una situazione di crisi per i consumatori.

Aggravata già dai rialzi e potenzialmente peggiorata nel futuro prossimo dagli altri aumenti dei tassi contro l’inflazione. Portando gli italiani a non avere più capacità di spesa. Sarebbe auspicabile un intervento governativo contro queste speculazioni, oramai divenute insopportabili.

Inflazione, problemi anche in Inghilterra

Anche l’Inghilterra sta combattendo con un’inflazione davvero fastidiosa. E la banca centrale del Regno unito, come la BCE sta tentando una politica monetaria restrittiva per risolvere la situazione.

Inflazione picchia duro anche oltremanica

Il problema, come accade in questi casi, è che tale approccio pur essendo l’unico sfruttabile in questa situazione, sta mettendo a dura prova la pazienza dei consumatori. Dati alla mano va detto che l’Inghilterra e gli altri Stati della Gran Bretagna stanno combattendo con una inflazione che al suo tasso core rimane al 7,1% nel tasso annuale di maggio. Più alto rispetto a quello del mese precedente e a quello stimato. Ciò significa per la Banca of England dover reagire in modo molto simile a quello della BCE: ovvero alzare i prezzi.

Raggiungendo un tasso principale del 5%. Per l’istituto centrale britannico si tratta del tredicesimo aumento di tasso consecutivo. Qualcosa che non dovrebbe stupirci più di tanto se si pensa alla necessità di dover gestire anche le conseguenze sul lungo termine della Brexit.

Va detto che le criticità e i dati relativi all’economia inglese sono differenti da quelli legati all’Europa o agli Stati Uniti. Per tutti quanti pesa ovviamente la crescita dei prezzi al consumo. Le cause alla base sono praticamente le stesse per tutti. Differente è il modo in cui si reagisce proprio grazie alla diversa impostazione.

Cosa succede alla popolazione

Negli Stati Uniti l’inflazione è scesa di più rispetto ad altri e ciò ha portato a un momentaneo stop del rialzo dei tassi, già arrivati intorno al 5%. In Europa, in tal senso, c’è ancora spazio di manovra. Ragione per la quale è difficile ipotizzare uno stop a rialzi in questo momento.

Per quanto riguarda la Banca d’Inghilterra si sa che sono già in programma altri due rialzi dei tassi di interesse. Il fatto che i salari siano cresciuti di circa il 7% tra febbraio e aprile fa ritenere probabile che vi siano forti effetti di una spirale salari-prezzi.

Ciò che bisogna comprendere è se nel suo seguire una politica monetaria restrittiva contro l’inflazione la Banca d’Inghilterra deciderà per un aumento soft o per un aumento aggressivo. In ogni caso, per la popolazione inglese sta diventando difficile gestire il rialzo del costo del denaro. Questi infatti soprattutto per quel che concerne i mutui, la restituzione del credito e le spese vive rischiano di peggiorare notevolmente le condizioni di vita di molte persone.

E in un paese come l’Inghilterra che, lo ripetiamo, sta ancora scontando gli effetti a lungo termine della Brexit, questo stato di cose è tutt’altro che auspicabile.

Fed, inflazione ancora troppo alta

Per la Fed l’inflazione è ancora troppo alta e di conseguenza una stretta sulla politica monetaria necessaria. Viene utilizzato un termine come inaccettabilmente per definire il valore ancora troppo elevato.

Inflazione ancora in crescita

L’inflazione colpisce con più forza le famiglie italiane più povere, costrette per sopravvivere a spendere una quota maggiore del proprio reddito sui beni di prima necessità.

Bce rivede target inflazione, ora al 2%

La Banca Centrale Europea ha deciso di rivedere il target dell’inflazione portandolo al 2% dopo l’impossibilità, per circa 10 anni, dell’indicatore di non riuscire a raggiungere il target precedente. E’ stato Bloomberg a dare la notizia citando alcune fonti interne.

Dazi USA: la BCE potrebbe prolungare i QE e i rally dei mercati azionari

azioni bancheOggi si riunisce la BCE e sembra che Draghi vorrebbe prolungare gli stimoli dei QE, per contrastare l’inflazione bassa, il calo del petrolio e le possibili ripercussioni dei dazi USA.

Da tempo la BCE cerca di svalutare l’euro, di fronte a un dollaro sempre debole, per facilitare le esportazioni. La ripresa economica europea ha visto infatti come protagoniste proprio le esportazioni, ora a rischio per la debolezza del dollaro.

L’inflazione

Anche dal fronte inflazione le notizie non sono positive, secondo i banchieri. A febbraio è all’1,2%, molto lontana dal 2% auspicato dal board della BCE. Il petrolio continua a mantenere un prezzo stabile, e la spesa pubblica non preoccupa. In questo scenario dunque, Draghi sta pensando di sostenere le esportazioni con il prolungamento dei QE.

