Quali rischi dalle future emissioni di obbligazioni societarie

Il 2012 sarà ricordato come l’anno record per le emissioni di obbligazioni societarie. Secondo le rilevazioni di Thomson Reuters, aggiornate al 31 ottobre 2012, nei primi dieci mesi dell’anno le emissioni di corporate bond hanno già superato quota 2.800 miliardi di dollari per un incremento del 12% rispetto allo stesso periodo del 2011. Secondo Ubs Investment Research il trend di crescita non si fermerà di certo a novembre, che storicamente è un mese in cui le aziende preferiscono completare in anticipo i programmi di finanziamento prima della chiusura di bilancio di fine anno.

Le motivazioni principali di questo boom di emissioni obbligazionarie sono però riconducibili per lo più allo scenario di tassi di interesse di mercato praticamente sui minimi storici. Le aziende vogliono approfittare di queste condizioni di mercato favorevoli per finanziarsi a tassi molto contenuti. In Italia, il mercato deve fare i conti con il predominio degli istituti di credito. Il cuore del mercato nazionale è costituito proprio dalle banche.

A fine 2010 su 530 miliardi di euro di obbligazioni detenute dalle famiglie i bond bancari italiani valevano 364 miliardi, ovvero il 99% dei bond nazionali detenuti dai risparmiatori. Nel 2011 i bond bancari hanno aumentato il loro peso nel portfolio delle famiglie, rappresentando circa il 16% della provvista delle banche. Ora, nonostante non ci siano particolari esigenze di rifinanziamento, le banche italiane potrebbero continuare ad emettere bond sfruttando i tassi di interesse molto bassi. D’altronde, le banche possono contare sulla liquidità offerta dalla BCE a un tasso dell’1%, che permette di pagare senza problemi tutti i bond con scadenza fino al termine del 2013.

Sulle nuove emissioni i rischi potrebbero creacere, complice l’incertezza sullo scenario fiscale con le elezioni presidenziali negli Stati Uniti. Pesa il rischio di fiscal cliff, ovvero i tagli automatici alla spesa e l’aumento delle tasse che ridurrebbero il pil americano del 5% (807 miliardi) con seri rischi di aumento dei tassi di interesse. C’è poi da valutare la transizione politica in Cina, le future elezioni in Italia e Germania, la tenuta dei conti di Grecia e Spagna. Insomma, si tratta di una serie di variabili che potrebbero provocare nei prossimi mesi un brusco innalzamento dei tassi. Le obbligazioni societarie rischierebbero di soffrire molto.

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