I mercati

Questo si sta traducendo in bassi rendimenti per il mercato obbligazionario, mentre quello azionario potrebbe beneficiare di ulteriori prestiti a basso costo, e continuare i suoi rally.

Gli investitori si stanno rivolgendo a questo mercato ormai da tempo, e le borse continuano a macinare record.
Il vento che soffia su mercato valutario potrebbe spingere ancora verso le azioni e i profitti sul cambio. Nonostante il dollaro debole, l’euro è comunque sceso dal 1,40 di quattro anni fa, consentendo all’Europa un margine di manovra più ampio sui mercati americani e mondiali denominati in dollari.

Borsa Tokyo in negativo aspettando la Boj

La Borsa di Tokyo ha chiuso l’ultima seduta in territorio negativo. Ancora una volta la piazza finanziaria nipponica sembra subire gli effetti negativi di quanto sta accadendo in Europa, in aggiunta ai deludenti dati macroeconomici provenienti dagli Stati Uniti, dove l’indice Ism manifatturiero è calato da 54,2 punti di febbraio a 51,3 punti di marzo. Ne è conseguita la diminuzione del Nikkei, che ha perso quasi 150 punti scendendo sotto quota 12 mila. L’attesa è ora rinviata all’imminente riunione di due giorni della Boj.

Btp Italia prima asta 2013 tra fine marzo e inizio aprile

Tra qualche settimana tornerà il Btp Italia, che lo scorso anno ha riscosso un grande successo tra i piccolin risparmiatori privati e tra gli investitori istituzionali. Nel 2012 sono avvenute tre emissioni per una raccolta totale da 27 miliardi di euro. Ma perché piace così tanto? Innanzitutto è un titolo di stato a tutti gli effetti, quindi con rischio fallimento vicino allo zero, ed è l’unico a preservare il potere d’acquisto dei rispamiatori grazie al fatto che è indicizzato all’inflazione italiana.

Tassi bond giapponesi a 5 anni sui minimi storici

Il Giappone sta vivendo una fase molto importante per il suo futuro economico, in quanto dopo l’avvento di un nuovo governo c’è stato anche il cambio al vertice alla Bank of Japan. Il paese del Sol Levante vuole uscire dalla morsa della deflazione e tornare a crescere su livelli più alti rispetto agli ultimi anni. La strategia di politica economica del nuovo esecutivo targato Shinzo Abe è soprattutto basata sugli stimoli monetari all’economia con massicce iniezioni di liquidità. Intanto, il nuovo governatore della BoJ, Haruiko Kuroda, ha alzato il target di inflazione al 2%.

Invesco consiglia prudenza sui bond nel 2013

Dopo essere stato una delle asset class più profittevoli del 2012, l’obbligazionario viene giudicato meno attraente per i prossimi mesi da molti gestori di fondi. Tra questi c’è anche Paul Read, uno dei due responsabili del fixed income del colosso americano del risparmio gestito Invesco. Secondo Read, nei prossimi dodici mesi non esiste il rischio di un crollo delle quotazioni nel mercato del reddito fisso e neppure quello di un sell-off dei bond governativi e dei corporate bond.

Perché puntare su strategie di investimento total return?

I risparmiatori stanno riscoprendo sempre più le strategie di investimento total return, ovvero quelle che consentono al money manager di muoversi liberamente sui mercati globali alla ricerca di opportunità senza essere troppo vincolati a particolari benchmark di riferimento. In termini di commissioni i fondi di investimento total return hanno mediamente un costo più elevato, ma se si investe un capitale abbastanza elevato le fee potrebbero avere un impatto molto marginale sulla performance del fondo. Questi fondi total return si fanno preferire soprattutto in contesti di mercato di forte incertezza.

Come investire con la strategia del “rendimento reale” di Allianz GI

Lo scenario macroeconomico che si presenta davati agli occhi dell’investitore a inizio 2013 è caratterizzato da un crescita economica molto debole, debiti pubblici su livelli sempre più alti e aspettative di crescita dell’inflazione in aumento. Un quadro del genere non è assolutamente confortante, per cui l’investitore è costretto ad andare alla ricerca di opportunità di guadagno ovunque esse si presentino e nel modo più veloce possibile. E’ finita l’epoca degli asset free risk, si è aperta l’epoca in cui ciò che conta davvero è ottenere “rendimenti reali”.

Perché la sterlina sta crollando sul forex nel 2013?

Il 2013 si è aperto con una raffica di vendite sulla sterlina, che sul forex continua a perdere valore nei confronti delle valute più importanti. Ma qual è la motivazione che sta spingendo i grandi investitori internazionali a scommettere forte sul calo del pound? Innanzitutto, alla base c’è una motivazione prettamente di natura macroeconomica. Il Regno Unito non riesce a superare con decisione il ciclo recessivo che sta mordendo l’economia di sua Maestà ormai dal 2008: così il 2012 potrebbe chiudersi con la terza recessione in quattro anni.